Campagna per l’Agricoltura Contadina – Incontro in Parlamento il 10 ottobre 2013 – Linee Guida della Proposta e lettera di Vandana Shiva
Ciao a tutti, allora giovedì 10 ottobre 2013 alle ore 11,30 alla sala stampa della Camera presenteremo le nostre LINEE GUIDA – ad ogni Associazione aderente si chiede di divulgare l’informazione sull’incontro ed il testo delle Linee guida.
L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sul sito della Camera dei Deputati
Ricordo che questo testo non è una conclusione, ma l’inizio di una nuova fase di confronto con i parlamentari e quindi di lavorare ancora, anche da parte nostra, sui contenuti.
In calce anche la lettera inviataci da Vandana Shiva in risposta al nostro invito a partecipare a questo incontro.
Ha aderito alla nostra Campagna il Centro Studi Quaderni di Ontignano.
Partecipano all’incontro:
Francesco Benciolini, Sergio Cabras, Maurizio Carucci, Benito Castorina, Lucia Cuffaro, Giovanni Di Genua, Mariagrazia Mammuccini, Antonio Onorati, Giannozzo Pucci, Giuseppe Romano, Ottavio Rube, Roberto Schellino e come invitati (vedi programma mail precedente): Nicolino Di Giano – RES Italia, Andrea Ferrante ECVC.
Coordinatore: Roberto Schellino
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Linee guida della proposta:
Campagna popolare per l’agricoltura contadina
Presentazione al Parlamento italiano
LINEE GUIDA PER UNA LEGGE QUADRO SULLE AGRICOLTURE CONTADINE
Roma 10 ottobre 2013
Sala stampa Camera dei Deputati
Introduzione
Il percorso di questa Campagna popolare per l’agricoltura contadina nasce nel 2009 in forma di petizione con l’intento di lavorare per il riconoscimento istituzionale delle agricolture contadine.
Sono state così iniziate azioni di sensibilizzazione verso i referenti istituzionali e sociali.
Nel marzo 2010 era stato avviato un primo confronto con il Ministero per le Politiche Agricole, interrotto in seguito ai successivi cambiamenti e non ancora ripreso.
Nel novembre 2010 questo nostro primo lavoro è stato presentato in Commissione agricoltura della Camera, dove sono state raccolte indicazioni in merito.
Dal 2011 è stato sviluppato un lavoro su quei temi la cui applicazione normativa finale è di competenza regionale.
La crescita delle Associazioni aderenti a questa Campagna e i successivi confronti con realtà politiche e sociali hanno portato a rinnovare ed a definire in modo più articolato i contenuti che qui vengono presentati.
Essi vanno comunque visti come un patrimonio da arricchire con ulteriori contributi da parte di tutte le persone che si sentono coinvolte in questo percorso, essendo consapevoli della complessità dei temi trattati e nello stesso tempo sapendo quanto essi siano concreti poiché li viviamo quotidianamente in prima persona.
Il nostro percorso si muove nell’ambito della sovranità alimentare dei popoli, del diritto alla produzione, controllo e gestione del proprio cibo da parte dei contadini e dei cittadini.
La nostra Campagna popolare mette al centro la dimensione contadina. Ripresa in chiave contemporanea per identificare pratiche agronomiche e strutture economiche ancora oggi presenti e preziosa risorsa per il futuro.
Riteniamo che i modelli contadini siano strutturalmente più adeguati per fermare il continuo spopolamento agricolo delle aree interne, riportandovi lavoro ed occupazione, riutilizzando le risorse territoriali e riducendo di conseguenza i costi ambientali (assetto idrogeologico,
manutenzione dei suoli, tutela della biodiversità) e ricostruendo paesaggi sociali rurali. Nelle aree ad agricoltura intensiva, possono essere invece alternativa concreta di riconversione e di ricostruzione di agrobiodiversità.
A questi fini facciamo qui riferimento, senza pretesa di completezza e limitandoci ai lavori più recenti, ad alcune analisi istituzionali che connettono la nostra dimensione contadina nazionale in un contesto di più ampio respiro.
