“Alea Iacta Est” – Se il Grillo varcherà il Rubicone sarò anch’io nella sua legione….

Il dado è tratto – Si torna a casa

- Referendum per la permanenza nell’euro
- Abolizione del Fiscal Compact
- Adozione degli Eurobond (fuori euro?)
- Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata eventualmente all’adozione di un Euro 2
- Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio
- Finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali interni
- Abolizione del pareggio di bilancio

Questi i punti essenziali esposti da Beppe Grillo a Genova il 1 dicembre 2013. Con in più la sacrosanta richiesta di “impeachment” per Napolitano.

Sinceramente tutto, proprio tutto condivisibile. Almeno da parte mia.

Non posso,e non voglio,analizzare i vari punti uno per uno. Non finiremmo neppure domani e,vedi eurobond,per certi argomenti non ho neppure la minima competenza.
Ma la richiesta di referendum per la permanenza nell’euro la trovo di importanza fondamentale,specie in questo preciso momento politico.

Vero è che tanti,tantissimi la predichiamo da tempi lontani,precedenti alla politicizzazione di Grillo. Ma noi siamo stati,pur numerosi,divisi e scarsamente rappresentativi.
Grillo incide sul 25% dell’elettorato attivo e, sempre a mio parere, ha notevoli punti di contatto con la gran maggioranza di quello passivo. Ovvero molti di noi astensionisti riteniamo condivisibili alcune tesi del M5S ma non ci fidiamo tanto dal votarlo.

Perché? Piú che spiegazioni arzigogolate porto un pratico esempio.

Subito dopo la rielezione di Napolitano, vero colpo di stato istituzionale, Grillo chiamò a raccolta il popolo pentastellato e i cittadini tutti a Monte Citorio, invocando la piazza.

Esattamente ciò che un movimento popolare anti-partitico con un capo carismatico avrebbe dovuto fare.

Ma Grillo ed i suoi deputati cittadini, tutti così aggressivi nel linguaggio ma “fighetti” nel comportamento pratico, si tirarono dietro per paura delle conseguenze. Penali ed amministrative,ovvero finire in galera e perdere la poltrona parlamentare.

Oggi, lasciando perdere il resto, Grillo chiede il referendum sull’euro. Certo che, ed ha ragione, gli italiani scapperebbero dalla moneta unica.

Solo che, lo scrivo io (ultima ruota del carro),questo referendum non si farà mai.

Ed allora? È pronto Grillo a schierare le sue truppe contro le armate partitocratiche della Eurodittatura?

Ma non in senso metaforico,scrivo di presenza reale nelle piazze.

Con manifestazioni popolari di dissenso totale verso questa Europa,dei banchieri e della burocrazia ottusa e miope.

In Ucraina migliaia di manifestanti (in assetto guerriglia) hanno manifestato per “entrare” in Europa. E le stanno buscando di santa ragione.

È pronto Grillo a buscarle di brutto assieme ai suoi deputati ed ai sostenitori per il motivo contrario?

Qualora davvero lo fosse, dandone pratico esempio, inizi ad aprire le danze.

Varchi il Rubicone dell’Eurotunnel della paura.

Personalmente sono disposto (malgrado la terza età incombente) a seguirlo. Con la presenza fisica e, solo successivamente, pure con il voto.

Vincenzo Mannello

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Commenti ricevuti:

