Equanimità nei compensi pubblici e privati – Il principio di parificazione degli stipendi
Al Presidente Giorgio Napolitano
al Premier Matteo Renzi
al Ministro dell’Economia Pietro C. Padoan
al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti
al Ministro della Pubblica Amministrazione Maria Anna Madia
al Segretario CGIL Susanna Camusso
Il principio di parificazione degli stipendi
La discussione sulla riduzione degli stipendi dei manager anzitutto pubblici è stata retta finora dal principio di riduzione della spesa pubblica; e anche quello sui manager privati dal principio di riduzione dei costi d’impresa.
Il principio fondamentale a cui riferirsi è invece la dignità della persona umana, la pari dignità; quindi la pari dignità di ogni lavoro come impegno della persona umana e della sua forza intellettuale e fisica.
Cui consegue un criterio di fondamentale parità del reddito umano.
che può tollerare solo piccole oscillazioni relative al grado di responsabilità, al grado di creatività impegnata, al peso fisico e intellettuale, all’orario di lavoro, all’anzianità cioè all’apporto di un lavoratore all’impresa: coefficienti che dovrebbero essere adeguatamente studiati e valutati.
Tenendo conto del privilegio e insieme della discriminazione del lavoro mentale sul manuale, del creativo e direttivo sull’esecutivo. E cioè che il dirigente, il progettuale, l’amministrativo ecc. hanno già un forte vantaggio morale, una valorizzazione della loro dignità di persona,
oltre che una condizione di lavoro più dignitosa: vantaggi morali che non hanno prezzo e che non giustificano l’altro ulteriore vantaggio di una maggiore retribuzione.
Siamo cioè in una situazione ancora fortemente immatura sul piano storico e umano, in cui il valore fondamentale in gioco, e cioè la dignità della persona umana e del suo impegno, non viene adeguatamente valutato e crea quindi una fondamentale ingiustizia.
Qui un Presidente della Repubblica vive in un grande palazzo, è circondato di ogni onore e privilegio, e in più ha un reddito annuo di oltre 239.000 euro, che è oltre 16 volte il reddito medio di un lavoratore.
Siamo cioè in una situazione di tipo monarchico-aristocratico, in contrasto col principio democratico della sovranità popolare alla cui base v’è la dignità e il diritto della persona umana, da cui si genera lo Stato di diritto.
Su questo tutti devono riflettere e in merito a questo decidere, per un’azione graduale in tal senso.
Prof. Arrigo Colombo – arribo@libero.it