A partire dal recente studio (settembre 2013) dell’UNCTAD – United nations conference on trade and development – sul cambiamento climatico e un’agricoltura sostenibile, dove si afferma esplicitamente la necessità di una trasformazione dell’agricoltura “consistente in un mosaico di pratiche produttive agroecologiche, che deve divenire il nuovo paradigma”dove viene riconosciuta la fondamentale funzione delle agricolture sostenibili. Evidenziando una relazione con quanto emerso dalla Conferenza della Commissione Europea “Local agricolture and short food supply chains” sull’agricoltura locale e filiere corte (aprile 2012) che ne ha messo in luce il ruolo fondamentale anche nell’Europa odierna. Associamo ad esse lo studio del Ministero dell’Agricoltura francese “Les agricultures familiales du monde” (maggio 2013) il quale analizza in modo
approfondito le funzioni attuali e le necessarie politiche future a sostegno delle agricolture a dimensione familiare. Analisi che possono essere incrociate ad esempio con i dati nazionali del recente Censimento generale dell’agricoltura (2012) ed anche al percorso interministeriale sulle “Nuove strategie per le aree interne” avviato nella scorsa legislatura. In esso si afferma “che da queste aree provengono beni necessari a tutti noi: acqua, cibo, paesaggi, cultura”, “una strategia che richiede una grande attenzione alle comunità di produttori agricoli” e che propone “un approccio credibile e condiviso che sappia dare concretezza a queste finalità”.
Il lavoro che portiamo al confronto costituisce quindi anche un contributo ai percorsi istituzionali qui indicati.
1 – CONDIZIONI STORICHE E AMBIENTALI
Il panorama agricolo italiano è stato storicamente caratterizzato da una pluralità di sistemi agrari, anche solo osservando il periodo dalla formazione dello Stato unitario ai giorni nostri, a grandi linee si distinguono nel Nord le piccole aziende diretto coltivatrici delle aree montane e altocollinari e le imprese medio-grandi e grandi dell’area padana, al Centro la strutture che per secoli furono mezzadrili e successivamente modificate dalla riforma agraria del 1952 con la creazione di numerose aziende diretto coltivatrici, al Sud un grande numero di piccole e micro aziende inframmezzate da altre di grandi ed estese dimensioni; ovunque, in particolare nei territori considerati marginali le miriadi di micro realtà anche di sola autosussistenza. Nella complessità dei fenomeni sociali connessi si evidenziano da un lato l’assenza di una nuova riforma agraria organica e dall’altro la pluriattività presente in molte realtà agricole.
La grande diversità italiana di agroecosistemi e di condizioni socio-economiche ha prodotto quindi nel tempo una pluralità di forme economiche, strutture produttive e mercati agricoli.
Nell’ambito di questa pluralità si possono individuare differenti orientamenti:
- Imprese totalmente inserite nel mercato agroindustriale (alta intensità di capitali e tecnologia, filiera commerciale, aree a forte reddito)
- aziende di ridotta dimensione economica e fisica che producono con alta intensità di lavoro e bassa capitalizzazione, per mercati di prossimità ma talvolta anche nazionali ed esteri
- piccole aziende di autoconsumo e con limitata vendita diretta (bassa intensità tecnologica e scarsi o assenti capitali, territori considerati marginali). Prendiamo qui come riferimento un’elaborazione dei dati dell’ultimo Censimento dell’agricoltura Aziende agricole in Italia in base alla dimensione economica (2010):
*aziende non imprese (reddito lordo inferiore a 10mila euro) 1.086.000 pari al 67%
*aziende intermedie ( tra 10mila e 20 euro) 225.000 14%
*imprese (oltre 20mila euro) 310.000 19% (di cui il 70% inf. a 100mila euro e 30% sup. a 100mila euro)
Alle realtà censite andrebbero aggiunte le autoproduzioni delle innumerevoli pratiche di agricoltura informale, che forniscono prodotti alimentari per l’autoconsumo e lo scambio non monetario a tutt’oggi non stimati.
