Proposizioni politiche del Nuovo Partito Comunista Italiano – Avviso ai Naviganti

Il partito comunista non è il partito delle rivendicazioni, delle proteste e delle denunce. È il partito che mobilita, organizza e dirige la classe operaia e il resto delle masse popolari a costruire il proprio potere conquistando una posizione dopo l’altra a spese della borghesia e del clero fino ad eliminare completamente il loro potere.

Il movimento comunista rinasce perché supera i suoi limiti che gli hanno impedito di condurre la prima ondata della rivoluzione proletaria fino all’instaurazione del socialismo in tutto il mondo!

Alla diffusione del Comunicato CC 2/2014 – 11 gennaio 2014 (saluto del CC del nuovo PCI al II congresso di Comunisti Sinistra Popolare) alcuni membri e simpatizzanti di CSP hanno reagito alcuni rimproverandoci di esagerare quando diciamo che la sinistra del PCI dopo il 1945 non sapeva cosa fare per fare la rivoluzione socialista, altri sostenendo che le quattro questioni indicate nel Comunicato (i quattro limiti che dobbiamo superare) sono “punti oscuri”.

L’importanza delle loro obiezioni è tale che dedichiamo ad esse questo Avviso ai naviganti.

Prendiamo Pietro Secchia come esponente rappresentativo della sinistra del PCI, cioè di quella parte che era convinta che era possibile instaurare il socialismo in Italia (quindi in disaccordo con le tesi che Oliviero Diliberto proclama ancora oggi, di cui abbiamo detto nel Comunicato) e voleva instaurare il socialismo. Pietro Secchia era certamente scontento della linea che Togliatti e i suoi soci imponevano nel PCI. Ma quale linea proponeva? Ha mai proposto una linea, andando oltre il manifestare a destra e a manca, in Italia e all’estero il suo malcontento per la linea di Togliatti e mostrare che con quella linea Togliatti portava alla liquidazione il Partito che si era costruito lottando contro il fascismo e che conducendo la Resistenza aveva conquistato una larga egemonia? L’articolo Pietro Secchia, un altro punto di vista nel PCI di Marco Rizzo che riportiamo in Appendice conferma pienamente la nostra affermazione, senza volerlo e forse senza che Rizzo neanche se ne renda conto. Infatti attingendo al racconto di Giorgio Bocca, Rizzo racconta che Togliatti (infastidito perché non può accettare uno scontro di linea: normalmente la destra evita lo scontro di linea) alle insistenze di Secchia su una questione di tattica (sulla necessità di accelerare ed approfondire la battaglia politica nel contesto dell’opposizione in Senato alla Legge Truffa presentata dalla DC – 1953), risponde: “Già, e poi che facciamo, la rivoluzione?”. A Togliatti Secchia non replica esponendo la successione di passi da fare per arrivare posizione dopo posizione alla conquista del potere e all’instaurazione del socialismo, ma succube e malcontento risponde: “No, non facciamo la rivoluzione. Ma a sentire te non facciamo mai niente!”. E già le parole di questa povera replica di Secchia, secondo Rizzo “certamente risuonavano come un atto di grave insubordinazione”. Perché Rizzo giustifica, anzi esalta la sottomissione della sinistra alla destra nel PCI in nome della disciplina. Ma è questa la disciplina che fa del partito comunista lo Stato Maggiore della rivoluzione socialista?

Nuovo Partito Comunista Italiano
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Il messaggio integrale è qui: https://nuovopci.wordpress.com/

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