La truffa del signoraggio bancario e del debito pubblico…. Spiegata a chi non sa

La truffa BCE

Consideriamo un istituto di emissione monetaria, che stampa banconote
dichiarandone garantito il valore. Da che cosa ?

Risposta classica: da un deposito aureo (o altro “metallo prezioso”).
La risposta classica è, in realtà, semplicemente senza senso: l’oro
non garnatisce niente, questa presunta “garanzia” è solo una
convenzione, cioè una finzione mentale.

Vediamo. Supponiamo di avere 10 kg di oro e di emettere 10.000 unità
monetarie convertibili (supponendo di non imbrogliare, mentre in
realtà le banche hanno sempre imbrogliato su questo, emettendo
regolarmente di più di quanto dichiarato, come si vide anche
nell’agosto 1971, quando Nixon fu costretto a sospendere la
convertibilità dollaro-oro per evitare la bancarotta da insolvenza).
Dunque 1 unità monetaria (umo) vale 1 grammo d’oro (grau): ma quanto
valgono, in concreto, 1 unità monetaria, o 1 grammo d’oro ?

Entrambi servono solo come strumento di scambio delle merci, ovvero
come certificati di compravendita. Quindi, se sono disponibili 100.000
unità di valore in merci (ume):
1 umo = 1 grau = 10 ume .
Se, invece, sono disponibili 10.000.000 di unità di merce:
1 umo = 1 grau = 10.000 ume,
mentre se non esistono merci:
1 umo = 1 grau = 0 (nessun valore).

Giusto a ricordare l’ovvio e lapalissiano che, però, così tanti
monetaristi fingono di non sapere: l’unico valore è quello delle
merci, prodotte dal lavoro e disponibili allo scambio.
L’oro e la banconota sono mere convenzioni abitudinarie di scambio,
che possono agevolmente essere sostituite anche in modo autonomo tra
convenienti ad una libera convenzione.

Al posto dell’oro e delle banconote possiamo impiegare un qualsiasi
quadernino di registrazione delle unità di valori scambiate in beni
reali (cioè, quelli che usiamo davvero per vivere, cibo, vestiti, e
tutto ciò di cui abbiamo bisogno), o meglio un quadernino elettronico,
nella forma di programma informatico che annota in punti-scambio i
dare ed avere dei beni che compravendiamo.
Tutte le teorie classiche del monetarismo e della finanza sono
semplici finzioni, che possono venire sostituite a piacimento: si
tratta solo di un problema mentale, in ultima analisi.
La nostra vita non dipende davvero dal denaro, dipende dalla
disponibilità delle merci di cui abbiamo bisogno.

Non si muore quando manca il denaro, si muore quando manca il cibo.
Di fame.

E’ meglio capirlo bene PRIMA che arrivi la fame.

Supponiamo di trovarci in 10 nel deserto, senza acqua. Nove individui
dicono che c’è una oasi ad ovest, una dice che c’è ad est.
In una società libertaria uno si incammina diretto ad est e nove ad
ovest, col risultato che almeno uno si salverà dalla morte per
disidratazione, al massimo nove invece ne moriranno (se almeno una
oasi c’è; se invece si sbagliano entrambi, allora moriranno tutti).

Tuttavia ognuno è responsabile in proprio della sua scelta, il che
significa che ognuno deve solo valutare quale è la scelta giusta a suo
parere, e seguire quella.

In una società autoritaria, invece, tutti sono incatenati allo stesso
carro, quindi tutti possono dirigersi solo in una direzione, quella
del gruppo che tira più forte, quindi tutti finiscono o all’oasi o
alla morte per sete.

Poi ci sono tutte le situazioni intermedie (esempio: quelle con
catene, però sufficientemente deboli da essere spezzate da chi ne ha
le scatole piene, a meno che qualcun altro non glielo impedisca perché
non vuole che nessuno spezzi le catene, nemmeno le sue).
Citare dei “salvatori” implica pensare ad una società autoritaria,
dove qualcuno si propone di convincere, o costringere, tutti gli altri
a marciare nella medesima direzione.

Naturalmente, io non sono mai occupato a pensare a “salvatori”, perché
preferisco la società libertaria, ed adotto una filosofia
anarcopacifista individualista.

