Ecco perché la Russia sta bene, anzi benone… malgrado le sanzioni, la svalutazione del rublo e l’abbassamento del prezzo del petrolio
Malgrado le voci catastrofiche sulla Russia che crolla, soffiate dai media, ecco una spiegazione di effetto contrario.
Gli aspetti negativi: Allo scopo di sostenere la svalutazione del rublo, la Banca centrale russa sta bruciando le sue riserve valutarie. L’importo delle riserve fino ad ora consumate per sostenere il rublo è di circa 100 miliardi di dollari su un totale disponibile di circa 450 miliardi. Il 50% dei ricavi fiscali della Russia deriva dal settore energetico, settore strategico per la Russia. Alcuni operatori si espongono segnalando che la Russia avrebbe bisogno di una quotazione di circa 110 dollari il barile per chiudere in pareggio il bilancio del 2015. Il crollo del prezzo del petrolio “sarebbe” un problema per la Russia poiché determina una contrazione dell’economia interna.
Gli aspetti positivi: Ma il rublo è svalutato proprio per compensare il crollo del petrolio (essendo la Russia uno dei maggiori produttori è piuttosto improbabile che non fossero pronti a una simile eventualità).
La procedura è la seguente: la Russia è un paese produttore di petrolio e ricava dalla sua vendita quasi il 50% delle entrate pubbliche, per ogni dollaro in meno ricevuto dall’export di greggio, adesso ricava un maggiore quantitativo di rublo, grazie al deprezzamento. Facciamo un esempio per rendere chiaro il concetto.
A giugno, quando la quotazione era al suo massimo (115 dollari il barile), un dollaro si scambiava ancora contro 34,40 rubli. Il calcolo è semplice: per ogni barile di petrolio esportato, la Russia incassava 3.700 rubli. Con il crollo delle quotazioni intorno ai 65 dollari al barile, e con un cambio che vede un dollaro valere 57 rubli, la Russia continua ad incassare esattamente la stessa quantità di rubli di sei mesi fa, quando il mercato petrolifero andava a gonfie vele.
La conferma di quanto scriviamo è matematica. A novembre (incluso) 2014, il bilancio statale russo ha registrato un surplus fiscale di 1.270 miliardi di rubli (23 miliardi di dollari). Confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno quando il surplus era di 600 miliardi di rubli, nel 2012 era di 798 miliardi di rubli e nel 2011 era di 1340 miliardi di rubli.
E’ evidente che il crollo del rublo è un affare per il governo russo, che ha cancellato (questo non lo dice nessuno) 24 aste settimanali quest’anno, grazie al fatto che l’andamento dei conti pubblici gli ha consentito di evitare di rifinanziarsi ai tassi stellari imposti dal mercato.
Ovviamente, c’è da segnalare qualche problemino, lo troviamo in fondo raschiando il “barile”. A qualcosa doveva pur appellarsi la disinformazione. L’inflazione tendenzialmente a due cifre, dovrà essere necessariamente contrastata dalla Banca centrale russa, la procedura per comprimere l’inflazione in Economia è di operare una stretta monetaria. La stretta monetaria è un’operazione compiuta da una Banca centrale destinata alla riduzione dell’offerta di moneta circolante nell’economia. Lo strumento è impiegato per realizzare un aumento del tasso di sconto, e avrà l’effetto di mandare l’economia russa in “lieve” recessione nel 2015.
A questo punto è comprensibile l’obiezione di chi vuole farci credere che la recessione non è un fatto positivo. Certo che non lo è, ma parlare obiettivamente confortati dalla Scienza Economica, non può esimere l’obiettore (intellettualmente corretto) dal considerare che stiamo parlando di un paese in “guerra” con l’Occidente, il quale evidentemente ha già accettato il prezzo di una crisi economica temporanea. La Banca Centrale russa sta solo preservando la finanza pubblica, non c’è nessuna catastrofe russa, con buona pace di chi spera “ciecamente” il contrario.
Luca Lippi – http://www.informarexresistere.fr/
Fonte: IntelligoNews