La morte di Cristophe de Margerie… cui prodest?

cui prodest?

Lunedì 20 ottobre alle 23.57 ora locale, il Falcon-50 sul quale si trovava il presidente di Total Cristophe de Margerie si è scontrato in fase di decollo sulla pista dell’aeroporto Vnukovo di Mosca con uno spazzaneve, alla cui guida pare fosse un uomo ubriaco. L’incidente ha provocato la morte di Margerie e dei tre membri dell’equipaggio, e la procura di Parigi ha aperto un inchiesta per omicidio colposo. Una tragica fatalità? Un caso di negligenza nella sicurezza delle piste aeroportuali? O un nuovo caso Mattei? Cristophe de Margerie nel 2007 diventa amministratore delegato e, dal 2010, presidente di Total, la seconda più grande società quotata, nonché quarto più grande gruppo petrolifero e del gas dell’Occidente, per un valore di mercato di 102 miliardi di dollari.

“L’Europa non può vivere senza il gas russo”. Margerie è sempre stato un difensore della Russia e delle sue politiche energetiche, anche prima e durante la guerra in Ucraina. Total rappresenta uno dei maggiori investitori esteri in Russia, e russo è il 9% della produzione del petrolio e del gas della compagnia.

Apertamente contrario alle sanzioni imposte da Bruxelles alla Russia a seguito dell’incidente all’aereo malese che sorvolava i territori sotto il controllo delle Milizie Popolari della Nuova Russia lo scorso 17 luglio, anche lunedì scorso, nella riunione tra governo russo ed investitori stranieri tenutasi a Gorki (Mosca), Margerie aveva ribadito la sua posizione, definendo le sanzioni “ingiuste ed improduttive” ed esprimendo la volontà di “restaurare uno spazio economico stabile e pacifico tra la Russia ed i suoi vicini”: dichiarazioni per le quali sulle pagine di Libération è stato definito “simbolo della difficile posizione delle multinazionali in Russia”.

Margerie si era recato a Gorki per la riunione del Russia’s Foreign Investment Advisory Council, che, istituito nel 1994, coinvolge i dirigenti delle 51 maggiori compagnie straniere che detengono investimenti in Russia per più di 120 miliardi di dollari. A proposito dell’incontro, a cui ha partecipato anche il primo ministro Dmitrij Medvedev, il ministro per lo Sviluppo Economico Alexey Ulyukayov lunedì dichiarava che “tutti hanno confermato di essere pronti a lavorare ad ogni condizione dal punto di vista geopolitico e delle circostanze economiche fondamentali”. L’incontro verteva principalmente sulla cooperazione di investimenti nel settore farmaceutico, delle telecomunicazioni, delle industrie alimentari e, in particolare, sull’uso delle risorse naturali, dell’ingegneria elettrica e delle tecnologie energetiche.

Total ha un legame consolidato nel tempo con la Russia, per la quale è uno dei principali partner commerciali esteri: recentemente, nell’ottobre 2013, il colosso petrolifero francese aveva siglato un accordo da 1 miliardo di dollari con Gazprom e Tecpetrol per l’estrazione di gas condensato a Incahuasi, in Bolivia, ovvero nella seconda più grande detentrice di riserve di gas naturale in Sud America dopo il Venezuela, dal 2006 sotto controllo nazionale per iniziativa del presidente Evo Morales.

Un’altra dichiarazione di Margerie che aveva suscitato diversi malumori in Francia ed in Europa era relativa al fatto che, pur nel rispetto delle sanzioni imposte dall’UE, queste non avrebbero fermato l’impegno di Total nel progetto Yamal: una joint venture da 27 miliardi di dollari per lo sfruttamento delle riserve nel nord ovest della Siberia con Novatek, la più grande compagnia russa indipendente produttrice di gas naturale. Lo sviluppo di questo progetto permetterebbe al Cremlino di raddoppiare la quota del mercato mondiale di gas naturale liquefatto nelle proprie mani – ora al 4,5% – e diventare dall’aprile 2015 il principale fornitore di petrolio per Total e dal 2020 il principale fornitore di gas.

