NATO – Obiettivo finale: guerra atomica, cominciando dall’Europa

Lunario Paolo D'Arpini 30 luglio 2014

Nato, offensiva globale

Niente ferie, ma superlavoro estivo alla Nato. È in preparazione il
Summit dei capi di stato e di governo che, il 4-5 settembre a Newport
nel Galles, fisserà le linee dell’«adattamento strategico» in funzione
anti-Russia. Come già annunciato dal generale Usa Philip Breedlove ,
Comandante supremo alleato in Europa, esso «costerà denaro, tempo e
sforzo». I lavori sono già iniziati.

In Ucraina, mentre la Nato intensifica l’addestramento delle forze
armate di Kiev, finanziate da Washington con 33 milioni di dollari, si
stanno riattivando tre aeroporti militari nella regione meridionale,
utilizzabili dai cacciabombardieri dell’Alleanza. In Polonia si è appena
svolta una esercitazione di parà statunitensi, polacchi ed estoni,
lanciati da C-130J arrivati dalla base tedesca di Ramstein. In Ungheria,
Romania, Bulgaria e Lituania sono in corso varie operazioni militari
Nato, con aerei radar AWACs, caccia F-16e navi da guerra nel Mar Nero.

In Georgia, dove si è recata una delegazione dell’Assemblea parlamentare
Nato per accelerare il suo ingresso nell’Alleanza, le truppe rientrate
dall’Afghanistan vengono riaddestrate da istruttori Usa per operare nel
Caucaso. In Azerbaigian, Tagikistan e Armenia vengono addestrate forze
scelte perché operino sotto comando Nato, nel cui quartier generale sono
già presenti ufficiali di questi paesi. In Afghanistan la Nato sta
riconvertendo la guerra, trasformandola in una serie di «operazioni
coperte».

L’«Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico», dopo essersi estesa
all’Europa orientale (fin dentro il territorio dell’ex Urss) e all’Asia
centrale, punta ora su altre regioni.

In Medio Oriente la Nato, senza apparire ufficialmente, conduce
attraverso forze infiltrate una operazione militare coperta contro la
Siria e si prepara ad altre operazioni, come dimostra lo spostamento a
Izmir (Turchia) del Landcom, il comando di tutte le forze terrestri
dell’Alleanza.

In Africa, dopo aver demolito con la guerra la Libia nel 2011, la Nato
ha stipulato nel maggio scorso ad Addis Abeba un accordo che potenzia
l’assistenza militare fornita all’Unione africana, in particolare per
la formazione e l’addestramendo delle brigate della African Standby
Force, cui fornisce anche «pianificazione e trasporto aeronavale». Ha
così voce determinante sulle decisioni relative a dove e come
impiegarle. Un altro suo strumento è l’operazione «anti-pirateria» Ocean
Shield,nelle acque dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden
strategicamente importanti.

All’operazione, condotta di concerto col Comando Africa degli Stati
uniti, partecipano navi da guerra italiane anche con il compito di
stringere relazioni con le forze armate dei paesi rivieraschi: a tale
scopo il cacciatorpediniere lanciamissili Mimbelli ha fatto scalo a Dar
Es Salaam in Tanzania dal 13 al 17 luglio.

In America Latina, la Nato ha stipulato nel 2013 un «Accordo sulla
sicurezza» con la Colombia che, già impegnata in programmi militari
dell’Alleanza, ne può divenire presto partner. In tale quadro il Comando
meridionale Usa sta tenendo in Colombia una esercitazione di forze
speciali sud e nord-americane, con la partecipazione di 700 commandos.

Nel Pacifico è in corso la Rimpac 2014, la maggiore esercitazione
marittima del mondo, in funzione anti-Cina e anti-Russia: vi
partecipano, sotto comando Usa, 25000 militari di 22 paesi con 55 navi e
200 aerei da guerra. La Nato è presente con le marine di Usa, Canada,
Gran Bretagna, Francia, Olanda e Norvegia, più Italia, Germania e
Danimarca come osservatori. L’«Organizzazione del Trattato del
Nord-Atlantico» si è estesa al Pacifico.

Manlio Dinucci
(il manifesto, 29 luglio 2014)

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