Savona al Gitananda Ashram…. un pezzettino d’India in Italia
Ho avuto la possibilità di trascorrere il ponte del 2 giugno 2014 al Gitananda Ashram, vicino a Savona, considerato il monastero induista più grande d’Italia.
Ci vivono in forma residenziale una ventina di monaci e monache che trascorrono le loro giornate in devozione e karma yoga (lavoro), indossando sgargianti abiti arancioni o bianchi.
Il centro spirituale è stato fondato nel 1984 da Svami Yogananda Giri, italiano, studioso e praticante di yoga fin dagli anni ‘50, unico discepolo del maestro Gitananda, a cui è dedicato l’ashram.
Per arrivare al tempio, ci si deve inoltrare sui monti a 600 mt. e passare attraverso un fitto bosco di castagni.
Originariamente, come mi è stato spiegato, la struttura era nata come campeggio, poi sapientemente trasformato e ora costellato di statue tantriche, giardinetti, viottoli, un grande campo di rose coltivate per le offerte votive, templi e sala di meditazione.
Le giornate sono scandite a ogni fase dal tocco di campane di ogni forma e dimensione.
Ho iniziato alle 6,30 con la pratica del mattino, l’ hatha yoga, in sala di meditazione. Alle prime luci dell’alba, dopo il suono della campana, ho percorso il viottolo vuoto e silenzioso e sono entrato nel tempio dove un monaco stava già seduto immobile in meditazione. Ho fatto in silenzio una mia pratica. Nel frattempo ad uno ad uno altri sono entrati ed hanno preso posto nella grande sala.
Una monaca ha poi condotto la pratica che è terminata volgendoci tutti verso est, dove iniziavano a filtrare i primi raggi di sole.
E’ stata per me un’esperienza toccante. Nel silenzio avvengono le cose più belle.
Dopo colazione è tempo di karma yoga, un’esperienza di servizio, di lavoro impersonale per il bene collettivo, utile per osservare ed educare se stessi.
Verso le dodici, ogni giorno, avviene il rito nel tempio – la puja giornaliera. Un momento di raccoglimento e meditazione che, alla domenica, è accompagnata dai canti devozionali e dalla recita di inni vedici.
Terminato il pranzo, c’è la pausa pomeridiana e si può riprendere il karma yoga o dedicarsi a letture, passeggiare lungo i sentieri del bosco fitto in cui è immerso l’ashram.
La sera il Maestro da vita al sat samgha, in cui si può discutere e fare domande su ogni aspetto della vita spirituale.
Nell’Ashram, per il rispetto della vita della comunità e per la propria e altrui salute, non si fuma e non si bevono alcolici. e, ovviamente, non si mangia carne.
E’ con profondo rispetto e gratitudine che saluto questi nuovi amici che ci hanno accolto e invitato a tornare. Invito gli amici ricercatori ad assaporare questo magico luogo. Importante, prima di andare, è prendere i dovuti contatti con la reception. Namastè
Claudio Jalsha
http://www.hindu-temple.net/