Governi napoletani: Monti, Letta… ed infine Renzie, il nuovo… – Stato permanente d’eccezione
In mezzo a una marea di impresentabili e riciclati vari, avvolti in un perenne chiacchiericcio politichese del quale non frega nulla a nessuno, spunta a sorpresa un giovanotto svelto e sfrontato. Uno che il Banana ha invano cercato per anni nel suo centrodestra. Un perfetto prodotto da grande distribuzione e largo consumo. Una macchina da slogan praticamente infallibile. I suoi compagni di partito, se tale si può considerare il Pd, naturalmente fanno di tutto per fermarlo. Non sia mai che si vinca.
Ma al secondo tentativo primariesco, l’hooligan con la sciarpa della Fiorentina si prende la baracca, trova un’intesa più che legittima con il Banana sulla riforma elettorale e comincia a martellare il governicchio di Mezze Intese. Parla di cose concrete, propone soluzioni per realizzarle, indica dei tempi certi e sembra fare tutto alla luce del sole. Una mezza rivoluzione per un paese ammalato di lettismo e gestito da Re Giorgio a colpi di moniti, “moral suasion” e convocazioni nelle segrete stanze. Sottoposto a un trattamento del genere, il governo Alfetta finisce fuori strada e la Palude Italia è pronta a consegnarsi all’unico leader che sembra avere gli stivali adatti.
Tutto bene quel che finisce bene? Ecco, non esattamente.
Qualcuno ha votato Mario Montimer? Qualcuno ha votato Lettanipote? Qualcuno ha votato Renzie? Se nelle prossime ore il triste Aspenio si arrenderà per lasciare campo libero al Rottam’attore, l’Italia avrà il triste primato di tre governi calati dall’alto in 28 mesi. E forse non è un caso se il primo partito è ormai quello dell’astensione, arrivata al 40%.
Quanto al Rottam’attore, eccolo apprestarsi a diventare vittima di se stesso e delle proprie accelerazioni. Costretto a muoversi come un Dalema qualunque, nell’ennesima dimostrazione che il “contrappasso” dantesco resta un’intuizione insuperabile.
A cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)