Per una dieta alimentare ecologica equilibrata e naturale
In natura regna da sempre la biodiversità. Senza di essa crollerebbe
in breve tempo tutto il sistema ecologico. L’umanità ha sviluppato
abitudini alimentari diversissime a seconda dell’habitat e della sua
cultura. Ci sono state popolazioni che non si sono nutrite di animali
morti e popolazioni che invece lo hanno fatto, praticando la caccia e
gli allevamenti . Molte popolazioni si cibano di insetti.
Tali abitudini, sia carnivore che vegetariane, però per millenni non hanno
mai rappresentato un problema. Oggi non è più così. Non c’è difendere
il proprio stile di vita perché non si è disposti a metterlo in
discussione. Il vero problema, ovviamente per chi è disposto a
porselo, è quello di domandarsi se tale stile di vita è oggi
sostenibile e quindi se è etico oppure no.
Ci sono pochi dubbi che la pratica degli allevamenti intensivi per sostenere stili di vita omologati in tutto il mondo sia nocivo, crudele e contro la biodiversità. Per allevare un certo tipo di animali da carne si
elimina lo spazio per altre specie viventi che si sono evolute in
migliaia di anni che vanno così incontro all’estinzione. Per coltivare
frutta commerciale si eliminano, condannandole all’estinzione,
centinaia di specie vegetali evolutesi in milioni di anni che hanno
contribuito, insieme alle specie animali, alla biodiversità. Per
estrarre l’olio di palma usato dall’industria alimentare in tutto il
mondo, a cominciare dalla Nutella, e per accaparrarsi il legname, si
disboscano ogni giorno migliaia di ettari di foresta vergine,
lasciando senza habitat migliaia di specie come i pipistrelli e gli
oranghi. Il virus dell’ebola è uscito dalla foresta africana come
quello dell’Aids a causa del disboscamento dissennato.
Ciò che era forse sostenibile un tempo ora non lo è più. Si è passati da un “uso lento” della natura ad uno veloce che non le da il tempo di riprodursi e rigenerarsi. A ben vedere, anche chi si nutriva di animali morti lo faceva con moderazione: nelle famiglie più facoltose, quando andava bene, si mangiava carne una, massimo due volte la settimana.
Oggi invece la carne e i cibi di derivazione animale, cioè quasi la
totalità, sono sulla tavola di tutti praticamente ogni giorno. Un
tempo certi cibi si mangiavano solo a Natale o a Pasqua. Oggi è Natale
tutto l’anno come dice la canzone di Dalla. Le conseguenze di tutto
ciò sono sotto gli occhi di tutti: una parte del pianeta soffre di
denutrizione e un’altra di obesità e di malattie legate all’eccessivo
consumo di cibo prodotto dalla pubblicizzatissima industria alimentare
e spacciato per buono mentre in realtà il più delle volte si tratta
solo di cibo spazzatura che in modo talvolta incosciente diamo anche
ai nostri figli. Industria alimentare e quella farmaceutica si
autoalimentano: infatti una alimenta gli affari dell’altra. E’ in
aumento esponenziale l’obesità infantile. E’ sufficiente guardare
alcune scene di vita quotidiana americana per vedere sederi e pance
enormi di grandi e piccini. Anche in Italia ormai si inizia a vedere
qualcosa di simile.
In conclusione non domandiamoci tanto se l’uomo è onnivoro, frugivoro, o vegetariano ma se il suo modo di alimentarsi è salubre e se è sostenibile ed etico. Domandiamoci perché tutti gli oncologi sconsigliano il consumo della carne ai malati di cancro.
I vegani (od i vegetariani), che piaccia o meno il termine, sono persone che hanno deciso di mettere consapevolezza nelle loro scelte alimentari. Lo facciano anche gli altri . Difendere la loro malattia è una costante in tutti i malati. Non sono il pianeta Terra o la natura ad essere in pericolo,
come spesso si sente dire, perché essi, col tempo, si riprendono ciò
che hanno perso rimettendo così nuovamente in moto il processo
evolutivo. E’ l’Uomo a correre il rischio maggiore: quello della sua
estinzione. Alla fine il pianeta finirà con l’espellerlo.
Salvatore Lillo