In Parlamento ritentano il colpo: “Case mobili, ultima invenzione palazzinara per assalire il verde residuo”

Caro Paolo D’Arpini, il pezzo che segue – scrittto da Emanuele Montino* – è pervenuto alla rete “carteinregola” (vi appartiene l’ADP) che è gestita da Anna, una brava (anche issima) giornalista freelance.
Urge diffonderlo x cercare di impedire questo nefasto arrivo di
malefiche cavallette.
Buona salute a tutti ed un abbraccio.
Vito De Russis

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Segnalazione del nuovo tentativo – che questa volta rischia di andare a buon fine – di far passare in Parlamento un emendamento che permette di installare case mobili anche in aree vincolate senza permesso di costruire.

Praticamente un invito a tutti i gestori dei campeggi
nei luoghi più suggestivi d’Italia a trasformare le piazzole per le
tende in ben più remunerative casette e Bungalow, senza più la
necessità di chiedere il permesso di costruire, necessario,
ad esempio, anche per costruire una semplice tettoia in una
casa di campagna. Colpisce che si riproponga lo sciagurato
emendamento nonostante nell’ottobre scorso la Cassazione
si sia pronunciata a proposito di un campeggio di Alghero (2),
stabilendo che se l’insediamento è stabile e ha concreta
incidenza sul territorio, non si può prescindere da autorizzazioni
espresse sul piano urbanistico-edilizio e sul piano paesaggistico.

“La solita manina si è infilata di nuovo dentro un decreto legge in
conversione, è accaduto ieri in Senato, ad opera di un solerte
senatore del PD, che ha risolto un problema alle associazioni
di campeggiatori che, nel decreto del Fare di questa estate,
erano riusciti a fare il colpo gobbo: far passare per opere precarie
le case mobili. Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco,
pertanto i lobbisti che avevano scritto l’emendamento avevano
bisticciato con le parole, così anzichè scrivere che le
case mobili non sono soggette a permesso di costruire,
avevano scritto che le case mobili lo fossero qualora (“ancorchè”)
ancorate al suolo (3). A nulla sono valse le grida dei
campeggiatori, che si volevano trasformare in novelli affittacamere
a costo zero (ricordiamo che le case mobili non pagano una lira
nè di oneri concessori nè di TASI), in quanto l’italiano è (per
ora) una scienza esatta e gli uffici tecnici degli enti locali (e le
procure) in questi mesi gli hanno contestato la loro lettura
“elastica” dell’articolo, che essi stessi avevano fatto inserire.
Ma ecco che il Governo interviene sul decreto EXPO (d.l. n. 66/12014),
modifica la parolina incriminata in “salvo che”, e oggi la magia è
fatta, a suon di fiducia. Sempre oggi il testo arriva di gran
carriera alla Camera dei Deputati e il termine per gli emendamenti in
commissione è già fissato dalla maggioranza alle ore 22.00. Il
decreto scade il 27 maggio ma il Governo ha già fatto sapere che
chiederà un’altra fiducia al Parlamento, in modo da far approvare il
decreto così com’è stato modificato dal Senato.
Ci si vuole sbrigare: ci sono altri 25 milioni di euro da dare all’EXPO,
altre norme sugli appalti da rendere più “elastiche” e, appunto,
la norma per i campeggiatori da approvare.”

Emanuele Montini

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