La maggior parte del mondo che osservo d’attorno, invece, sembra di
stampo autoritario. Anche nelle nostre sedicenti democrazie (infatti
vanno di mosa slogan da piazzisti di saponette, come “ghe pensi mi”;
“Per fortuna che Pinco c’è”, “ci metto la faccia”, “o le mie riforme
[salvifiche] o me ne vado”): be’, se li conosci li eviti.

Certo, se il regime di una società autoritaria dichiari che “La luna è
fatta di formaggio”, la ascriva anche a legge, non per questo io
cambierò idea: no, non è formaggio, ho dei buoni motivi per ritenerla
fatta di roccia, quindi se nessuno riesce a dimostrarli falsi,
continuerà a ritenere che la Luna sia fatta di roccia, non di
formaggio.

Idem dicasi riguardo il valore del denaro e dell’oro: è quello che ho
scritto sopra, a causa dei fatti.
Giudizio revisionabile qualora qualcuno dimostri che i fatti citati
sono sbagliati. Diversamente, chissenefrega.

Dopodiché, ognuno può bearsi di attribuire valori convenzionali a quel
che gli pare e piace, anche alle conchiglie rosse a strisce verdi, se
gli va, o anche alle palline di sterco di coniglio: se esiste un
bacino di accettazione, entro quello saranno accettate come moneta, e
fuori no.

Il che è proprio quanto accade per il dollaro, la sterlina, l’euro, le
corone danesi.

L’unico valore intrinseco dell’oro è quello emerso negli ultimi due
secoli in galvanostegia, chimica ed elettronica, dipendentemente dalle
sue proprietà materiali, precedentemente del tutto inutili.
Il valore convenzionale, invece, è analogo a quello delle conchiglie
rosse e verdi, se qualcuno vuole impiegarle. In passato sono state
effettivamente impiegate.

Anzitutto la Bce emette moneta qualificata “proprietà
dell’eurosistema”; ovvero del circuito di banche centrali, quindi è
una moneta scritturale privata, non una moneta pubblica, e infatti
sulle banconote c’è perfino il simbolo di copyright, che è un istituto
giuridico di diritto privato.

La moneta deve essere proprietà originale del popolo, nella forma di
proprietà, emessa da un pubblico istituto sotto il controllo politico
del popolo, e consegnata poi come proprietà del portatore (attraverso
lo scambio con merce o lavoro).

In ogni caso, in contrasto con la dichiarazione proprietaria, la Bce
non la contabilizza in attivo.

Dovrebbe farlo, e, trattandosi di un valore aggiunto di sua proprietà,
se ritieni che lo stato debba ricevere tassazioni, dovrebbe pagare le
tasse su questo valore aggiunto.
In realtà uno stato sovrano non abbisogna di un solo centesimo di
tassa per il proprio funzionamento, ma uno stato sovrano esercita la
sovranità monetaria, senza cederla ad una banca centrale di nominati
dai banchieri privati.

Il guaio arriva al passo successivo, quando la Bce, dopo essersi
qualificata proprietaria dell’euro nei regolamenti, ed averli violati
omettendo di contabilizzare in attivo questa sua proprietà (falso in
bilancio), da capo si comporta come proprietaria prestandola a
interesse allo stato, e registrando un passivo fasullo, perché se
avesse prima registrato l’attivo invece di ometterlo fraudolentemente,
andrebbe in pareggio.

Lo stato quindi mette in circolazione del valore monetario solo per
finta, perché poi deve restituire quel valore, più gli interessi, alla
Bce. Non potendo ritirare tutto il denaro in circolazione, vende beni
pubblici, ovvero deruba la società per saldare un debito che non
esiste, essendo una falsificazione.

l debito pubblico si “elimina” semplicemente cancellandolo, visto che
è una bugia: non esiste.

In effetti, non è “il debito” l’oggetto da eliminare, perché non esiste.
E’ da eliminare la sua registrazione, che è un falso fraudolento.
Lo stato omette di emettere denaro, e se lo procura via falso prestito
fraudolento, facendolo pagare ai cittadini (fin che e fin dove ci
riesce).

E’ una semplice truffa, in cui stato e banca centrale agiscono quali complici.
Infatti stampare denaro è come stampare francobolli, non c’è
differenza (salvo il dominio di accettazione, visto che i francobolii
pagano solo lavoro postale, ma se per convenzione decidessimo di
usarli come moneta andrebbe benissimo).
Pensare che lo stato possa stampare francobolli, e non denaro per
immetterlo con i pagamenti dei propri servizi è demenziale.

Vincenzo Zamboni

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