L’economia della Felicità passa dal Ribalta di Vignola all’Almo di Piumazzo
Già da tempo avevo sentito parlare del film-documentario “L’economia della felicità” come un documento importante per la causa ecologista. Alcuni mesi fa è stata organizzata una proiezione al Ribalta di Vignola, in cui era intervenuto, come coordinatore della discussione che ne sarebbe scaturita l’amico Pierre Tosi, ma né io né Paolo in quella occasione avevamo potuto partecipare. Dato però che ne avevano tenute alcune copie, avevo approfittato per procurarmene una. Avevamo così pensato di organizzare un’altra proiezione e una sede opportuna ci era subito sembrata l’Associazione Almo di Piumazzo, con cui a breve ci accorderemo. La distributrice in Italia del film è Gloria Germani, con cui Paolo è in corrispondenza telematica e che avevamo anche invitato all’incontro ecologista di Montesilvano, ma, per suoi problemi, non ha potuto raggiungerci. Potrebbe forse essere presente a questa proiezione del film, o forse potrà esserci, l’amico Pierre.
Nell’attesa io e Paolo abbiamo pensato di guardarcelo in anteprima, anche per sapere di cosa parlava. Sapevamo solo che l’argomento principale è che il sistema economico globalizzato e consumistico non fa la felicità e che c’erano degli interventi di Vandana Shiva.
In effetti è un film ben fatto e interessante, credo dia molti spunti di riflessione, stimolando e incentivando il ritorno ad un sistema di economia locale, solidale ed equa, in contrasto con il sistema delle multinazionali che delocalizzano la produzione per avere maggiori profitti danneggiando così le economie anche dei paesi poveri, che vengono sfruttati per la manodopera a basso costo e che producono per i paesi “ricchi” invece di produrre il necessario per essi stessi. Credo però che sia un film che parte prevalentemente dalla situazione delle città, specie americane, senza considerare realtà come quelle in cui viviamo noi, di piccoli paesi di provincia, in cui, forse, questa trasformazione è già avviata, anche se ancora c’è molto da fare.
La rilocalizzazione per molti prodotti per tutti ormai di uso quotidiano, e parlo soprattutto di quelli tecnologici, è difficile anche solo da immaginare. Non è stato però toccato, mi pare, il discorso che di molte cose potremmo benissimo fare a meno, ritornando ad un sistema pre-industriale o almeno meno industrializzato e meno consumista: è vero che l’energia si può produrre ormai in gran parte da fonti rinnovabili…. ma è proprio necessario consumare tutta questa energia?
Caterina Regazzi