Le caratteristiche indicate rappresentano una specificità italiana, che fotografa l’esistenza di un considerevole numero di aziende agricole ancora presenti, seppure in continua diminuzione, e diffuse in ogni angolo del nostro territorio, non riscontrabile in molti altri Paesi europei e che, secondo dati Istat, costituiscono lavoro per oltre 3,5 milioni di persone. Su di essa si fonda il patrimonio di grande ricchezza e biodiversità delle produzioni agricole. Questa presenza capillare è
ancora oggi il presidio più sicuro per la salvaguardia dei territori montani e collinari e svolgendo una articolata serie di funzioni tuttora insostituibili. Esse costituiscono, per la gran parte, un patrimonio e una risorsa da valorizzare oltre il semplice parametro economicistico.
Oggi questa pluralità delle realtà agricole è seriamente messa in crisi dalle politiche agricole dominanti che cercano di sussumere e forzare i differenti tipi aziendali nel contesto unico dell’impresa agricola di mercato a carattere industriale (intensiva, specializzata, capitalizzata).
2 – LE AGRICOLTURE CONTADINE – DEFINIZIONI E CARATTERI
La definizione di agricoltura contadina si fonda sulle radici storiche della figura di contadino. Viene ripresa in questo contesto in chiave contemporanea per individuare, all’interno delle innumerevoli
esperienze, le pratiche agronomiche e strutture socio-economiche presenti ancora oggi e ritenute una preziosa risorsa per l’agricoltura del presente e del futuro.
In prima approssimazione si individuano alcuni caratteri fondanti: diversificazioni colturali, tecniche agronomiche conservative e di basso o nessun impatto ambientale, riproduzione delle sementi e razze autoctone, controllo dei saperi, radicamento locale e mercati di prossimità, dimensioni limitate e contesti familiari o di comunità. Il tutto coerente con obiettivi di gestione autonoma delle risorse alimentari di ogni territorio e che oggi viene definito come il diritto alla sovranità alimentare di ogni popolo. Queste pratiche e percorsi si riscontrano oggi in una multiformità di aziende agricole sia di tradizione familiare che di nuovi insediamenti rurali.
Le agricolture contadine sono qui individuate come modello agricolo, ad esse vengono associati sinonimi che ne comprendono singoli aspetti ma che, se utilizzati isolatamente, ne limitano la comprensione:
- agricoltura di piccola scala si fonda sulla dimensione aziendale ed acquista significato variabile secondo i contesti produttivi, non definisce gli aspetti qualitativi delle produzioni (gestione, lavoro, capitali, intensità, tecnologia, sostenibilità), non comprende le attività extragricole e non interpreta adeguatamente le realtà aziendali in cui tutto o parte delle attività e delle risorse sono di proprietà collettiva;
- agricoltura locale, agricoltura a km 0 si limita ad indicare un riferimento territoriale, spesso non precisato, di produzione e/o commercializzazione, anche qui senza individuarne gli aspetti qualitativi e le strutture produttive;
- agricoltura familiare comprende in modo più articolato diversi aspetti connessi con le agricolture contadine. Facciamo riferimento al recente studio del Ministero dell’agricoltura francese (maggio 2013) nel quale il modello agricolo familiare viene individuato sulla base di due parametri oggettivi: la proprietà e il lavoro.
Schema 1 – principali tipi di aziende agricole
criteri IMPRESA AGRICOLA AZIENDA PADRONALE AZIENDA FAMILIARE
Capitale azionario familiare e/o associativo familiare
Gestione tecnica tecnica e/o familiare familiare
Lavoro solo salariato familiare e salariati fissi familiare e eventualmente
salariati occasionali
Autoconsumo no occasionale Si, parziale o dominante
Stato giuridico forme societarie azienda o forme associate azienda o informale
All’interno della categoria di Agricoltura familiare vengono poi individuate una pluralità di situazioni che ne diversificano ampiamente le strutture.
