Cibo vegetariano ed evoluzione umana
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” (Antelme Brillatt-Svarin)
“Il cibo fa l’uomo dissoluto o responsabile, mediocre o illuminato” (Claudio Galeno)
L’entità umana sembra costituita fondamentalmente da corpo, mente, coscienza e spirito. Ogni azione è sempre preceduta da un pensiero mai disgiunto dalla coscienza e questa dalla dimensione spirituale. Se ne deduce che la scelta di un determinato modo di comportarsi e di alimentarsi caratterizza il tipo di intelligenza e la sensibilità dell’individuo.
Diceva la nota scrittrice francese, Simone Weil: “La compassione è un miracolo più grande del camminare sulle acque”. E in effetti è la più alta e qualificante espressione del genere umano: è il frutto dell’evoluzione morale, civile e spirituale di un individuo: conquista che si manifesta nella capacità di condividere la condizione dell’altro e quindi di non nuocere.
A mano a mano che nell’uomo aumenta l’intelligenza positiva e la sensibilità del cuore apprezza e tutela il valore della vita in tutte le sue manifestazioni. Alle origini l’uomo limitava il suo interesse a se stesso, successivamente al suo nucleo familiare, poi al suo gruppo, alla sua etnia, fino ad espanderlo a tutti gli essere umani, o quasi. L’evoluzione in fase successiva chiama gli esseri umani ad estendere i codici del diritto all’esistenza, alla libertà e alla vita dall’uomo ad ogni essere senziente, comprese le piante, anch’esse dotate di sensibilità e di diritto alla vita.
Difficilmente un uomo giusto e sensibile, un mistico, un santo, toglierebbe la vita ad un animale per il piacere di mangiarselo. A tal proposito H. D. Thoreau asseriva: “Sono fortemente convinto che cessare di nutrirsi di animali rappresenta un momento imprescindibile nella graduale evoluzione della razza umana”.
Il cibo a cui l’essere umano è istintivamente attratto caratterizza il suo livello evolutivo. Il carnivoro è attratto dalla carne, come l’erbivoro dall’erba e il frugivoro dalla frutta. Un bambino, nella sua purezza, non sarà mai attirato da un piatto a base di carne, mentre sembra spontaneamente attratto dalla frutta. Come un uomo di vera pace, mite, giusto e sensibile non propenderà per un pasto a base di carne che invece ha da sempre caratterizzato l’alimentazione di guerrieri, dei duri di cuore, della gente senza scrupoli. Per contro l’alimentazione da sempre adottata dai mistici, dai grandi santi, degli anacoreti, dai grandi filosofi e dagli uomini più illuminati di ogni tempo e paese, era ed è priva di prodotti cruenti.
Una persona messa davanti alla scelta tra due pietanze, l’una a base di frutta, l’altra di carne, se sceglie la prima vuol dire che la sua sensibilità e la sua cultura è affine a quel tipo di alimentazione pacifica e non violenta; allo stesso modo, se sceglie la carne vuol dire che la sua intrinseca natura è più affine ad un pasto cruento e questo caratterizza la sua indifferenza verso la vittima e verso i danni che tale alimentazione può produrre, e di conseguenza qualifica il suo livello etico, spirituale e culturale.
Franco Libero Manco