Pietra Ligure (SV) – Persecuzione scolastica contro l’homeshcooling

Carissime, carissimi, vorrei raccontarvi cosa è accaduto a Soleada Vassallo, che fa homeschooling con le sue figlie a Pietra Ligure, in Liguria.

Lo scorso giugno, Soleada e il suo compagno vengono chiamati dal Dirigente Scolastico, il quale richiede che la loro primogenita, Carmen, sostenga, l’esame di conclusione della prima classe della primaria. Soleada e Michele fanno presente che il suddetto esame non è obbligatorio e che hanno scelto di non sottoporvi la figlia.

Il colloquio si conclude, senza tensioni. Apparentemente però, perché il Dirigente, senza più mantenere un dialogo con loro, scrive direttamente al Sindaco che i coniugi Abrate “comunicano che non intendono far svolgere quanto previsto dalla Legge”. Si tratta di una frase ambigua, che manda in allarme la segreteria del Sindaco la quale, senza neppure sentire il Sindaco, inoltra direttamente la lettera ai servizi sociali.

In autunno, la famiglia di Soleada si trova catapultata nell’iter di verifica e valutazione dei servizi sociali, con la supervisione del tribunale dei minori. Iter del tutto ingiustificato, perché non richiedere l’esame annuale è un diritto, e l’esame, per legge, non è obbligatorio.

Il procedimento che Soleada e la sua famiglia stanno subendo (tempestato di colloqui che vanno perfino ad indagare sulla vita intima di coppia) è frutto di una mal interpretazione della legge, ma anche di pregiudizi diffusi sulla scuola parentale: spessissimo accade ancora che chi fa scuola a casa sia visto come un clandestino, uno che non dovrebbe farlo. La scuola parentale è invece un diritto sancito dalla Costituzione.

Questi pregiudizi possono ancora sopravvivere e generare azioni leggere e insensate, come quelle del dirigente e della segretaria del sindaco sopra citati, perché sulla scuola parentale non esiste ancora un’opinione pubblica.

Il mio intento con questa lettera è di far partire adesso un movimento di opinione pubblica, per fermare questa ingiustizia nei confronti non solo di Soleada ma di tutti coloro che hanno il coraggio di esercitare la libertà di scelta nel campo dell’educazione (e non solo), libertà che esiste di diritto sui testi di legge, ma che poi nella pratica risulta moltissime volte osteggiata e boicottata -in qualsiasi campo, sanitario, educativo, culturale, politico, religioso, economico.

La famiglia di Soleada, da sola, non può riuscire a denunciare l’ingiustizia di cui è vittima.

Ma se più voci si uniscono a lei, il messaggio diventa udibile.

La mia preghiera è di unirci per dire insieme che la libertà di scelta è un valore, tutelato dalla nostra Costituzione, anche in campo educativo, e non può essere violata così.

Se volete dirlo, ed aiutare Soleada e la sua famiglia, ecco come fare.

Copiate il testo dell’allegato in una email, e firmatelo.

Poi spedite la lettera ai servizi sociali di Pietra Ligure segreteria.ambito@comunepietraligure.it

e per conoscenza a sindaco@comune.magliolo.sv.it e al Dirigente di Pietra Ligure svic817004@istruzione.it

Rimango a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento,

Raffaella Cataldo

…………………………….

Bozza di lettera:

Alla cortese attenzione della Dott.ssa Alessia Costanzo e Dott.ssa Simona Bonifacino
Servizi Sociali di Pietra Ligure
 Via S.M.G. Rossello, n.23
17027 Pietra Ligure (SV)

per conoscenza:
Al Dirigente Scolastico, Professor Pier Luigi Ferro
Istituto Comprensivo di Pietra Ligure
Salita Suor Maria Cecilia Clementi, 1
17027 Pietra Ligure (SV)

al Signor Sindaco di Magliolo Enrico Lanfranco
Piazza Plebiscito, 26
17020 Magliolo (SV).

oggetto: riflessioni in riferimento al procedimento avviato nei confronti di Soleada Vassallo e Michele Abrate a seguito del mancato esame di idoneità di Carmen Abrate.

