La Repubblica (dei matti) – Recensione di Vincenzo Zamboni
Oggi ho avuto casualmente modo di osservare con cura la prima pagina di “Repubblica”, una sgradevole pubblicazione molto diffusa, dunque ad alto impatto culturale ed ideologico, che continua a fornire molta materia di lavoro agli spazzini del pensiero, quelli che si occupano dei rifiuti solidi urbani dell’intelligenza decaduta, insomma.
Avrei voluto provare a leggere, ma si trattava di una impresa improba.
Compariva una collezione manicomiale di titoli da neurodeliri, accompagnata da fotografie dei matti: in fondo è logico che il manicomio sia popolato dai matti.
Ad esempio compariva la foto di un matto abbronzato, Oblabla-ma Bin Barak, famoso capogangster terrorista internazionale, ritto in piedi con il viso ebete e la mano appoggiata sul cuore (forse cercava di controllare se esista ancora o sia andato perso), accanto all’abbronzatissima compagna sua, manina al petto pur essa, ed altri figuranti di quint’ordine impalati e man al petto loro financo.
Il titolo spiegava: “Vogliamo bombardare la Siria”, cioè i siriani, cioè un po’ di esseri umani, perché i matti non distinguono i sogni dal buon senso, altrimenti non li avrebbero ricoverati al manicomio Casa Bianca (bianca di nome ma rossa di sangue).
Gli è che se il catastrofico staff dei due abbronzati avesse ancora qualche sinapsi attiva nei circuiti neuronali dedicherebbero le loro fatiche (pur non paragonabili a quelle di un operaio alla catena a ciclo continuo) alla progettazione e realizzazione di sostituzione della fonte energetica petrolifera con soluzioni più avanzate, civili e pacifiche, come fotovoltaico, eolico, e molte altre consimili, invece di dedicarsi allo stragismo sanguinario di infantili guerre petrolifere.
Ma ogni giorno è un giorno nuovo, dunque, mai dire mai: se qualcuno avrà la cortese bontà di far giungere queste considerazioni sul tavolo del fallimentare presidente e dei suoi collaboratori, potrà dire di aver contribuito ad una opera di bene, in ordine al progetto di spingere i pazzi ad agire per il ripristino di un mondo di pace, coesistenza e cooperazione tra i popoli, invece di avanzare verso le indigeribili prove di terza guerra mondiale.
Regaliamo a quella gente una bambola, un orsacchiotto di peluche, uno scacciapensieri e una scacchiera o un mazzo di carte da briscola: forse c’è ancora il modo di tenerli occupati in qualche attività innocua, invece che lasciarli continuamente giocare con la benzina e i fiammiferi. Nei manicomi criminali, come quello di Washington, è opportuno impiegare tutti gli espedienti utili, anche questi.
Vincenzo Zamboni