L’uso politico delle sanzioni e, ora, il caso Margerie, palesano nuovamente il tentativo del polo imperialista europeo e degli USA di isolare la Russia a qualsiasi costo, e su qualsiasi piano: sul piano politico, delegittimandone sistematicamente l’operato al di là del merito; sul piano economico, imponendo folli sanzioni e cercando a tutti i costi di rendere sostituibile l’insostituibile e fisiologica funzione di “serbatoio” di gas naturale per la vecchia Europa; sul piano militare, insistendo in un’aggressiva strategia di accerchiamento militare senza precedenti nella storia e proponendo il pacchetto prêt-à-porter delle “rivoluzioni colorate” dove sufficiente. Dove non sufficiente, trasformando un surrogato in un colpo di stato “vecchia maniera” con l’uso dello squadrismo fascista e dei carro armati contro ogni opposizione popolare. Dopotutto, anche nel conflitto ucraino la questione energetica riveste un importanza fondamentale, sia per quel che riguarda i 40000 km di gasdotti che la attraversano sia per la questione del nucleare, intorno alla quale ruotano le mire (in particolare statunitensi) relativamente al tentativo di impossessarsi della produzione del combustibile per le centrali nucleari ucraine, e sopratutto europee, per il possibile utilizzo della “zona di esclusione” di Chernobyl come enorme pattumiera dei rifiuti delle centrali dell’Ovest destinate allo smantellamento.

La sconsiderata strategia attraverso la quale gli USA stanno cercando di rompere il naturale legame – specie energetico ed economico – tra Russia ed Europa prevede l’importazione europea di enormi quantità di LNG americano da trasportare nel vecchio continente via nave, con costi e rischi ambientali altissimi: senza una rapida inversione di tendenza presto le coste italiane – ed europee – brulicheranno di rigassificatori, molto inquinanti ma necessari a riportare l’LNG allo stato gassoso. Oltre a questo, gli USA pressano l’UE cercando da tempo di bypassare i gasdotti russi e far arrivare il gas ad Ovest tramite rotte alternative, come con i gasdotti Tap e Tanap. Persino la brutale operazione militare israeliana “Protective Edge” nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania del luglio di quest’anno ha a che fare con il ruolo geopolitico della Russia.

Nel 1999 l’allora presidente dell’ANP Yasser Arafat aveva firmato un accordo venticinquennale con la British Gas Group per lo sfruttamento di due riserve di gas naturale, i giacimenti Gaza Marine 1 e Gaza Marine 2, scoperte 36 chilometri al largo delle coste della Striscia. Anche a seguito dell’arrivo al governo di Hamas nel 2004, la BGG insistette nel voler vendere il gas ad Isreale – in piena crisi energetica – nonostante dal 2001 il premier Sharon dichiarasse categorico che mai avrebbero acquistato il gas palestinese. Il progetto si risolse in un nulla di fatto e con l’abbandono inglese delle trattative. Poi arrivò il 2008, portando con se l’operazione “Piombo Fuso”.

Arrivando ai giorni nostri, il 27 gennaio 2014 Abu Mazen si era recato a Mosca da Putin per trattare in merito allo sfruttamento dei giacimenti in cambio di 2 miliardi di dollari: con la formazione, agli inizi di giugno, del nuovo governo di unità nazionale, stava rafforzandosi la prospettiva dell’insediamento di Gazprom nel Mar del Levante, tra l’altro “pericolosamente vicino” ai giacimenti israeliani Leviathan e Tamar. Ma a metà giugno vengono “rapiti” i tre soldati israeliani, fornendo il pretesto per l’attacco israeliano di quest’estate che sospenderà le trattative tra Russia ed Autorità Palestinese.

Come ricordava Margerie in un intervista del luglio scorso, la politica europea di ostilità nei confronti della Russia sta necessariamente avvicinando questa alla Cina, con la quale lo scorso maggio ha firmato un accordo per la costruzione di gasdotti per collegare i giacimenti della Siberia a Pechino per un valore di circa 400 miliardi di dollari: evidentemente Margerie considerava molto importante costruire relazioni economiche globali, specie con economie in forte crescita come quelle dei BRICS, considerando di poter sostituire il dollaro americano nelle transazioni per la compravendita di gas e petrolio e mettendo quindi in discussione l’egemonia nordatlantica sul mercato dell’energia.

Chi ha paura della Russia e di chi le si avvicina ?

Fonte: http://www.noisaremotutto.org/

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