Mosul avamposto di una specie invasiva, tutto merito della poca “Intelligence” USA
“A volte, una specie invasiva viene introdotta per sradicare un’altra specie che causa caos in un particolare ecosistema”
L’assalto impressionante del gruppo terroristico SIIS su Mosul, seconda città dell’Iraq dopo Baghdad e centro commerciale del nord del Paese, è stato improvviso e secondo gli Stati Uniti senza preavviso. Gli Stati Uniti fingono di non avere avuto alcun avviso di tale attacco, mentre gli Stati Uniti rigettano ogni responsabilità sull’Iraq e il suo popolo, una volta che il governo di Baghdad ha smesso di fare il lustrascarpe degli spettri della pomposa ambasciata USA costruita secondo i fantasiosi sogni neo-conservatori sul dopoguerra. Come vedrete, l’attacco del SIIS in Iraq asseconda quel senso il dispiacere statunitense.
La cosiddetta “opposizione” siriana all’estero, non estranea a raggiro, dissimulazione e menzogna totale, ha immediatamente puntato il suo lercio dito sul governo siriano. Volendo far credere che il governo siriano abbia organizzato tali terroristi, che combattono in Siria, per invadere la prima città del nord governata dal governo iracheno alleato di Damasco.
Il SIIS è l’acronimo di Stato Islamico in Iraq e in Siria (a volte tradotto come “Levante”). In arabo l’acronimo è “Diish” per al-Dawla al-Islamiya fi-al-Iraq wa al-Sham, il cui capo è noto con il nome di battaglia Abu Baqr al-Baghdadi. Si tratta di un gruppo salafita-taqfirita volto a resuscitare l’ormai defunto califfato. Le sue origini sono pura al-Qaida con sfumature. SIIS è la creazione del solo uomo che fa di al-Qaida uno yo-yo: Bandar bin Sultan, ora suicidatosi grazie alla sua sfrenata dipendenza violenta nel compiacere i padroni del circo ebraico che usa la vasta rete di moschee saudite per reclutare giovani per combattere la guerra sunnita contro il governo in gran parte sciita di Baghdad. Una volta, nel 2007, il piano per arrestare l’avanzata dell’influenza iraniana ebbe senso agli ottusi marmittoni sauditi di Riyadh ma, come s’è scoperto, grazie all’assai onorevole Mr. Bean d’America, Robert Ford, l’intero piano andò storto divenendo un virulento cancro in metastasi che minaccia gli stessi sauditi, per non parlare degli interessi di Stati Uniti e alleati.
Bandar sapeva che nel 2007, quando lui, Robert Ford, Mossad e CIA covavano il piano per cacciare il Dottor Assad e il suo governo baathista (un piano che attese il dispiegarsi della “primavera araba”), Assad aveva forti relazioni sociali ed economiche con la Turchia di Erdoghan, che si vantava, grazie al suo factotum, il nano Davutoghlu, del fatto che la sua nazione promuovesse la filosofia delle “grandi relazioni con tutto il vicinato”. Ma Bandar sapeva anche che Erdoghan era irritato all’idea che l’Iraq storicamente controllato dai sunniti, ora fosse guidato da un governo sciita legato al primo rivale regionale, l’Iran.
Eppure, non sembra probabile che Erdoghan possa essere stato spinto ad abbandonare il suo approccio pacifico per il grande confronto nel bloccare l’avanzata dei disprezzati eretici sciiti. Ma, au contraire, ciò è molto probabile, data che la grossa bestia nera di Erdoghan è il PKK nel sud-est curdo, un gruppo dai tradizionalmente forti rapporti con i servizi segreti siriani. Ed altrettanto inquietante che, secondo il cerebroleso Erdoghan, i peshmergha avessero una posizione deferente verso l’Iran.
All’inizio il gruppo si chiamava Stato Islamico in Iraq, impegnato a combattere gli invasori statunitensi. Ma più tardi, Bandar e il capo del MIT Hakan Fidan s’incontrarono nel 2010 per discutere i compiti del gruppo in Iraq. La sua chiara fedeltà ad al-Qaida era importante per attrarre i fondamentalisti, dotandolo di una posizione “prestigiosa” nel mondo caotico e nichilistico del terrorismo islamista di al-Qaida. Bandar è noto aver mantenuto contatti diretti con il dottor Ayman Zawahiri, al confine tra Afghanistan e Pakistan. Tale contatto era ritenuto utile dalla CIA, da cui il curioso disinteresse statunitense nel liquidare Zawahiri anche se, come tutti sanno, i tentativi di uccidere bin Ladin erano già in pieno svolgimento. Si noti anche l’ancor più curioso distacco di Zawahiri quando si tratta di Arabia Saudita ed entità sionista.
