Dopo il Big Bang e la materia oscura si parla di “entanglement” – I confini della fisica sono infiniti
In ogni genere di attività umana vi sono degli argomenti che provvisoriamente vanno di moda, nel senso che godono di un periodo di diffusa popolarità.
Riguardo la fisica, dopo il Big Bang e la materia oscura, sembra sia giunto il momento dell’ “entanglement” (”intrecciamento”), di cui sempre più si discute.
La correlazione a distanza inerente parti di sistemi ad origine comune sembra mostrare relazioni non locali.
Tuttavia, i concetti di “località” e “distanza” dipendono dalla struttura spaziale che adottiamo per descrivere i fenomeni.
Per impiegare un esempio semplice, immaginiamo un universo bidimensionale contenuto su un foglio piano, quindi pieghiamo il foglio curvandolo senza deformarlo, ad esempio come gli ondulati delle tettoie di plastica, che sono una successione di forme cilindriche, ovvero curvature estrinseche a curvatura intrinseca nulla (dall’interno del foglio non si osserva alcuna deformazione della geometria interna, sicché non si deduce alcun indice o sospetto di curvatura).
A questo punto, per gli oggetti in moto dentro il “foglio-universo” ipotizzato niente é cambiato attraverso la curvatura internamente non osservabile, ma se un oggetto z sia tale da poter uscire dal foglio e rientrarvi dopo avere attraversato lo spazio esterno ad esso, internamente sembrerà che tale oggetto sia scomparso da un punto x e riapparso in un punto y percorrendo una distanza enorme in un tempo piccolo a piacere (dipendentemente da quanta curvatura estrinseca vogliamo considerare).
Osservando il fenomeno dallo spazio esterno, possiamo considerare il caso di un oggetto z che si sposti con la stessa velocità degli altri, mentre la sua uscita e rientro nel foglio danno l’impressione (all’osservatore interno) di una velocità altissima.
Naturalmente, ci sono molti modi per immaginare spazi “esterni” che correlano punti di sottospazi (come il foglio dell’esempio precedente) che siano “Internamente” lontani mentre risultano “esternamente” vicinissimi.
Vincenzo Zamboni