Matteo Renzi e la politica del “sembrare”… dove chi governa non conta nulla

I sistemi di potere sono uguali dovunque, da sempre.
Eppure, si manifestano secondo diverse modalità originali, seguendo delle specificità legate alla tradizione, al territorio, alla cultura d’origine, e quindi si esprimono seguendo delle logiche che sono proprie di quella etnia, gruppo o nazione.

Se si vuole combattere contro il potere costituito -e la sua logica- bisogna prima comprendere e capire quale sia la sua natura intrinseca, altrimenti non sarà mai possibile disinnescare quei meccanismi contro i quali ci si oppone.

In Russia e in Usa, ad esempio, il potere si manifesta sempre in maniera chiara e netta.

A seconda di chi lo detiene, il paese va da una parte o dall’altra, e per i cittadini è molto chiaro quali siano le forze in campo e quali interessi -in quella precisa circostanza storica- siano rappresentati dal loro presidente e dai componenti del governo in carica.

Michail Gorbacev è stato un uomo completamente diverso da Vladimir Putin.
Così come Barack Obama lo è da George Bush jr.
La Russia di Gorbacev era una Russia completamente diversa da quella di Putin.
Così come l’America di Obama è un’America distinta da quella di Bush.

Non così da noi, dove i premier si susseguono senza che nessun meccanismo strutturale venga mai minimamente intaccato, nessuna riforma venga mai avviata, ed è irrilevante che a vincere le elezioni sia una compagine che (in teoria) si richiama alla destra, alla sinistra o al centro, perchè l’esecutivo lo è soltanto di nome: è una rappresentanza puramente simbolica. Le personalità in carica svolgono una funzione vicaria, di gregariato.

Loro non sono: sembrano.

L’immagine che viene offerta al pubblico, quindi, ruota intorno all’apparenza senza mai svelare la sostanza, e al cittadino non viene mai riferito con esattezza quali siano le forze reali che stanno gestendo la nazione. In tal modo, si crea una nebulosa che offusca il teatro reale dello scontro e i votanti diventano semplici e banali spettatori di un gioco delle parti di cui ignorano perfino la sceneggiatura e la trama.

In Italia, la natura del potere politico è diventata oscura e clandestina, sotterranea, sottaciuta.

Quelli che volgarmente vengono definiti “i poteri forti” conoscono molto bene questo meccanismo (l’hanno imposto loro) che assecondano, foraggiano, finanziano, in modo tale da poter esercitare il potere reale esecutivo -quello che davvero fa girare l’economia- in maniera clandestina, senza testimoni, senza osservatori poco graditi o disturbatori che possano alterare gli equilibri in campo. In questo senso, in Italia, non c’è stata alcuna novità dal 1994.

Il primo Berlusconi si presentò come un originale elemento scardinante, che allora colpì l’immaginario collettivo della nazione in cerca di una forte modificazione verso un cambiamento moderno del paese. Si scontrò subito contro la logica clandestina e dinanzi alla scelta radicale (cambiare il meccanismo o assecondarlo, perchè allora aveva la forza di poter scegliere) optò per l’adattamento alla norma tradizionale conservatrice, e la sua forza propulsiva -che era reale- durò lo spazio di sei mesi. E’ il motivo per cui “i poteri forti” hanno amato, adorato, vezzeggiato, coccolato, l’esistenza del cosiddetto conflitto di interesse.

Dinanzi alla prospettiva di cambiare l’Italia per davvero, mettendo a repentaglio la tenuta delle proprie aziende, Berlusconi scelse di salvaguardare l’interesse privato personale familista, e in cambio gli venne offerta la possibilità (che lui accettò di buon cuore) di fondare una dinastia parentale, partecipando quindi all’esercizio del potere esecutivo italiano secondo la modalità oligarchico-medioevale presente nel nostro paese.

Con il governo Renzi, il potere italiano ha deciso di muoversi secondo la propria norma consuetudinaria, quella per l’appunto clandestina, oscura, che lo ha qualificato subito come una fotocopia aggiornata di Mario Monti o Enrico Letta. Basta guardare i curricula e le vite dei ministri per comprendere chi, in questo momento, davvero stia al potere.
Matteo Renzi (come giustamente suggerisce il Financial Times) non conta nulla.