Gentili Dott.ssa Costanzo e Dott.ssa Bonifacino,

Scrivo per esprimere la mia sorpresa e il mio disappunto nell’apprendere del procedimento avviato nei confronti di Soleada Vassallo e Michele Abrate a seguito del mancato esame di idoneità di Carmen Abrate.
In Italia, come in molti altri Paesi, l’assolvimento dell’obbligo di istruzione può avvenire tramite l’educazione parentale o scuola familiare, o homeschooling, come viene chiamata a livello internazionale.
Le famiglie che decidono di istruire i propri figli personalmente, senza mandarli a scuola, lo fanno in totale legalità grazie agli articoli 30 e 34 della Costituzione Italiana che recitano: “E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”  e  “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”, da questo si evince che è l’istruzione a essere obbligatoria, ma non la scuola. 
Inoltre, l’educazione parentale può coprire tutto il percorso di studi, dalle scuole primarie fino al termine dell’obbligo scolastico.
I genitori che desiderano educare a casa i propri figli notificano al Sindaco o al Dirigente Scolastico la propria scelta. Compito di chi riceve la notifica, è semplicemente quello di accogliere la dichiarazione e accertarsi che sussistano i requisiti tecnici e economici.
La legge chiarisce, senza lasciare possibilità di dubbio, che “…la scuola non esercita un potere di autorizzazione in senso stretto, ma un semplice accertamento della sussistenza dei requisiti tecnici ed economici.” Ministero Nota Prot. n. 253 18 gennaio 2013

I bambini e i ragazzi educati a casa non devono essere iscritti ad una scuola in quanto l’istruzione famigliare non è un percorso gerarchicamente dipendente da quello della scuola statale, ma è un percorso a sé stante, paritario rispetto alla scelta della scuola, statale e non.

L’esame di idoneità serve per formalizzare la carriera scolastica dello studente o per stabilire il livello dell’apprendimento dello stesso unicamente nel caso in cui la famiglia intenda farlo rientrare nel circuito scolastico tradizionale. Legislativamente, la garanzia dell’assolvimento del dovere all’istruzione avviene attraverso l’autocertificazione dei genitori di avere le capacità tecniche e economiche per provvedere all’educazione dei propri figli. Esistono circolari ministeriali che invitano i DS a sottoporre i bambini e i ragazzi educati a casa a un esame annuale, ma ricordiamo che le CM, così come le note, non sono leggi o fonti del diritto, e che quindi non possono essere vincolanti (sentenza Corte di Cassazione n.35 del 5 gennaio 2010). Infatti, la decisione di far svolgere o meno l’esame annuale ai propri figli spetta esclusivamente ai genitori.
A confermarlo, la legge prevede che sia il genitore a presentare la domanda d’esame ( anche presso una scuola che può essere diversa da quella del comune di residenza).

L’istruzione parentale è diffusa in tutta Italia, e moltissime famiglie scelgono di non far sostenere un esame annuale ai propri figli, parlandone serenamente con il Dirigente e pianificando insieme il percorso da fare, senza che questa scelta generi alcun tipo di conflitto o allarme.

Detto questo, ritengo che il procedimento avviato verso Carmen Abrate e i suoi genitori, sia frutto di una mal interpretazione legislativa o di un errore di altra natura. Errore che peraltro va a ripercuotersi negativamente sull’armonia di questa famiglia.
Vi chiedo pertanto che venga rivisto con accuratezza l’iter che vi ha condotte ad avviare il suddetto procedimento, alla luce di quanto detto più sopra, dal momento che l’esame di idoneità richiesto a Carmen Abrate non è obbligatorio, e non sottoporvisi è un suo diritto.

In fede, (Firma, luogo, e data)

I commenti sono disabilitati.