NATO – Non più difesa, ma forza d’attacco contro la Russia
Ufficiali russi hanno protestato formalmente il rafforzamento militare della NATO in Europa orientale, avvertendo che sta mettendo in discussione i trattati che hanno governato i rapporti NATO-Russia fin dalla dissoluzione dell’URSS da parte della burocrazia nel 1991.
Questa settimana, la NATO ha rotto la cooperazione militare con la Russia ed effettuato esercitazioni in diversi paesi confinanti o vicini ad essa, compresi gli stati baltici e la Bulgaria.
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha detto che Mosca pretende spiegazioni dalla NATO su tale rafforzamento militare. “Abbiamo posto domande all’alleanza militare del Nord Atlantico. Ci aspettiamo non una risposta qualsiasi, ma una risposta pienamente rispettosa delle regole che abbiamo coordinato”, ha affermato.
Lavrov ha accusato la NATO di violare l’accordo del 1997 con la Russia, che specifica che la NATO non effettuerà alcun nuovo “stazionamento permanente di forze di combattimento significative”. Ha anche accusato la NATO di violare la convenzione di Montreux sui dispiegamenti navali nel Mar Nero, la quale stabilisce che le navi da guerra di paesi esterni al Mar Nero rimangano nella regione solo 21 giorni. “Le navi da guerra statunitensi hanno recentemente prolungato la loro presenza nel Mar Nero diverse volte. Questo prolungamento non ha sempre rispettato le regole della Convenzione Montreux”, ha detto Lavrov.
La Russia ha ritirato il suo ambasciatore alla NATO, apparentemente per consultazioni, due giorni dopo che questa aveva sospeso la cooperazione con la Russia. “La politica di alimentare le tensioni non è di nostra scelta. Nondimeno, non vediamo alcuna possibilità di continuare la cooperazione militare con la NATO in un regime di routine,” ha dichiarato il vice ministro alla difesa russo Anatoly Antonov.
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La Russia di Vladimir Putin non manca di ammiratori. A cominciare dai serbi, che in maggioranza – e a dispetto dell’avvicinamento di Belgrado all’Ue – per il Cremlino stravedono. Una predilezione che va di pari passo con l’irriducibile avversione per la Nato, responsabile dei bombardamenti sulla Serbia della primavera 1999, durante la guerra del Kosovo, (78 giorni terrore e oltre 2500 morti) dei quali in questi giorni si ricorda il 15/o anniversario in un clima di dolore e rinnovato risentimento.
“Ci rivolgeremo all’ambasciata russa, ci rivolgeremo direttamente a Mosca per dire che noi non vogliamo qui la Nato, ma vogliamo la Russia, poiche’ i russi sono nostri fratelli“, ha detto David Lalic, uno dei piu’ ferventi paladini di Vladimir Putin “La Russia da sempre e’ la nostra madre”.
Immediatamente è partita la vendetta del Fondo monetario
FMI – Tagli del 25% delle pensioni e del 20% degli stipendi nel settore pubblico, insieme a una riduzione del 15% dei dipendenti della pubblica amministrazione: sono queste, secondo la stampa, le richieste principali che Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca mondiale hanno fatto ad Aleksandar Vucic, il leader conservatore trionfatore delle elezioni del 16 marzo in Serbia al quale nei prossimi giorni il presidente Tomislav Nikolic conferirà ufficialmente l’incarico di formare il governo.
Il quotidiano Vecernje Novosti scrive che Vucic comprende le richieste degli organismi finanziari internazionali, ma che “non intende frenare e deteriorare eccessivamente il livello di vita in Serbia“.
(ANSA)