Lo splendore vegano e gli indomabili della bistecca

L’incremento demografico genera inquietanti visioni future. A mano a mano che aumentano le bocche da sfamare diminuisce il quantitativo disponibile per ognuno: quando il quantitativo sarà insufficiente a garantire la vita gli effetti sociali potranno essere devastanti. La superficie coltivabile del pianeta terra è di dimensioni limitate ed il limite massimo che consente di sfamare 7 miliardi di esseri umani (più cento miliardi di animali allevati) sta per essere superato. L’aspetto drammatico è che le previsioni dicono che nel 2040 raddoppierà nel mondo il consumo di carne e di conseguenza il numero di animali allevati che sottrarranno risorse vitali al genere umano.

Ma la terra non ha la possibilità di nutrire un popolo di carnivori, ci vorrebbero altri 5 pianeti come il nostro per produrre gli alimenti necessari e smaltire l’immensa mole di rifiuti prodotti dall’industria della carne e le altrettanti ingenti risorse per neutralizzare l’inquinamento prodotto: sarà necessario un cambiamento radicale delle politiche alimentari e degli stili di vita se si vuole evitare una prospettiva drammatica che va delineandosi per il futuro prossimo. Il modo più saggio quanto auspicabile è quello non solo di ridurre l’incremento demografico ma fare in modo che la terra coltivata sia destinata a prodotti che consentano a tutti di nutrirsi, evitando di allevare animali.
Generalmente il costo di un solo kg viene considerato quello che si paga al macellaio. Ma il vero costo, se si considerano tutte le componenti necessarie a produrlo e gli effetti prodotti sull’uomo e sull’ambiente, raggiunge cifre inimmaginabili, forse un kg di carne costa quanto un’automobile. Per i seguenti motivi::
attualmente per produrre 1 kg di carne di manzo (produrre carne di maiale o altri animali il quantitativo è più ridotto ma non molto distante) vengono sperperati: circa100.000 litri di acqua, 9 litri di petrolio, 15 kg di cereali, e vengono rasi al suolo 12 mq di foresta. Inoltre questo kg di carne di manzo genera 36 kg di anidrite carbonica e consuma tanta energia quanto una lampada di 100 W per 40 ore di seguito. A questi bisogna aggiungere i sussidi che l’industria della carne e del pesce riceve dalla Comunità Economica Europea, e che pagano tutti con le tasse, anche coloro che hanno scelto di essere vegan; a questi bisogna aggiungere l’iperbolica cifra delle spese sanitarie per curare le malattie dovute dalla carne e dall’inquinamento dell’aria, della terra, del mare, delle falde acquifere, il buco nell’ozono, le piogge acide, la desertificazione ecc. Bisogna aggiungere la sofferenza e la morte per fame delle popolazioni in via di sviluppo dovute alla sottrazione delle terre dalle multinazionali agroalimentari e zootecniche per destinarle a pascolo o a coltivazioni di monocolture. Bisogna aggiungere l’estinzione, irrevocabile dalla faccia della terra per tutti i millenni che verranno, di un’infinità di specie di vegetali e animali. Basti pensare che per produrre un solo hamburger si perdono una ventina di specie vegetali, una dozzina di specie di uccelli, di mammiferi e rettili. Bisogna aggiungere il fatto che il mangiatore di carne consuma 20 volte più acqua di un vegetariano; che il 20% della popolazione mondiale può concedersi il lusso di mangiare la carne perché l’80% digiuna, che un terzo di tutte le risorse energetiche dell’Occidente sono assorbite dall’industria della carne.
Su un ettaro di terra, nello stesso periodo di tempo, si possono produrre i seguenti alimenti:1.000 kg di ciliegie, 2.000 kg di fagiolini, 4.000 kg di mele, 6.000 kg di carote, 8.000 kg di patate, 10.000 kg di pomodori, 12.000 kg di sedano, oppure…50 kg di carne di manzo.
Ma la necessità vitale di un’umanità vegan non nasce soltanto dal fatto che l’alimento carneo incide in modo deleterio sulla salute della popolazione, sull’ambiente e sull’economia, ma dal fatto che tale alimentazione genera una mentalità di predominio, di insensibilità e indifferenza verso il valore della vita e verso il dolore della sconfinata famiglia dei viventi non umani. Essendo la carne è un alimento adatto agli animali predatori (serve a dar loro l’aggressività necessaria ad aggredire e divorare la preda) introducendo questa sostanza nel nostro organismo genera lo stesso impulso predatore. In sostanza l’umanità si trova storicamente davanti all’alternativa: o adotta il sistema di vita vegan o è destinata a subirne le conseguenze e sparire dalla faccia della terra.
Gli indomabili della bistecca diranno che in futuro sarà sufficiente contenere l’umanità entro un numero compatibile per perpetuare il consumo di carnami. Ma l’evoluzione è un fatto inarrestabile; l’umanità del futuro sarà migliore dell’attuale e guarderà con orrore e vergogna alle generazioni che consideravano i nostri fratelli animali come cose da mangiare, e si stupiranno come in un mondo di miseria e di fame questa umanità sperperasse le sue migliori risorse allevando animali, condannando poi se stessa al dolore, alle malattie, alla violenza, alla distruzione dell’ambiente.

Franco Libero Manco

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