South Stream abbandonato… e l’Europa ci rimette (per far contenti gli USA)

south stream abbandonato

Il 3 dicembre 2014, il Presidente Vladimir Putin annunciava che la Russia era costretta ad abbandonare la costruzione del gasdotto South Stream, che doveva rifornire i Balcani e l’Europa centrale. La decisione era conseguenza della continua ostruzione dell’Unione europea, con Bruxelles che costringeva la Bulgaria a rifiutare il transito del gasdotto South Stream nel suo territorio. Il ruolo dell’Ucraina come Paese di transito è finito, i russi useranno i gasdotti in Ucraina solo per la quantità necessaria per il suo consumo interno. Gazprom consente all’UE di rifornirsi di gas da due sole linee della rete dei gasdotti Druzhba: North Stream e Blue Stream.

Il gasdotto North Stream trasporta il gas dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, aggirando Polonia e Paesi baltici. È costato 7,5 miliardi dollari e fu commissionato nel novembre 2011. Blue Stream, lungo 1213 km, passa sul fondo del Mar Nero e rifornisce la Turchia dal 2003. Gli Stati dell’Europa centrale e sud-orientale, sulla direzione strategica del gasdotto ucraino della rete dei gasdotti Druzhba (che chiuderà) compreranno gas russo alla frontiera dell’Unione europea, cioè in Turchia, Paese che non aderisce all’UE. Slovacchia, Repubblica ceca, Austria, Ungheria, Serbia, Montenegro, Bosnia, Macedonia, Croazia, Slovenia, Italia, Moldova, Romania e Bulgaria sono in questa situazione. E’ interessante notare che nei primi mesi del 2009, il Presidente Vladimir Putin propose al presidente romeno Traian Basescu di consentire la costruzione del gasdotto South Stream sul territorio rumeno, cioè la via più breve dal Mar Nero all’Ungheria. Allo stesso tempo, Putin lanciò una proposta: “Ho un’altra offerta per la Romania, un’offerta difficile da rifiutare. Che propongo al presidente Basescu. Siamo pronti a vendere direttamente a Romgaz tutto il gas russo necessario all’Ucraina per un anno, che poi rivenderà all’Ucraina. È una buona offerta, no?”

A causa del rifiuto del presidente Traian Basescu, l’Europa centrale e orientale ne sopportano le conseguenze ad oggi. Finora, la Romania riceveva il gasdotto russo che attraversa il sud-est dell’Ucraina, nello snodo di Isaccea, provincia di Tulcea. E la Repubblica di Moldavia, che dipende al 100% dal gas russo, veniva rifornita dal gasdotto ucraino attraverso una connessione in Transnistria. Ora riceverà il gas da Turchia e Bulgaria, e avrà bisogno di un collegamento con la Romania che a sua volta riceverà il gas russo dalla Bulgaria. In questo contesto, i cittadini moldavi si trovano con una situazione complicata dal voto parlamentare del 30 novembre 2014. Il paradosso sta nel fatto che il loro voto ha permesso a tre partiti europeisti (contro la Russia) al potere (PDLM, DPM, PL) di formare la nuova maggioranza parlamentare che non lascia possibilità di una fornitura alla Moldova di gas russo. La compagnia Eustrema, operatore del gasdotto della Slovacchia, ha detto di voler costruire un oleodotto dalla Slovacchia al confine bulgaro-turco per soddisfare il fabbisogno di gas russo, come deciso da Bruxelles. Nei termini più ottimistici, ciò significa una spesa aggiuntiva di 750 milioni di euro, la metà della rete, tenendo conto delle linee esistenti. Il resto sarà costruito in Romania e Bulgaria. I lavori di costruzione richiederanno almeno tre anni.

La Russia ortodossa incoraggiò nel XIX secolo i movimenti politici per la liberazione dei popoli ortodossi dei Balcani sotto il dominio ottomano. La guerra russo-turca (1877-1878) permise l’indipendenza di Romania, Serbia, Montenegro e l’autonomia della Bulgaria (sotto la protezione della Russia). Grazie ai governi degli Stati del Sud-Est Europa, completamente asserviti agli interessi di Bruxelles, nel 2015 questi Paesi torneranno sotto il dominio turco con la dipendenza energetica. E i popoli di questi Paesi non hanno idea di ciò che hanno perso facendosi usare dall’UE per colpire la Russia.

Valentin Vasilescu, Reseau International
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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