Disturbi sociali ed igienici causati dai “pets” – “Non è colpa dei cani ma dei padroni”
Dopo spiagge e alberghi, la rivoluzione pet-friendly si estende ai 320 mila esercizi pubblici in Italia. D’ora in poi chiunque potrà entrare in un locale senza dover più lasciare fuori l’amico cane che ci ha accompagnato. Questa è una grande conquista animalista e sociale.
Ma mentre da una parte va affermandosi, a gran fatica, la coscienza animalista, dall’altra non si ravvisa allo stesso modo lo sviluppo del “senso civico animalista” da parte di alcune persone che hanno la compagnia di un cane. I giornali quasi quotidianamente riportano lamentale da parte di cittadini che assistono, o sono vittime, di episodi poco discutibili, quando i loro cani sporcano i marciapiedi con gli escrementi, o quando gli fanno fare la pipì sulle macchine, sui motorini o sulle biciclette parcheggiate. Atteggiamenti a dir poco irresponsabili e degni di commiserazione, perché a causa dei “padroni” dell’animale inducono la gente comune al disprezzo degli animali in genere e a denigrare la causa animalista.
Spesso i cani sono lasciati liberi dove invece dovrebbero essere tenuti al guinzaglio; spesso il guinzaglio è troppo lungo da impaurire o infastidire i passanti; spesso lasciati in casa o in balcone troppo a lungo dove il povero animale abbaia infastidendo i vicini, e spesso succede che alle rimostranze della gente alcuni invece di riconoscere il proprio errore reagiscono in modo sgarbato mettendo in cattiva luce il Movimento animalista e generando risentimento nei confronti degli animali. Il sentimento di avversione verso i cani e i loro tutori denigra la causa animalista e rende difficoltosa la conquista di leggi a tutela degli animali.
Noi animalisti siamo gente sotto osservazione; dobbiamo comportarci sempre da persone responsabili e civili e non permettere mai che il nostro cane sia causa di malcontento, critica o lamentele. Dobbiamo essere di esempio dimostrando un’etica più ampia di quella comune. Non possiamo essere sgarbati con i nostri simili, considerare solo le nostre necessità e infischiarcene delle necessità altrui, di chi magari ha paura degli animali o non li ama ancora.
Chi è sgarbato o violento verso gli umani non può essere benigno verso gli animali, e viceversa. Il comportamento educato dei nostri compagni animali non è diverso dal comportamento educato dei nostri figli: questi riflettono sempre la nostra capacità di educatori o il nostro fallimento. Un cane che dà fastidio è sempre il fallimento della nostra capacità di educarlo. E se la gente riprende il “responsabile” è necessario riconoscere l’errore e quindi non essere arroganti, non assumere un atteggiamento di chi non si cura delle rimostranze. La mancanza di vigilanza e di controllo del comportamento del nostro cane può portare a conseguenze a volte drammatiche, come riportato spesso dalla cronaca.
Chiediamo a tutti coloro che hanno la compagnia di un cane di aiutarci a diffondere una cultura animalista più attenta e responsabile. Il nostro cane non deve dare fastidio o causare intralcio specialmente alle persone anziane. Dobbiamo evitare che i nostri cani litighino o si aggrediscano tra loro per strada. Se date da mangiare al cane o al gatto randagio abbiate l’accortezza di pulire. Nei luoghi pubblici tenete il cane vicino a voi, perché un cane è come un bambino, facilmente attratto da tutto ciò che considera nuovo, o antagonista.
Evitate che scorazzi in luoghi pubblici, che annusi le persone, che faccia la pipì sulle vetture parcheggiate o comunque dove non dovrebbe, che non sporchi o lasci peli o bave in ascensore o nei luoghi condominiali. I nostri cani devono fare la pipì dove è consentito, non dappertutto, cioè sulle ruote delle auto, sui vasi o fioriere lungo la strada, sulle colonnine delle fontanelle ecc. Riconoscere i propri errori è sempre sinonimo di saggezza: sicuramente ai compagni di cani indisciplinati non piacerebbe che il cane di altri facessero i loro bisogni sullo zerbino o sulla porta della propria casa. Se veramente amate i vostri animali non consentite che facciano ciò che non permettereste mai ai vostri figli.
Inoltre. Consiglio coloro che sentono un particolare amore per il loro compagno animale di evitare esagerate e plateali manifestazioni pubbliche di affetto o di moine, perché questo suscita nella gente un sentimento di “stranezza antropologica”: è come vedere una zebra sciogliersi in tenerezze verso una pecora e nel contempo essere indifferente, se non ostile, verso i componenti della sua specie.
Franco Libero Manco