Teodoro Margarita: “Dedicato… alle mie donne, a tutte le donne!”

Alle mie donne.

Alle mie donne, a quelle vere, a quelle che ho conosciuto,
a mia madre.

Non ho tempo, purtroppo, per consentire
alla cascata d’amore che verso di voi di fluire
,al debito di immensa gratitudine che vi devo.
L’affanno della giornata mi obbliga a fuggire,
mi costringe a congelare le cose che, donne,
pur, oggi, vi devo dire.
Senza di voi non c’è partenza.
Senza di voi è vano il dolore, il colore,
ogni coraggio.
Senza di voi fiorisce vana, la rosa in maggio.
Io vi ho amato, vi amo ancora.
Ognuna, ciascuna, in epoche diverse.
Vi ho amate streghe e vi ho amato regine,
sguattere, dotte e popolane.
Vi ho amato more, bionde, rosse e castane.
Donne della mia vita, donne d’ogni annata.
Donne tenere, sempre accoglienti, dalla lingua graffiante.
Mi porto nelle rughe il ricordo, il rammarico ed il rimpianto,
per avervi trascurato, tralasciato, tradite.
Perché sono un po’ donna anch’io e sono incostante.
Ma una donna m’ha insegnato, Eva,
l’amore per i fiori
e questo marrone nelle dita, questo marrone di Madre Terra,
io ce l’ho ancora.
Il marrone scuro dell’incavo della pelle.
Laddove v’è la tenerezza più sottile,
l’intimità più vera.
Oggi, otto marzo, io canto l’amore
che vi giunga caro, che vi giunga sincero.
Io, per voi donne care, ho solamente fiori,
ho solamente un occhio azzurro che ride,
un occhio spalancato che vi osserva e di lacrime si intride.
Ho un altro occhio, azzurro anch’esso, ancor dischiuso,
esso osserva e scruta, ha paura.
Voi, non vi crucciate, l’uno e l’altro sono finestre.
I miei occhi, diversi, segno d’attesa e segno di cammino.
La mia parte maschile, la mia parte femminile,
una radicata nel folle marzo, l’altra, speranzosa
delle aperture d’aprile.
Donne, è la vostra giornata, donne debbo andare,
un bacio, un abbraccio, un arrivederci promesso,
a voi il mio augurio al volo,
a voi, un attimo solo, a voi questo mio abbraccio,
a voi tutte,
questa mia ballata.

Grazie, grazie a quante mi hanno amato,
Donna, sei in ogni dolore dolce, sei in ogni desiderio di semine nuove,
sei in ogni tramonto che trascolora, in ogni brezza di mare. sei la musica che emana da ogni roccia accanto alla cascata. sei il fiume che scorre placido e sei il canto dei fringuelli.
Sei la gemma che si dischiude in marzo.
A me, a noi uomini di innaffiare, di curare il vostro viso, di cingere di siepi verdi il vostro giardino.
A voi, un otto marzo di letizia che già le donne hanno sopportato troppa violenza e troppo odio.
Donna, io ti ringrazio per la tua presenza che mi colma di certezza d’affetto e di calore.
Donna, io ti ringrazio anche per la tua assenza, il desiderio che ho di te mette le ali al mio pensiero, mette le ali alla poesia.
Donna, imprescindibile, libera, forte, dolce, tenera e ribelle, sempre complice compagna.
Donna, madre di mio figlio, donna amatissima, a te, tutto il mio canto.
Donna terra, donna felina, donna lunare, donna di dentro, nascosta e crepuscolare, donna regina, sovrana ed apparente. Donna che solchi la zolla e le stagioni, regina dei colori, regina dei suoni.
Donna, ti ringrazio, per gli abbracci donati e per lo strazio
dell’abbandono. Anche questo un passaggio di vita, anche questo un necessario, doloroso dono.
E vedi, donna, vedi, perdonami se non sempre ti ho lasciato ancora in piedi.
Perdona i tradimenti e i dispiaceri che ti diedi.
E prendimi, prendimi ancora. La giostra della vita, la giostra nelle stelle, questa giostra celeste, senza donne tra le nuvole, che cavalcata triste, senza di voi sarebbe uno strisciare solamente terrestre!

E arrivederci, arrivederci, allora, forse vi ho stancato…forse, avete voglia di versi, di un nuovo canto, ancora..

Teodoro Margarita

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