I comunisti, il Movimento dei Forconi, la sinistra borghese e i dogmatici

Il movimento dei Forconi ha spaventato la sinistra borghese e ha messo in difficoltà i dogmatici.
I comunisti possono e devono da subito promuovere l’egemonia della classe operaia nella lotta di tutte le classi delle masse popolari per sfuggire alla catastrofe e fare dell’Italia un nuovo paese socialista

Come ha giustamente fatto osservare Resistenza, il foglio mensile del Partito dei CARC, in un articolo del numero di gennaio appena comparso da cui qui largamente e liberamente attingiamo, tra i molti effetti positivi del Movimento dei Forconi (Coordinamento 9 Dicembre) non ultimo vi è quello di aver indotto a discutere di linea, e forse anche a riflettere, una serie di organismi che sono o almeno vorrebbero essere e comunque si presentano come promotori della mobilitazione delle masse popolari contro l’attuale corso delle cose imposto nel nostro paese dai vertici della Repubblica Pontificia e a livello mondiale dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.

È utile andare a fondo del dibattito iniziato perché esso riguarda la lotta che noi comunisti conduciamo per assumere la direzione della classe operaia, il ruolo della mobilitazione dei lavoratori autonomi nella costruzione della rivoluzione socialista (nella guerra popolare rivoluzionaria che è la forma della rivoluzione socialista) e la linea che i comunisti devono seguire in proposito.

Nel nostro paese i lavoratori autonomi sono all’incirca un quarto degli adulti che formano le masse popolari, intendendo per masse popolari (come indicato nel Manifesto Programma del nuovo PCI, pag. 166-171) quella parte della popolazione che riesce a vivere solo se riesce a lavorare. È la parte che la crisi generale del capitalismo sempre più nettamente distingue dalle classi che compongono il campo della borghesia imperialista. Sono quindi una parte considerevole della popolazione e nel nostro paese (come in paesi con una analoga composizione di classe) lo sviluppo della rivoluzione socialista comporta di necessità il loro coinvolgimento. Il procedere della crisi generale del capitalismo colpisce con forza i lavoratori autonomi e crea le condizioni per la loro partecipazione alla rivoluzione socialista. Per la posizione che gli operai (intesi come i lavoratori delle aziende capitaliste) occupano nella società attuale, la classe operaia può e deve essere la classe dirigente della rivoluzione socialista e quindi noi comunisti dobbiamo promuovere l’egemonia della classe operaia anche sui lavoratori autonomi e in generale sulle classi non proletarie delle masse popolari. Per noi comunisti queste sono verità acquisite e basilari. Il problema che si pone nel dibattito in corso è come il Partito comunista, che ancora non dirige la classe operaia (questo è nel nostro paese il limite non ancora superato della rinascita del movimento comunista), deve operare per promuovere l’egemonia della classe operaia sul resto delle masse popolari, sui lavoratori autonomi nel caso concreto di cui ci occupiamo.

npci <nuovopci@autistici.org

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