Il Giornaletto di Saul corrisponde a “scendere in piazza”… Come opporsi ai carri armati, in Cina, da solo, e restare anonimo al mondo sennò?
Cari Paolo e Caterina, sono in immersione da mesi e non posso ancora emergere.
Per l’occasione prendo una boccata in superficie e la sfrutto per scrivere queste righe.
C’è una prospettiva dalla quale appare vero che la realtà è nella relazione.
Da quella prospettiva scendere in piazza è necessario affinché i significati dell’azione possano diffondersi.
Questi entreranno in relazione con il prossimo. Chi più chi meno, modificherà la propria realtà.
Non è proprio come dirlo ma, tentando di delineare in breve la dinamica mi sembra che essa corrisponda a questa descrizione.
Rinunciare a scendere in piazza corrisponde a togliere dal pastone delle relazioni – dal quale ognuno prende quanto necessita per poi pararsi davanti la propria realtà – la nostra voce che, tendenzialmente, corrisponde alla nostra verità.
Togliendo la nostra voce dal coro cacofonico riduciamo il rischio – sempre infinitesimale per tutti tranne che per le grandi oligarchie della comunicazione – di realizzare la società che vorremo, o anche solo di mettere insieme un piccolo coro intonato.
Il Giornaletto di Saul corrisponde a scendere in piazza. Un’azione da compiere nel rispetto di noi stessi, non dell’audience. Abdicare a se stessi corrisponde a mortificare la forza creativa, ed in lei, Paolo lo sai meglio di noi, si nasconde il segreto.
Come opporsi ai carri armati, in Cina, da solo, e restare anonimo al mondo sennò?
Non cancellarmi.
Un abbraccio, Lorenzo Merlo
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Articolo di riferimento: http://saul-arpino.blogspot.it/2014/07/il-giornaletto-di-saul-del-9-luglio.html