E’ una normale, tranquilla, operazione di maquillage.
C’è, però, un ma.
Il punto è proprio questo.
E’ l’ennesima favola che viene raccontata agli italiani.

Ma questa volta si tratta di una favola tutta italiana, il cui esito non è affatto scontato.

Per poterla comprendere al meglio, ci facciamo aiutare dal più geniale e imbattibile artista produttore di favole che la nostra grande cultura abbia mai prodotto: Carlo Collodi.

Anche lui toscanaccio doc, come Licio Gelli, come Matteo Renzi.
E’ la favola di Pinocchio.
Perchè non si possono fare i conti senza l’oste, e in questo caso, l’oste, è il fattore umano.
Matteo Renzi è una personalità molto forte, un giovane caratteriale, e non è ancora chiaro come possa evolversi la favoletta con un tipo come lui.
Il nostro bravo Pinocchietto è stato accolto a braccia aperte proprio perchè era lui: infantile, bugiardo, giocherellone, creativo, un po’ manigoldo, abbagliato dalle giostre del potere, proprio come Pinocchio, e come lui fatto di legno. Il Gatto e la Volpe (che non devono aver letto il finale della favola) lo hanno messo nel sacco e si rallegrano entusiasti.
Questo pensano.

L’attuale governo, infatti, è loro.

In realtà, noi abbiamo un bicolore Berlusconi-D’Alema, anzi, un tricolore.
Come ha acutamente fatto notare il nostro baldo pregiudicato “e così siamo riusciti a piazzare un nostro ministro al governo pur stando all’opposizione”, l’esecutivo è composto da berlusconiani fedeli doc nei posti strategici: al ministero dello sviluppo economico, a quello degli interni e a quello della sanità; D’Alema ha imposto i suoi all’economia, agli esteri e al lavoro; e il tricolore è stato completato dalla presenza dell’opus dei vaticanense garantita da Maurizio Lupi di Comunione e Liberazione, da Enrico Franceschini alla Cultura e da un fedelissimo casiniano. Così è stato costruito un modello catto-comunista-berlusconiano che non ha assolutamente nulla di renziano, non presenta alcuna novità, e si pone come il legittimo garante di una totale regressione del paese, con inevitabile fallimento.

Il Gatto e la Volpe si leccano i baffi.

Dal loro punto di vista hanno ragione, li capisco.
L’inossidabile Balena democristiana si è ingoiata il nostro burattino che, in questo preciso momento, si trova dentro la pancia dove incontrerà Geppetto.

Il problema sta nel finale della favola, ovvero nella risoluzione del mistero attuale italiano che risponde alla seguente domanda: “ma qual è la vera ambizione di Matteo Renzi?”.

Per me, non è dato saperlo. Non lo conosco personalmente e con franchezza, devo dire, che non so quale delle due potenziali ipotesi corrisponda al vero. Forse non lo sa neppure Renzi, oggi, ma lo capirà al massimo entro quaranta giorni, non oltre. E anche noi, insieme a lui, lo capiremo.

Ben presto si accorgerà che lui non conta nulla, ma davvero nulla, e non ha alcuna possibilità di prendere alcuna decisione. Lui non può che eseguire ordini.

Come reagirà, allora?

Facciamo un esempio.
Il Ministro dell’economia Padoan non è un impiegato dei poteri forti, com’era Saccomanni; chi lo sostiene commette un errore: lui è il potere forte, ben altro dire.

Sarà lui a dare ordini a Renzi e non viceversa.

E’ l’uomo che per conto del Fondo Monetario Internazionale, nel 1998, ha assunto l’incarico di responsabile del “desk Argentina” convincendo l’allora presidente in carica, Menem, ad attuare alla lettera i dispositivi economici da lui suggeriti che avevano come scopo quello di de-industrializzare il tessuto nazionale, privatizzare l’intero impianto energetico argentino passandolo sotto il controllo di multinazionali anglo-americane, affidare alla Monsanto la gestione del lancio della produzione massiccia di ogm con la conseguente distruzione di circa 2 milioni di ettari, e mettere il sistema bancario sotto la guida di due colossi della finanza da lui suggeriti: Goldman Sachs e J.P.Morgan.