Schema 2 – criteri di differenziazione delle agricolture familiari
Accesso alle risorse precario assicurato (legale o informale)
Capacità d’investimenti ridotta ampia
Inserimento nei mercati debole e/o solo nei mercati di prossimità
mercati d’approvvigionamento locali mercati esteri di nicchia mercati beni indifferenziati – commodites
Attività solo agricole agricole ed extra agricole
Tipo di agricoltura specializzata
diversificata
Rapporto lavoro/capitali solo lavoro familiare presenza moderata di lavoro extra familiare forte presenza di lavoro extra familiare
Finalità dell’attività riproduzione semplice familiare accumulazione ricchezza familiare accumulazione e investimenti produttivi
(Schema 1, schema 2 – tratti da “Les agricultures familiales du monde”)
Questa chiave di lettura è importante perchè fa riferimento ad una pluralità di elementi di analisi, necessari per una comprensione più approfondita delle strutture agrarie.
Presenta alcuni fattori limitanti:
- l’evoluzione stessa del concetto e delle forme familiari può rendere meno chiaro il soggetto di riferimento che può quindi essere differente in diversi contesti socio-culturali;
- ma sopratutto non valuta modi di produzione : lo sviluppo scientifico e tecnologico attuale, orientato a supportare il modello convenzionale di mercato, fornisce mezzi tecnici (attrezzature, prodotti dell’industria chimica), biologici (ibridi e ogm, razze animali iperselezionate) e
commerciali (varietà brevettate, contratti di Club, soccide ecc.) tali per cui anche la singola azienda familiare può organicamente inserirsi ed essere a pieno titolo anello produttivo del sistema agroindustriale.
Le agricolture contadine – caratteri
Le A.C. sono storicamente strettamente legate alle forme di conduzione familiare, ed ancora oggi questo rapporto è prevalente, ma non esclusivo in funzione di quanto esposto sopra.
Gli elementi comuni prevalenti e indicativi delle A.C. qui descritti si riferiscono ad alle rinnovate esperienze agricole intergenerazionali o di nuova costituzione oggi presenti nelle aree rurali italiane.
* forme di conduzione: proprietà, affitto o forme similari
* lavoro diretto (familiare e/o in forme associate): il lavoro diretto sul fondo è condizione primaria; prevede la possibilità di avvalersi di salariati temporanei e/o fissi in numero limitato; con relazioni etiche e paritarie nei rapporti di genere e di lavoro;
*territorialità : le aziende contadine sono inserite e sono espressione di un agroecosistema locale nel quale esse originano le proprie produzioni;
*agroecologia: sviluppa e attualizza caratteri storici delle A.C. quali
- biodiversità animale e vegetale, naturale e coltivata
- diversificazioni e avvicendamenti colturali
- modelli agronomici conservativi e sostenibili: tradizionali locali, biologici, biodinamici,
*produzione e vendita
- produzione per autoconsumo
- produzione per vendita diretta di uno o più prodotti
- produzione di prodotti trasformati in azienda o in strutture locali, esclusi i processi industriali
- mercati locali e/o di filiera corta (massimo 1 intermediario)
- introduzione di criteri di economia solidale e partecipata;
*controllo del ciclo produttivo
l’agricoltore è al centro di questi processi, ne governa le fasi, è il responsabile dei prodotti:
- riproduce e moltiplica le varietà coltivate (sementi, parti vegetali) e razze allevate
- gestisce ed è responsabile di tutte le fasi delle coltivazioni e allevamenti
- è produttore e trasformatore dei propri prodotti, le materie prime sono di esclusiva produzione aziendale, è responsabile della vendita dei propri prodotti
*dimensioni aziendali
debbono essere compatibili con le caratteristiche sopra descritte, nella realtà attuale possono comprendere piccole o medie aziende secondo i contesti locali.
3 – PER UNA LEGGE QUADRO SULLE AGRICOLTURE CONTADINE
Riconosciamo quindi l’esistenza storica in Italia di differenti forme di agricolture , diverse per territori , strutture sociali , economie .
