Oblablama Bin Barak e la Ue insistono con le deliranti iniziative antirusse
Se qualcuno pensa di avere capito che cosa sperano di ottenere di buono Oblablama Bin Barak, la Casa Bianca e la Ue con le deliranti iniziative antirusse degli ultimi mesi è pregato di farsi avanti e dirlo.
La situazione è insensata: i dirigenti eurostatunitensi sembrano impegnati nel complicare il gioco internazionale senza nessun risultato utile possibile.
I russi, frattanto, stufi di rompiscatolismo occidentale, si sono dichiarati pronti a chiudere il loro spazio aereo ai voli delle compagnie europee ed americane.
Si può ben immaginare cosa ne pensino Lufthansa, Rayanair e le altre compagnie aeree, abbiate a perdite economiche su tutti i voli diretti in Asia.
Continuando così, dopo l’avanzata dei partiti euroscettici si può ragionevolmente aspettarsi anche una nuova ondata di antiamericanisti.
Non sembra che i governi sappiano quel che fanno, sembra piuttosto che siano ridotti al rango di burattini-zombies di un gioco che nemmeno loro sanno più spiegare né capire (del quale però i popoli fanno le spese), intrappolati in un meccanismo di propaganda vuota e sterile senza vie di uscita.
Ma la politica è gestione di interessi.
Sorge quindi spontanea la domanda: cui prodest ?
Dov’è il guadagno ?
E, di fronte ad azzardi che fanno rischiare persino la guerra termonucleare, l’elettorato statunitense rimarrà indifferente ?
Dopotutto, anche i politici Usa devono rispondere ai cittadini in periodiche elezioni.
Gli americani sono abituati a guerre fuori confine, ma sanno benissimo che se si toccasse una potenza nucleare la devastazione e la morte arriverebbe, e abbondante, anche in casa loro.
All’ondata di elettori euroscettici nel nostro continente potrebbe aggiungersene una di usascettici, sia qui che oltreoceano.
La dirigenza Usa è stata spaventata dalla costruzione di autonomia finanziaria indipendente dall’Fmi e occidente iniziata da Putin, coinvolgendo anche Cina ed India, per cui gli americani hanno fatto la “voce grossa” sperando di metterlo in difficoltà e farlo cadere, in modo da avere una dirigenza russa filostatunitense al suo posto.
Ma se ho capito bene il partito del presidente finora si è rafforzato, non indebolito. Nel 2012 Putin era stato eletto al primo turno col 63,5%, il 14 settembre in Crimea il suo partito, “Russia Unita” ha avuto il 70% dei voti. Nonostante tutto il soqquadro generato, non sembra che il corso politico russo sia stato messo in difficoltà dalle “sanzioni” e dalla propaganda.
Vincenzo Zamboni