Il risultato fu il crollo del paese, con una disoccupazione al 56% e il default.

In Sud America, Padoan, non ci può più andare neppure in vacanze travestito da pinguino. Dopo la distruzione dell’Argentina, il Fondo Monetario Internazionale lo promuove, e lo passa ad altro incarico, assunto nel 2002, avvalendosi della collaborazione di Mario Draghi: “desk Grecia” dove ha attivato la sistematica devastazione dell’economia locale, imponendo logiche speculative sui derivati che hanno avviato il suicidio della nazione ellenica. Nel 2008, conclusa l’operazione Grecia, viene promosso a vice-presidente dell’Ocse. Mario Monti, allora, dichiarò che Padoan aveva svolto un lavoro egregio e -siamo alla fine del 2008- ebbe a dire che “l’attuale situazione della Grecia è la prova lampante del successo dell’euro”. E’ il nemico numero uno di Paul Krugman e di Joseph Stiglitz. Qualche giorno fa, di lui hanno parlato in Usa (ambito occupywallstreet) grazie allo splendido lavoro portato avanti da Lori Wallach, direttrice del Public Citizen’s Global Trade Watch, prestigioso osservatorio indipendente di Washington che si occupa di combattere una battaglia della cittadinanza mondiale contro la presa del potere da parte delle multinazionali e della finanza, Lo hanno identificato come l’uomo che -per conto dell’Ocse- deve portare in fondo il varo del TAP (Trans Atlantic Partnership) un meccanismo legale di accordo tra Usa e Ue che imporrà dei contratti tra privati e stati nazionali che comportano la possibilità di “denuncia da parte dei privati nei confronti di singoli governi per mancato profitto, con penali talmente alte da mettere gli stati nella condizione di dover per forza accettare le richieste di specifica legiferazione da parte di enti privati; e tutto ciò verrà realizzato senza che nè i cittadini nè i singoli parlamenti vengano avvertiti, informati, coinvolti”.

Tutto ciò lo abbiamo saputo grazie a Julian Assange e al lavoro del gruppo wikileaks.

C’è una bellissima intervista video realizzata da Lori Wallach ad Assange nella quale raccontano la questione, andata in onda su migliaia di canali privati in Usa (circuito alternativo indipendente) il 14 novembre 2013.
Ecco il link per chi voglia ascoltare e vedere l’intervista:
http://www.democracynow.org/2013/11/14/tpp_exposed_wikileaks_publishes_secret_trade

Ritorniamo al nostro governo.
O Matteo Renzi è ciò che i suoi detrattori credono, ovvero: mera apparenza priva di sostanza, e quindi si accontenta di coltivare come unica ambizione quella di apparire, sembrare, e accontentarsi di essere un burattino, oppure la sua ambizione è molto più alta e poderosa perchè lui, il potere di cambiare il paese lo vuole davvero esercitare, e quindi, non appena si accorgerà che non conta nulla, rovescerà il tavolo e si andrà alla fine di maggio alle elezioni politiche.
Non ho idea quale delle due ipotesi sia quella giusta.
Per il momento, il Gatto e la Volpe gongolano.
Ma la favola di Pinocchio ha avuto un lieto fine (oggi sono ottimista).
In seguito a una strana mareggiata, la grande balena vomita il proprio contenuto e Pinocchio viene ributtato fuori; da naufrago approda alla riva dove si accorge che ha raggiunto la sua grande autentica ambizione: è diventato un essere umano.
Come andrà a finire Matteo Renzi?
Non lo so.
So per certo che è stato ingoiato dalla grande balena democristiana e si trova dentro la sua pancia. Rimarrà al calduccio, ben pasciuto, accontentandosi di fare l’attore con la consapevolezza di essere fatto di legno, colla e chiodi?
Oppure, la sua vera, profonda ambizione, consiste nel diventare un bambino vero?

Lo sapremo molto presto.

Sergio Di Cori Modigliani
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/

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Articolo in sintonia: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2014/02/economia-alla-padoan-ovvero-se-il-neo.html

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