Zawahiri ha dedicato più tempo ad ostracizzate la nazionalista Siria, diffamandone il governo antisionista, piuttosto che i regimi collaborazionisti di Riyadh e Ankara. E quasi non menziona mai i palestinesi.
Reclutamento ed addestramento avvennero in Turchia. Oggi SyrPer può confermare che oltre 3000 assassini del SIIS sono cittadini turchi scelti dal MIT di Fidan. Secondo le nostre fonti, i volontari del SII furono selezionati per “obbedienza all’autorità” e “auto-percepito status di eroe jihadista”. Nessun requisito per l’istruzione veniva considerato. Sembra che i turchi volessero un esercito di kamikaze, e certamente ebbero ciò che volevano. E fintanto che il SII non s’è occupato di qualcosa di diverso dall’Iraq, i turchi trovarono il gruppo tollerabile e degno di ospitalità. Bandar era in totale accordo e raccolse il sostegno di Zawahiri nell’organizzare e controllare il gruppo. Ma il SII è una specie invasiva.
Il disastro apparve quando Abu Baqr prese il posto del suo predecessore Abu Umar al-Baghdadi nel maggio 2010. All’epoca si sapeva che s’occupava di cementare i rapporti con il governo saudita durante l’addestramento in territorio turco dei suoi terroristi. Quando divenne chiaro che le altre organizzazioni terroristiche non riuscivano a sloggiare l’Esercito arabo siriano dalle principali città siriane, Abu Baqr inviò il suo esercito di terroristi in Siria, annunciando formalmente la creazione del SIIS l’8 aprile 2013. Fu perciò condannato da Ayman Zawahiri, spinto da Bandar, e ordinò ad Abu Baqr di tornare in Iraq.
Rispose di no e dichiarò Zawahiri un traditore e un “deviazionista” dal vero cammino. Per dimostrarlo aggredì Raqah e spodestò i terroristi dell’ELS e di al-Nusra, imponendo un ridicolo regime di soffocante “morale” wahabita, basato sulla Shariah, a una città già spopolata dai suoi predecessori.
Il governo siriano vide tutto ciò con una certa soddisfazione. Con Abu Baqr che dichiarava al-Nusra organizzazione “deviazionista” ed impegnandosi a combatterla con zelo sembrava che un peso fosse stato tolto dalle spalle dell’esercito siriano. A differenza di al-Nusra, il SIIS sembra concentrarsi nelle zone marginali della nazione siriana. Le sue continue battaglie, soprattutto a Dayr al-Zur, fecero sì che il quartier generale siriano potesse utilizzare un minor numero di effettivi, dato che i terroristi stessi svolgevano il compito di contenere la propria avanzata con una reciproca auto-immolazione.
Da qui l’accusa ridicola dell’”opposizione” secondo cui l’Esercito arabo siriano controlla il SIIS.
Abu Baqr ora sa che il suo unico scopo, concepito da turchi e sauditi, era influenzare l’Iraq, facendo si che il settarismo possa infine far naufragare il regime sciita filo-iraniano del Paese. Abu Baqr, noto per i suoi sermoni sciitofobi nella città natale di Samara, sarebbe stato lo strumento perfetto per realizzare gli obiettivi turco-sauditi, ma un tratto della sua bizzarra personalità fa saltare il piano: ad Abu Baqr non piace essere manipolato ed essere escluso dal gioco. Secondo fonti, si risentì moltissimo del fatto di non conoscere il piano completo.
Si vede anche in termini grandiosi quale angelo mandato da Allah ad instaurare un lunatico califfato sulla Terra. I suoi sforzi alla Saddam per rimanere in vita utilizzando tecniche di sopravvivenza, sono appropriati ai paranoici deliranti, ma va anche notato che così si capisce di non essere poi così sicuro della propria origine divina.
