Biblioteca/Libreria – C’è un futuro per la carta stampata?

Vita senza tempo di Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini

Francesco Lamandini, ex Sindaco di Spilamberto, su FB (!) ha lanciato
un sasso: “Credo che una riflessione su come dovranno cambiare le
librerie commerciali e le biblioteche comunali alla luce di questi
scenari sia d’obbligo. Se con 70-90 euro l’ anno, oggi, domani
probabilmente meno, potremo accedere a 600.000 titoli o più, come
dovrà cambiare il mercato del libro? E le nostre biblioteche comunali,
che hanno appena tra i 10.000 e i 50.000 titoli, che senso potranno
avere?”
Interessante stimolo; proprio stamattina, parlando con Paolo e, dopo
aver visto che c’è un negozietto in vendita nel corso principale di
Treia (si, in vendita, non in affitto) mi era balenata in mente un
‘ideuzza: comprarlo per farne una libreria.Una libreria con magari
anche un reparto di libri usati e dove fare anche lo scambio ed il
prestito di libri. Una via di mezzo fra una libreria ed una
biblioteca. Lui mi ha risposto che sarebbe una pazzia, che i negozi
chiudono, che ci sarebbero le tasse da pagare, che anche dal punto di
vista sociale non è detto che riscuoterebbe un seppur minimo successo,
ecc. ecc.
Che senso ha oggi una libreria quando certi siti offrono abbonamenti a
poche decine di euro (per e-book) con la possibilità di scaricare
migliaia di titoli….. ma chi è oggi che legge anche solo qualche
decina di libri? Non è che arriviamo anche al consumismo libresco? Non
ho mai provato a leggere un e-book, lo so, sarò retrograda, ma
nonostante me ne abbia parlato un’amica come di una cosa comodissima e
dalle mille possibilità, non mi attira affatto.Forse è un po’ come
quando c’è stato il passaggio dal vinile ai cd, mi piaceva il vinile,
anche il gracchiare del disco dopo centinaia di ascolti, mi piacevano
le copertine grandi e colorate, con i testi dei brani scritti in
caratteri che ancora oggi riuscirei a leggere e non quei caratteri
microscopici che non leggo neanche con gli occhiali….e quei
dischetti che prendono così poco posto e pare non valgano niente.
Passo qualche ora al giorno al computer lo ammetto, tra il lavoro e lo
svago, ma rimpiango i tempi in cui aspettavo con ansia di avere un
momento libero per prendere in mano l’ultimo libro acquistato e
passare ore a sfogliare le sue pagine…. i tempi stanno cambiando,
tutto è più piccolo, comodo, facile da avere, economico, ma a cosa ci
serve tutto questo se non abbiamo più, se non ci concediamo più il
tempo per assaporare?
Le biblioteche comunali devono continuare secondo me a raccogliere
libri cartacei, libri che devono essere scelti con cura, e devono
essere anche luoghi accoglienti, dove la cultura viene divulgata,
viene scambiata, viene condivisa. Vedo una biblioteca dove i cittadini
non solo vanno a prendere a prestito i libri, ma dove DONANO libri che
hanno avuto occasione di incontrare (libri di case editrici poco
conosciute e magari per questo meno ovvii) e dove si possa trovare
anche il libro un po’ “fuori dalle righe”, perchè mi pare che la
massificazione della cultura, con gli e-book e similia, possa portare
solo ad avere una cittadinanza a sua volta massificata; tutti a
leggere di volta in volta l’ultima novità: da Gramellini a Giordano
passando per la Litizzetto… per carità, non ho nulla contro questi
“autori”, anch’io ho comprato e letto il best seller di Gramellini, ma
da qui a dire che sia giustificata la vendita di quel numero
spropositato di copie ce ne vuole….
Credo che con una cifra ragionevole, alla portata quasi di tutti, si
potrebbe acquistare un numero di testi ben scelti che ci possano far
godere del piacere della lettura e dare un contributo alla nostra
conoscenza del mondo dentro e fuori di noi.

Caterina Regazzi

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