4 novembre 2013, festa dei mercenari e degli oppressori del popolo – Il governo invia 400 militari dall’Afghanistan in Val di Susa

Ad integrazione dell’articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/11/01/4-novembre-2013-giornata-delle-forze-armate-italiane-che-non-esistono-piu/

…il 4 novembre ricorre il giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate…. ma oggi tali forze sono usate a scopi repressivi ed antinazionali

L’Italia oggi è alla mercé delle truppe “d’occupazione” della Nato e in caso di necessità non c’è più un esercito fedele al popolo. Solo “stipendiati” al servizio dei politici di turno.

Insomma se in Italia ci fosse bisogno di difendere il popolo un esercito di leva potrebbe aiutare mentre quello vigente dei mercenari serve solo a combattere le guerre della Nato in varie parti del mondo (sempre a spese dei cittadini) mentre il popolo può essere oppresso e vilipeso sia dai burocrati e tassatori che dai delinquenti comuni e mafiosi (in santa alleanza).

Non solo questo… è di oggi la notizia che il governo ha destinato alla tutela del cantiere TAV quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento “illegale”.

Dal che si deduce che i soldati “volontari” avranno funzioni repressive nei confronti del popolo e non a favore del popolo.

I No Tav sottolineano che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni 517 abitanti. A Chiomonte su 931 residenti ci saranno ben 415 soldati.

Perciò affermo ancora una volta che non sono d’accordo con il sistema corrente in cui il servizio militare è riservato a forze prezzolate credo che l’onere della difesa (dico “difesa”…) della nostra terra o dei legittimi interessi dei suoi abitanti non possa essere delegata ai “volontari” di professione che ubbidiscono chi li paga.
La coscrizione obbligatoria può sembrare una sopraffazione, se serve ad una causa ingiusta, ma è l’unico modo per riconoscersi tutti figli dello stesso paese.

Paolo D’Arpini

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