Giorgio Bongiovanni: “Elezioni europee 2014, pettegolezzi tanti …e la lotta alla Mafia?”
E la lotta alla mafia?
Durante la campagna elettorale alle ultime elezioni europee del 25 maggio 2014 lo stesso Pd non ha volutamente candidato importanti personalità antimafia come Beppe Lumia e Sonia Alfano. Quest’ultima usciva da un primo mandato in Europa dove aveva ottenuto risultati storici nell’ambito della lotta a Cosa Nostra. Attraverso un lavoro instancabile alla guida della Commissione Antimafia Europea (alla quale ha partecipato attivamente anche Rita Borsellino) era riuscita ad elaborare un testo del tutto ambizioso e coraggioso contro le mafie, successivamente approvato dal Parlamento europeo (526 voti a favore, 25 contrari e 87 astenuti).
Nel Testo Unico antimafia era stato chiesto di introdurre in tutti gli Stati membri il reato di associazione mafiosa e di voto di scambio che contemplasse anche vantaggi immateriali; il regime carcerario 41bis; l’abolizione del segreto bancario; l’esclusione da gare d’appalto per aziende condannate con sentenza passata in giudicato per reati di mafia, corruzione, riciclaggio; la confisca dei beni anche in assenza di condanna e il riutilizzo dei patrimoni confiscati a scopi pubblici e sociali. Allo stesso modo venivano previste anche misure relative a incandidabilità, ineleggibilità e decadenza da cariche pubbliche e norme per facilitare l’utilizzo di tecniche investigative speciali. Incurante di un’azione così importante sul fronte della lotta alla mafia – che doveva essere obbligatoriamente ripetuta – il Pd (dopo un vergognoso tira e molla con Sonia Alfano) ha preferito candidare il giurista palermitano Giovanni Fiandaca, noto alle cronache per i suoi scritti che hanno “legittimato” la trattativa tra Stato e mafia e per i suoi continui attacchi al pool che indaga sul patto tra Cosa Nostra e lo Stato. Un segnale eloquente. Che fortunatamente è stato spazzato via dal risultato elettorale.
Di fatto lo stesso Fiandaca non ha ottenuto i voti necessari per andare in Europa a demolire pezzo dopo pezzo il lavoro fatto dalla Alfano. Neanche Pino Arlacchi, altrettanto noto per le sue posizioni anti processo trattativa (ugualmente candidato dal Pd), non ha raggranellato abbastanza voti. E di questo non possiamo che rallegrarcene.
Resta però l’amarezza del grande lavoro della Commissione Antimafia Europea che rischia di rimanere interrotto a metà. Di sicuro in Europa ci andrà Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia Rocco Chinnici, neo eletta nelle file del Pd, che ha promesso la creazione di una procura antimafia europea. Indubbiamente un obiettivo importante, ma il rischio che la Chinnici finisca per essere strumentalizzata dallo stesso Partito democratico è altrettanto concreto. Nel frattempo Beppe Grillo dovrà fare i conti con il proprio ego e riconoscere che la pesante débâcle del Movimento 5 stelle è stata causata inevitabilmente dai suoi toni esasperati utilizzati in campagna elettorale. Nessun dubbio sull’onestà e sulla reale preparazione di alcuni suoi candidati in queste elezioni; allo stesso modo sui meriti di alcuni suoi parlamentari a livello nazionale, così come per alcuni suoi deputati regionali in Sicilia (e non solo).
Il nodo fondamentale resta sempre e comunque la priorità che verrà data nell’affrontare la lotta alla mafia. Anche la Lista Tsipras, approdata per un soffio in Europa, dovrà dimostrare di volersi applicare seriamente su questo fronte. Mentre le mafie continuano a prosperare a livello globale togliendo futuro e speranze alle nuove generazioni, i nostri governanti disputano diatribe degne di paesi del Terzo mondo facendo finta di dimenticarsi il rischio effettivo di nuove stragi. Il dato oggettivo è che siamo costantemente in ritardo in questa battaglia di civiltà. Dei proclami antimafia di Matteo Renzi il Paese non sa che farsene. Né tanto meno l’Europa.
Servono fatti concreti per colpire definitivamente al cuore: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e le altre mafie, e tutti i loro collegamenti politico-istituzionali, a livello nazionale ed europeo, ripartendo proprio dal Testo Unico antimafia di Sonia Alfano. Solo così potremmo definirci un Paese europeo in via di evoluzione. Altrimenti la storia del decadimento dell’Italia è già scritta. In un libro nero.
Giorgio Bongiovanni