Nel frattempo, da quando Saddam fu abbattuto a quando venne catturato dagli statunitensi nascosto in un buco vicino alla natia Tiqrit, il teorico principale del partito Baath iracheno e braccio destro di Sadam, Izat Ibrahim al-Duri, originario di Mosul nonché noto sufi naqashbandi (divenendo assai attraente al neo-ottomano Erdoghan), ricercava alleati nell’assai ostile Iraq post-Sadam. Essendo personalmente responsabile dello sterminio dei curdi, divenne ancora più interessante per Erdoghan, arrivando ad incontrare Abu Baqr nel 2011.
Ricercato condannato a morte dal governo al-Maliqi, al-Duri controlla ancora una vasta rete di baathisti iracheni sunniti che opera come la vecchia organizzazione Odessa che aiutò a far fuggire i nazisti dopo la Seconda Guerra Mondiale. In questo caso però al-Duri non è semplicemente interessato a spedire i suoi vecchi compagni in Argentina, ma è investito del compito di rimuovere i “pupazzi” dei persiani a Baghdad.
Ma non avendo la struttura necessaria per cacciare al-Maliqi, ha concluso la strana alleanza con il SIIS attraverso gli uffici di Erdoghan e Bandar. I nostri lettori dovrebbero notare che l’occupazione di Mosul è stata compiuta da ex-ufficiali baathisti iracheni sospettati di aver abbandonato i loro posti lasciando una forza di 52000 militari senza leadership, causando il completo collasso delle difese della città. Pianificazione e collaborazione non possono essere una coincidenza.
Con il SIIS alleatosi ora con i resti del Baath di Sadam, è facile capire perché i sauditi possano esserne terrorizzati. Fu il Baath di Sadam che invase il Quwayt. Furono al-Duri e Taha Yasin Ramadan che sbeffeggiarono il delegato del Quwayt durante i colloqui iracheno-quwaitiani prima dell’invasione causata dall’insistenza del Quwayt di vedersi rimborsare le somme anticipate all’esercito iracheno nella guerra contro l’Iran di Khomeini. Se volete sapere perché Bandar è in disgrazia, questo è uno dei motivi. E ora Erdoghan ha a che fare con un vero e proprio rovescio delle fortune. La sua amata al-Nusra si sta rapidamente dissolvendo di fronte a SIIS ed Esercito arabo siriano. Giusto?…
Entrando in colloqui con l’Iran sui nuovi rapporti con la Turchia, si limiterebbe l’avanzata del SIIS, mantenendo intatta al-Nusra in via di estinzione in Siria, cosa che dispera Erdoghan: la sua politica è nel caos grazie ai passi falsi di Hakan Fidan e ai pessimi consigli di Bandar. Il primo ministro turco affronta gravi problemi interni deliberatamente ignorati dai media occidentali, ma che esistono lo stesso. La minaccia del SIIS potrebbe facilmente rientrare in Turchia, sostenuta da un quasi-alleato PKK al solo scopo di distruggere le infrastrutture turche.
Ed Erdoghan vede solo il suicidio nell’accordo con i curdi. Gli Stati Uniti, come la Siria, godono del pasticcio. Non credo per nulla che il Pentagono non sia soddisfatto del SIIS. Se gli Stati Uniti volevano rimanere in Iraq all’infinito e con un’enorme presenza militare, questo sembra essere il momento di riaffermare tale desiderio. Ed ecco ancora l’Iran.
Non si sia sorpresi nel vedere il governo iraniano essere vicino ad al-Maliqi come lo è con il Dr. Assad. Ancora una volta parliamo della distruzione della Mezzaluna Fatimida che per l’Iran è una questione esistenziale. E si veda come la Russia si occupa dell’esigenza dell’Iraq di rinnovare il proprio esercito. Forse è il momento per gli Stati Uniti di migliorare i rapporti con il Dottor Assad e dichiarare le elezioni un “grande successo”, ma ciò richiederebbe un governo intelligente, purtroppo.
È possibile un accordo per ritirare al-Nusra, tra l’altro, da Aleppo nelle prossime settimane. E si osservi l’EAS avanzare verso est, in direzione di al-Hasaqa, al-Raqah e Dayr al-Zur, nel frattempo. Può darsi che il SIIS abbia fatto più nell’aiutare il popolo della Siria di quanto mai volesse. Mentre auguriamo ad Abu Baqr al-Baghdadi una rapida dipartita, lo ringraziamo per tutto quello che ha fatto.
Ziad al-Fadil SyrianPerspective
Traduzione di Alessandro Lattanzio. Sito Aurora