Spettri e morti viventi
Quella che definisco “società degli spettri” e che vede come suoi attori un profluvio di zombi e fantasmi che si agitano all’interno dei loro rispettivi spazi catodici, è, insieme, il compimento della società orwelliana, il trionfo in tutti gli ambiti dell’ersatz e un superamento sui generis della società dello spettacolo: non si tratta più della rappresentazione, anche se distorta e perfino chimerica, della realtà, ma di un film appositamente costruito che dalla medesima può ormai prescindere.
La base di partenza, in qualche modo, viene abolita, non è più necessaria. Il messaggio-medium annulla e rimodella la realtà stessa. Che non esiste più in quanto tale, ma è come una perpetua e fluida, continua proiezione “metafisica”. E’ quel senso di irrealtà e straniamento che l’occhio ancora non divenuto vitreo percepisce aggirandosi in metropoli del genere di New York… tutto è mostruosamente materiale, ma la vita stessa viene percepita alla maniera degli spettatori di un film. Gli “spettri” degli amati pellerossa costituivano le potenze dell’anima e la presenza eterna dei loro avi, delle generazioni oltre le barriere del tempo e dello spazio. Ma erano evocati dai vivi.
Oggi sono i morti che simulano la vita…
Joe Fallisi