Risolvere tutti i problemi sociali diventando vegetariani/vegani/universalisti
E’ un periodo di profonde incertezze, inquietudini, paure. La guerra preme su molti fronti e minaccia di espandersi, l’economia mondiale vacilla, la disoccupazione incombe, lo spettro della fame e di nuove malattie si allarga minaccioso, poi c’è l’orrore delle decapitazioni, la tragedia dei migranti che disperati bussano alle porte del continente europeo, giornalieri delitti che rasentano il delirio, la vigliacca violenza alle donne che l’OMS stesso considera un problema di proporzioni epidemiche, ebola, la droga, il clima impazzito, l’inquinamento, insomma una vera e propria visione apocalittica.
A queste immani tragedie, che da sempre caratterizzano la storia umana e che oggi sembra arrivare alle estreme conseguenze, noi contrapponiamo l’edificante cultura dell’universalismo/vegan, biocentrico, sincretista, perché…
La scelta vegan rende migliore l’animo umano, favorisce lo sviluppo di una coscienza umana più giusta e sensibile, apre alla compassione, alla condivisione delle altrui necessità vitali, al rifiuto della violenza in tutte le sue manifestazioni verbali, morali, fisiche; induce una mentalità di pace, di non predominio, di rispetto dell’altro, valorizza le differenze e la vita in tutte le sue manifestazioni, aumenta la responsabilità personale verso se stessi e verso il destino collettivo, sviluppa il senso critico positivo, costruttivo.
Noi siamo profondamente convinti che è la coscienza degli uomini a fare la storia, che ogni azione buona o malvagia è sempre il frutto di un pensiero che a sua volta è l’essenza stessa del sentimento che alberga nella coscienza di ognuno; che l’adozione su scala mondiale dell’universalismo/vegan sia l’anello mancante per una società libera dai problemi che l’affliggono, che sia il modo più semplice e potente per rendere migliore questo mondo, per i seguenti motivi:
Violenza, prevaricazione, guerra
Il comportamento umano è pesantemente influenzato dal tipo di alimentazione: il destino di una persona e di un popolo dipende da cosa mangia.
Coloro che mangiano la carne introducono nel loro organismo l’adrenalina che si trova nelle carni degli animali terrorizzati nel momento della macellazione, questo provoca il carattere bilioso, violento, aggressivo, antisociale, diffidente, chiuso, egoista. Per contro le popolazioni per tradizione vegetariane sono notoriamente pacifiche e non conoscono la guerra, come gli Hunza del Kashmir, i russi del Caucaso, gli indiani del Toda (India), dello Yucatan (centro America), i Vilcabamba nell’antico Perù, gli indigeni del Monte Hagen nella Nuova Guinea, gli Indios Piaroa in Venezuela ecc. questi hanno costruito una società pacifica volta alla cooperazione.
Vi è un legame profondo tra il causare violenza agli animali ed essere inclini alla violenza verso gli esseri umani. La filosofia vegana ripudia la violenza in qualunque forma si manifesti. E se un essere umano rinuncia a mangiare carne per non nuocere ad un essere diverso dalla sua specie non potrebbe nuocere al suo simile. Il valore delle diversità sancito dall’etica vegan supera di fatto contrasti tra ideologie etniche, culturali, sociali, politiche, religiose e apre la strada al sincretismo e pone le basi di un parlamento mondiale. L’accettazione indifferente e passiva nei confronti dell’esistenza dei mattatoi in cui vengono trucidati ogni anno 170 miliardi di animali nostri fratelli abitua a convivere con la logica della supremazia del forte sul debole, induce all’insensibilità del cuore, al disprezzo della vita in senso lato. Questo preclude all’uomo lo sviluppo di una coscienza giusta, sensibile e solidale che è la condizione morale, civile e spirituale imprescindibile per porre le basi di un mondo finalmente libero dalla violenza, dall’ignoranza, dalle malattie e dal dolore.
Tutti i grandi maestri spirituali, grandi filosofi e uomini illuminati hanno raccomandato l’astinenza dalla carne quale strumento di pace, di elevazione etica e spirituale.
Le malattie
L’OMS afferma che il 90% delle morti nel mondo sono causa di cattivo stile di vita e che il 75% delle malattie sono dovute alla cattiva alimentazione, che il 34% delle neoplasie è attribuibile al consumo di carne ed un altro 30% è attribuibile al fumo di sigaretta.
Infarto, ictus, diabete, ipertensione, Alzheimer e moltissime altre patologie moderne sono direttamente relazionate al consumo di grassi saturi e proteine animali. La scelta vegan è in grado di assicurare longevità e ottima salute, come confermano gli istituti di ricerca più accreditati nel mondo e coloro che hanno adottato questo stile di vita.
Economia, lavoro, disoccupazione
L’alimentazione vegan risulta essere molto meno costosa in termini di spesa rispetto ad una alimentazione onnivora, oltre che molto più salutare. L’economia mondiale è pesantemente influenzata dal settore alimentare. Il 70% delle terre coltivabili nel mondo è utilizzata per produrre monocolture per l’alimentazione degli animali d’allevamento.
La cultura vegan fa riferimento alla produzione alimentare biologica che rispetta la biodiversità. Questo favorisce un maggior impiego di personale, di conseguenza ne possono beneficiare le economie personali, locali e sociali. Il settore per la produzione della carne ha un deficit di 10 mila miliardi l’anno, oltre ad una bassissima possibilità di impiegare personale lavorativo.
