Lorenzo Merlo: “La pubblicità è comunicazione, quindi costruisce realtà..”
Condivido quanto dice Franco Libero Manco: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/10/17/pubblicita-ingannevole-ovvero-rendere-indispensabile-cio-che-e-superfluo/
La pubblicità, con il turismo come diritto e mito (per citare due temi tradizionalmente considerati nella loro importanza culturale, non politici) dovrebbe essere nell’agenda di un eventuale governo che possa rappresentare i sentimenti di tutti coloro che soffrono questo stato delle cose, questa cultura capital-produttivistico-consumistica.
Localizzerei la pubblicità in luoghi circoscritti.
Un angolo delle stazioni di servizio in autostrade e strade.
Un canale tv e uno radio al quale si accede come a qualunque altro.
In pagine di riviste e giornali di carta e web separate da articoli e servizi.
Alcool e sostanze bandite, se non sul loro canale.
Farmaci banditi, se non sul suo canale.
Direct marketing e marketing telefonico resi incostituzionali.
Tutti i capi di abbigliamento ed altre merci, private del marchio o ridottissimo. Ovvero, disponibile anche più grande con una riduzione notevole del prezzo.
Pubblicità subliminale tendenzialmente vietata.
Se la pubblicità era l’anima del commercio ora, che è l’anima degli uomini, è opportuno iniziare a dire che il piacere dello shopping è un’espressione della deriva, la quale, senza rumore ci ha condotto così lontano da noi stessi che certamente avremo a che fare con chi la difenderà convinto del suo diritto al centro commerciale.
Una sorta di antitrust di controllo non credo possa ridurre il problema se non formalmente e forse solo parzialmente. Crederei invece opportuna la diffusione di una cultura della salute non più delegata. Formazione universitaria totalmente aggiornata. Presenza nella scuola dell’obbligo delle ore/settimana necessarie per aggiornare la concezione della salute/malattia, quindi per emanciparsi dalle sirene della pubblicità capital-produttivistico-consumistica.
Sembra impossibile poter pensare ad un cambiamento del genere. È vero. Purtroppo però abbiamo un precedente. quello della raccolta differenziata/riciclaggio. È chiaro che è avvenuto per i grandi interessi economici implicati, tuttavia, in termini di comunicazione, è un precedente a favore e ad argomento per aggiornare la questione della pubblicità.
Ho sempre pensato che un eventuale potere al M5S avrebbe potuto iniziare a toccare questo tema. Indipendentemente dalla fiducia verso quel movimento stesso, discutibile e controvertibile, parlare di pubblicità, e soprattutto della sua valenza culturale, quindi della sua importanza per la salute, è utile affinché si alzi il rischio di mettere in moto, di unire, radunare, muovere, far sentire, modificare, raggiungere, realizzare, una cultura condivisibile.
Parlare di pubblicità in questi termini ha bisogno di essere fatto affinché qualche nostro nipote possa riconoscere che “seppur tardi, lo zio si è dato da fare”. Diversamente gli lasceremo il nostro stesso scenario, dove increduli ci chiedevamo “come è stato possibile aver permesso tanto deturpamento del paesaggio, tanto inquinamento ambientale”.
Grazie per l’attenzione
Lorenzo Merlo