Commento di Emilio Palmiero: “E chi ci crede non perché non sarebbe fattibile ma il M5S invocano solo spot pubblicitari hanno interessi occulti anche loro per lo meno i capi bastone sanno cosa vogliono ovviamente si parla di interessi economici al contrario penso che il popolo deve fare la rivoluzione riprendersi il potere ci vuole un comitato Resistenza e Liberazione. Esistono due codici uno per il popolo e l’altra per i partiti e i politici vogliamo capirlo che tutti dico tutti sono devoti agli illuminati? Ai massoni mondiali? Il popolo e l’unico di cui ci si può fidare basta democrazia rappresentativa. La democrazia e una truffa come lo è il debito pubblico. Democrazia= demo- cratia perdita di potere ogni qualvolta che si delega si perde il potere. Se non ci sarà la rivoluzione popolare e perché ancora gli italiani non hanno capito in strada senza ritorno ci stanno portando e ne vedremo ancora delle belle, vedrai che in primavera Napolitano si dimetterà per lasciare spazio a Mario Draghi e allora si che prende vita completamente il progetto dei Sionisti. Ma sarà troppo tardi per il popolo e questo lo dico con molta amarezza, l’ingnoranza del popolo e la loro forza.
Il mio non vuole essere un commento sterile come ormai se ne sentono tanti in giro ma semplicemente espongo una analisi ben attenta e che è sotto gli occhi di tutti: un colpo di stato e in atto in italia e in europa.
«Le misure della legge di stabilità, per quanto sembrino sorrette da buone intenzioni, in una prospettiva minimamente di sinistra hanno il grave di difetto di continuare a essere più che mai provvedimenti a pioggia, mentre il paese è in emergenza con 10 milioni tra disoccupati, precari, scoraggiati, vale a dire il 40 per cento della forza lavoro attiva l’autore del colpo di Stato sono banche e governi. Con questi spiccioli buttati qua e là il risultato sarà quasi inesistente». Invece di investimenti da 10 o 20 miliardi nel campo del lavoro o sul dissesto idrogeologico si fa una cosina che non servirà nemmeno come esperimento. In Francia dove è stato sperimentato il «reddito di solidarietà attiva», l’esperimento riguardava un milione di persone con un impegno finanziario enormenemte superiore ai 40 milioni di euro all’anno stanziati in Italia. Con queste modestissime risorse non inciderà sulla povertà. Aggiungo che non sono favorevole al reddito minimo. Penso che se ci sono le risorse sarebbero più utili da spendere per creare posti ad alta intensità di lavoro, e soprattutto niente grandi opere. Il reddito minimo è un intervento di portata non direttamente paragonabile a interventi diretti sull’occupazione, ma avrebbe qualche giustificazione se fosse una modalità per superare la congerie della cassa integrazione in deroga, dei sostegni alla famiglie in povertà, dell’Aspi. Si potrebbe mettere ordine integrando tutto nella sola voce del sostegno al reddito per chi non ha occupazione. Quello in corso in Italia, e in Europa, e un colpo di stato a tutti gli effetti, si può parlare di colpo di stato quando una parte dello stato stesso si attribuisce poteri che non gli spettano per svuotare il processo democratico. Oggi decisioni di fondamentale importanza vengono prese da gruppi ristretti: il direttorio composto dalla Commissione Ue, la Bce, l’Fmi. I parlamenti sono svuotati e hanno delegato le decisioni ai governi. I governi li hanno passati al direttorio. Se questa non è la fine della democrazia, è certamente una ferita grave. Pensiamo al patto fiscale, un enorme impegno economico e sociale con una valenza politica rilevantissima di cui nessuno praticamente ha discusso. I parlamenti hanno sbattuto i tacchi e hanno votato alla cieca perchè ce lo chiedeva l’Europa. Non esistono alternative, ci è stato detto. Questa espressione è un corollario del colpo di stato in atto. Il governo Letta è l’espressione di questo colpo di stato e per chi ancora non lo avesse capito lo è fino al midollo. Perchè tutti i suoi componenti rappresentano l’ideologia neoliberale per la quale l’essenziale è la decisione, che sia rapida efficiente ed economicamente razionale. Credete voi che Letta e Napolitano avvertano la difficoltà di mantenere il piano dell’austerità? Io direi che prima se ne rendono conto, meglio sarà per tutti. Ma è realistica la loro intenzione di ammorbidire l’austerità?
Non lo è, un po’ di pioggerella su un grande pascolo non fa crescere i baobab o le sequoie. Gli alberi bisogna piantarli, non innaffiare il prato aspettando che dopo tre o quattro decenni crescano da soli. Uno degli effetti del colpo di stato è stato l’introduzione del pareggio di bilancio nella costituzione italiana, ed avvenuto in tutti i paesi membri dell’Unione Europea dopo la decisione del consiglio europeo sotto la spinta del direttorio. Bisogna assolutamente rientrare dal debito in 20 anni, riportandolo al 60%. Questo valore è inventato. Poteva essere il 50% o il 70%. Il dogma poi è diventato sacro. Questa decisione impone all’Italia di trovare 50 miliardi di euro ogni anno, per i prossimi venti. Significa l’impossibilità assoluta di farvi fronte. Qualora fosse realizzato questo piano sarà imposta una miseria rispetto alla quale quella della guerra del 40-45 sarà poca. Questa decisione doveva essere discussa, sottoposta a un referendum, per rendere edotti i cittadini di cosa significava. La maggior parte dei nostri governanti ha assorbito l’ideologia neoliberale per cui i cittadini non devono pronunciarsi, perchè danno fastidio, si mettono a discutere di cose che non capiscono, intervengono su decisioni che riguardano la loro vita, ma se si prendono alla spiccia è meglio, senza interferenze. La democrazia è un intralcio quando si devono prendere decisioni economiche e finanziarie in modo veloce. Angela Merkel al suo parlamento ha detto che viviamo in un sistema democratico e quindi è corretto che il parlamento esamini le leggi a condizioni che si arrivi a decisioni conformi al mercato. La direttrice dell’Fmi Christine Lagarde sostiene la stessa cosa. Quello che queste due signore auspicano è già avvenuto. I parlamenti non decidono nulla.
Quello che tratteggia sembra un moloch politico-finanziario praticamente inattaccabile. La riforma essenziale è quella del sistema finanziario per affrontare la possibilità di una nuova crisi che può esplodere nel giro di pochi anni. Questo sistema è lontanissimo dalle esigenze delle economie reali e dalla produzione di beni utili per la comunità. In Europa si discute di questo dal 2008 senza combinare nulla, salvo pubblicare numerosi rapporti o studi. La riforma dell’architettura finanziaria della Ue è fondamentale, come anche l’intervento sui trattati europei. Siamo arrivati al paradosso che si possono cambiare le costituzioni in due ore, mentre il trattato di Maastricht viene ritenuto immodificabile. Questo trattato ha limiti gravissimi, assomiglia allo statuto di una corporation, mentre sarebbe molto bello che la piena occupazione comparisse non una sola volta come oggi, ma come il suo scopo centrale. Bisogna inoltre modificare lo statuto della Bce. Davanti a 26 milioni di disoccupati e 126 milioni a rischio di povertà persegue la stabilità dei prezzi, mentre dovrebbe regolare il credito e l’attività finanziaria, prestare a enti pubblici a cominciare dagli Stati. Una facoltà che hanno tutte le banche centrali, tranne la Bce.”