Nel 1997 gli S.U. hanno speso mille miliardi di dollari per assistenza sanitaria. In Italia ogni anno l’apparato medico sanitario assorbe 104 miliardi di euro, 26 di questi solo per prodotti farmaceutici. Il 75% della spesa sanitaria in Italia e in Europa viene assorbita per curare gli effetti della cattiva alimentazione.
Si possono nutrire 12 persone con i prodotti coltivati su un terreno necessario per nutrire una sola persona che mangia la carne. Occorrono 21 kg di proteine animali per 1 kg di proteine vegetali. Se l’umanità adottasse la dieta vegetariana potrebbe sfamare una popolazione 10 volte superiore all’attuale. Gli animali d’allevamento solo in Italia consumano derrate alimentari quanto 14 milioni di persone. Sullo stesso terreno si possono ottenere 10 tonnellate di pomodori o 50 kg di carne.
In una realtà sociale vegan, eserciti, industrie delle armi, farmaceutiche, tribunali, istituti di sperimentazione ecc. gradualmente si ridurranno fino a scomparire e la sconfinata massa umana che ora lavora in questi settori non resterà disoccupata, perché la civiltà vegan rinnova l’essere umano nel suo modo di pensare e sentire e lo proietta verso la sintonia di le forze concordi in onestà, senso di giustizia, capacità di condivisione, solidarietà, in cui ci sarà benessere e lavoro per tutti.
Inquinamento generale
Gli animali d’allevamento producono gas serra più di tutti i veicoli del mondo, compresi treni, aerei e navi. Il 51% dei gas serra è attribuibile all’allevamento di animali. Ogni mucca produce ogni anno gas quanto un’automobile per 70.000 km. Gli animali generano 130 volte più escrementi dell’intero genere umano. Gli allevamenti sono responsabili dell’80-90% di emissioni di ammoniaca che provocano le piogge acide. Il biossido di carbonio generato per produrre una bistecca è pari alla quantità prodotta da un’automobile per 40 km.
Risorse energetiche
Per produrre proteine dalla carne servono risorse 4 volte maggiore di energia, 10 volte maggiore di terreno coltivabile, 25 volte maggiore di acqua, 130% in più di pesticidi 1200% in più di fertilizzanti.
Servono 25 kcal di cereali per ottenere una sola kcal di carne bovina, 11 volte più rispetto all’energia necessaria per produrre grano. Il rapporto è di 57 a 1 per la carne di agnello, 40 a 1 per quella di manzo, 39 a 1 per le uova, 14 a 1 per il latte e la carne di maiale, 10 a 1 per il tacchino, 4 a 1 per il pollo. Per produrre carne di maiale si consuma 15 volte più energia di quanto occorre per produrre frutta e verdura.
Distruzione delle foreste
La superficie di un terreno grande 7 volte l’Europa viene utilizzata per produrre mangimi per gli animali d’allevamento. Il 70 % delle terre coltivabili in Occidente è usato per allevare e nutrire gli animali. Il 75% delle foreste pluviali è stato abbattuto per coltivare monoculture e per adibire il terreno a pascolo di animali.
La fame nel mondo
La povertà non è una fatalità ma la conseguenza di un meccanismo economico pensato per consolidare il potere dei ricchi. L e malattie sono una conseguenza della povertà e della miseria. La fame e la miseria del sud sono dovute anche alle guerre e alle avverse condizioni climatiche non alla scarsa produzione alimentare, dal momento che milioni di tonnellate di alimenti vengono distrutte nel nord per bilanciare i prezzi di mercato. La fame e la miseria del 3° Mondo dipende anche e soprattutto dall’ingiusta distribuzione del cibo e dall’azione predatrice delle grandi multinazionali che sfruttano la mano d’opera con una spesa di produzione ridotta ad un decimo. I metodi per mantenere bassi i costi del lavoro sono: salari da fame, aumento dei ritmi produttivi, giornate lavorative doppie, mancanza di norme antinfortunistiche.
E’ in atto una chiara volontà di impedire l’autosufficienza alimentare del sud perché nessun popolo è più ricattabile di un popolo che ha fame. L’Africa non riesce a sfamare la sua popolazione perché è costretta ad esportare nel nord i suoi prodotti agricoli, strozzata dai debiti delle multinazionali e dalle banche. Le multinazionali, che complessivamente sono circa 35.000, controllano 150.000 società sparse in tutto il mondo, hanno alle loro dipendenze 65 milioni di lavoratori con un volume di affari pari alla metà del prodotto mondiale lordo.
I governi del sud sono interessati a sostenere un modello di sviluppo basato sulle tecnologie costose che creano dipendenza verso il nord, in modo da utilizzare i loro interessi per rafforzare il loro potere politico, militare ed economico. Le nazioni del sud strozzate dai debiti sono costrette a vendere le loro proprietà e le loro risorse. Perfino la poverissima Africa versa al nord il suo obolo mensile di un miliardo di dollari. I contadini sono costretti a coltivare prodotti richiesti dal mercato del nord (caffè, tè, cacao) tralasciando di produrre alimenti necessari alla loro nutrizione. Le monocolture oltre al impoverire rapidamente il terreno hanno bisogno di fertilizzanti che i contadini sono costretti ad acquistare chiedendo prestiti ai quali gli usurai applicano interessi anche del 60%. In breve diventa impossibile pagare i debiti e i contadini sono costretti a vendere le loro terre per pochi spiccioli.
Franco Libero Manco