NAZIONI UNITE: Rapporto 2013 UNCTAD: gli OGM non sono la soluzione sostenibile
“L’’inviolabilità della Memoria Genetica di tutti gli Organismi Viventi (DNA), regolata da Leggi fisiche perfette, sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, per il rispetto della Vita” (Michele Trimarchi, Candidato Premio Nobel per la Pace, 1986)
Il rapporto 2013 dell’UNCTAD (United Nations Conference on Trade And Development) su commercio e ambiente presenta un’analisi delle sfide e delle proposte ritenute più strategiche per la soluzione di problemi complessi e interrelati, quali povertà, fame, iniquità sociale e di genere, nonché cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale. E il titolo, “Wake up before it is too late”, suona come un vero e proprio grido d’allarme.
Più di 60 esperti mondiali sono concordi nel sostenere che lo sviluppo agricolo sia giunto al limite e che sia necessario un cambiamento rapido e significativo degli attuali sistemi di produzione agricola che hanno caratterizzato la cosiddetta “rivoluzione verde”, basata su monocolture fortemente dipendenti dagli input chimici esterni.
L’eccessiva specializzazione di poche commodities, lo sviluppo dei biocombustibili e la corsa all’accaparramento delle terre (land grabbing) sta aggravando, inoltre, la crisi ambientale ed agricola, esacerbando le condizioni dei paesi del sud del mondo.
Le soglie di contaminazione del suolo e dell’acqua sono già state superate, la biodiversità è a rischio e la crisi è ormai evidente sotto molto aspetti: tra il 2011 e il primo semestre del 2013 i prezzi delle materie prime alimentari sono stati di circa l’80% più alti rispetto a quelli registrati per il periodo 2003-2008; negli ultimi 40 anni l’uso dei fertilizzanti è aumentato di 8 volte, mentre i tassi di crescita della produttività agricola sono diminuiti dal 2% all’1% annuo. Nel documento si ribadisce inoltre che gli OGM (organismi geneticamente modificati) non costituiscono una soluzione tecnologica sostenibile e, di fatto, rendono più difficile l’innovazione dal basso, la conservazione in situ e l’accesso ai semi.
Secondo l’UNCTAD, il nuovo paradigma di sviluppo dovrà prevedere l’adozione di sistemi di produzione “rigenerativi” e di tipo olistico, all’interno dei quali l’agricoltore possa diventare, da mero produttore, il manager di un sistema agro-ecologico capace di fornire un insieme di servizi eco- sistemici, in termini di difesa del suolo e della biodiversità, di energia, acqua e benefici culturali e ricreativi. Si tratta di una trasformazione profonda, che riguarderà non solo i paesi in via di sviluppo ma anche quelli industrializzati, e che prevede una migliore comprensione della multifunzionalità dell’agricoltura, del suo ruolo chiave per lo sviluppo rurale, la scarsità delle risorse e le sfide climatiche.