Festa dell’albero e gli alberi di cachi a Spilamberto… (speriamo qualcuno si salvi)
A proposito della Festa dell’albero (http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2013/11/21-novembre-2013-giornata-nazionale.html), ieri sera alla commissione consiliare per la riqualificazione della zona della Rocca di Spilamberto, una delle consigliere presenti ha raccontato la storia degli alberi presenti nella zona, sotto a i quali questa estate abbiamo sostato nel corso della nostra quotidiana passeggiata, e che, fortunatamente, secondo il progetto verrebbero conservati.
Alcuni altri consiglieri li vorrebbero togliere (magari spostandoli altrove – cosa piuttosto difficoltosa oltre che costosa, per cui alla fine sicuramente non si adotterebbe questa soluzione) per ripristinare la zona come era anticamente, senza alberature, facendo il paragone con le più grandi e belle piazze d’Italia dove di alberi non ce ne sono (!!!).
Dopo la seconda guerra mondiale, a Spilamberto, furono piantati viali di Ginko biloba e di Caki, in ricordo delle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Il Ginko era l’unico albero sopravvissuto in entrambe le isole e a Nagasaki rimase anche un albero di cachi.
Nel piazzale antistante la Rocca, invece, come auspicio per una rinascita del paese, furono piantati gli alberi che ora ci sono, tra cui alcuni esemplari di un tipo di quercia, da parte dei bambini delle scuole. Sarebbe un vero delitto eliminarli ora solo per un falso senso estetico.
Mi è venuto in mente poi che per la Via Piccioli (la nostra farmacia, con tutta quella celidonia) è prevista la sistemazione del muro, ma di lasciare la strada così com’è, cioè bianca, con la ghiaietta, visto che è l’unica strada nel centro del paese, con questa “pavimentazione”. Forse la nostra celidonia si salverà, speriamo…
Caterina Regazzi
Ah, a proposito, leggi qui: http://www.ortidipace.org/?p=824
Ho letto con piacere la storia dell’albero di cachi di Nagasaki e mi sono chiesta se ci sono ancora in giro semi o pianticelle figlie di quell’albero, e se si, se se ne può avere ancora. Lo metterei a dimora in un orto nelle Marche.