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Commento di Gabriella Cipriano: “Se la nostra Costituzione avesse previsto il referendum come strumento di partecipazione democratica di tutti i cittadini alle decisioni che condizionano pesantemente la loro vita, oggi sicuramente non ci saremmo trovati scippati della nostra sovranitàmonetaria e, di fatto, anche nazionale da parte di banchieri privati sostenuti dal potere dei mercati, creati ad arte e sanciti dai trattati di Maastricht e di Lisbona.
Sarebbero dunque stati tutti i cittadini a decidere di non entrare nell’Euro e nell’Eurozona. Attualmente non è prevista una tipologia di Referendum che annulli i trattati firmati con gli Stati Esteri.
Per rendere possibile tale sbocco occorre modificare l’Art. 75 della nostra Costituzione e per fare questo occorre modificare l’Art.138 della stessa il quale non è modificabile attraverso Referendum bensì solamente con voto dei 2/3 del Parlamento.
Se vogliamo salvarci dobbiamo raggiungere i 2/3 di voti validi nel quadro elettivo nazionale e/o trovare partiti e movimenti seri, che vogliano veramente schierarsi dalla parte del cittadino non solo a parole, per effettuare le modifiche costituzionali necessarie e le riforme, quelle vere.
Tra i Referendum fattibili ora ci stiamo organizzando per proporne tre: 1) Abrogazione legge istitutiva di Equitalia; 2) Impignorabilità della prima casa e locali e macchinari funzionali al lavoro in tutela dei diritti dei cittadini; 3) Tetto massimo per le pensioni di €. 5000,00 e introduzione del reddito minimo garantito di €. 1200,00.”

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