Esistendo una pluralità di modelli agricoli si rendono necessarie – ai fini di giustizia, di equità sociale, di gestione del territorio , di mantenimento della biodiversità agraria e spontanea -
MISURE ADEGUATE E DIVERSIFICATE secondo le diverse realtà produttive agricole
Nel nostro percorso è primaria e fondante la definizione ed il riconoscimento delle agricolture contadine come modello socio-economico, in conseguenza di questo ( poiché non ci limitiamo ad
aspetti etico-culturali ma lavoriamo sulle condizioni materiali di vita e lavoro) richiediamo norme adatte ad esse , attraverso provvedimenti specifici e un adeguamento/rinnovamento di norme esistenti.
La politica agricola italiana attuale è strutturata per sostenere unicamente un modello agroindustriale di agricoltura specializzata e sempre più capitalizzata nell’ambito della competitività del mercato globale, questo porta ad intervenire in termini di comparti produttivi con un corpus normativo dimensionato a questi fini. Orientando in modo sostanzialmente unidirezionale la distribuzione delle risorse della Pac.
Il riconoscimento dell’esistenza sul territorio italiano di una pluralità di modelli agricoli, richiede di ridefinire un progetto complessivo, integrando il quadro istituzionale, nel quale le agricolture contadine siano pensate e sostenute come progetto politico, sociale ed economico complessivo e
sostenuto nell’insieme delle sue pratiche con interventi congiunti e coordinati di politiche pubbliche a suo favore.
Una Legge quadro sulle agricolture contadine ha quindi come obiettivo di:
- Riconoscere la ricchezza della diversità delle agricolture come fondamento di politiche agricole differenziate, attraverso un’analisi delle realtà territoriali e considerandone i contributi economici, sociali e ambientali e l’impatto sui territori
- Riconoscere i caratteri dei modelli contadini così come in precedenza indicati
- Riconoscere la molteplicità di funzioni svolte dalle agricolture contadine attraverso l’integrazione organica di misure ambientali, sociali e produttive premianti questa molteplicità. Valorizzare il legame tra famiglia economia e territorio.
- Riformare rinforzandolo il governo del sistema fondiario nazionale e favorire l’accesso alla terra al fine di facilitare la trasmissione intergenerazionale, limitare la concentrazione fondiaria anche sostenendo l’allargamento della maglia poderale delle aziende diretto coltivatrici di piccola dimensione, assicurare il diritto di accesso alla terra ai fini dell’insediamento di nuovi coltivatori diretti, mantenere la proprietà pubblica dei terreni demaniali destinandoli a progetti agricoli
contadini
- Sostenere le azioni collettive (cooperative e associative) per lo sviluppo e la nascita di esperienze in particolare negli ambiti dell’economia sociale e solidale
-Favorire tutte le modalità di accesso e controllo del mercato locale, regionale e, dove possibile, nazionale da parte delle aziende contadine attraverso misure specifiche ed esclusive che regolino l’immissione in commercio dei prodotti dell’azienda contadina.
AREE NORMATIVE E LORO INTEGRAZIONI
a) la figura giuridica e forme di conduzione Il nostro punto di partenza è il contadino che lavora direttamente la terra. In primo luogo intendiamo il contadino che ha un’azienda con terra (proprietà, affitto, contratti
similari o nuove forme di affidamento della terra) in forma singola, familiare o associata, e dotato di strumenti (proprietà o conto terzi).
Non sono comprese tutte le Società agricole composte da soci non contadini. Sono quindi incluse le cooperative fatte esclusivamente di contadini, con un limite numerico. Includiamo le aziende contadine con salariati occasionali e/o fissi, con un limite numerico. Non sono comprese le Società agricole composte da soci non contadini.
Nella nostra società chiunque intraprenda un mestiere di produzione di beni o servizi è definito IMPRENDITORE. Il nostro Codice Civile differenzia due figure:
l’Imprenditore (art.2082) esso definisce l’imprenditore agricolo comprendendovi chiunque conduca un’azienda agricola;
il Piccolo imprenditore (art.2083) nel quale è inserita la figura di coltivatore diretto, cioè riferita a chi coltiva direttamente la terra con le proprie risorse. Questa differenza giuridica è un’importante elemento di lavoro al fine di elaborare uno spazio giuridico adeguato. Superando un processo monodirezionale che oggi tende a sussumere tutti gli agricoltori nella nozione di Imprenditore agricolo dell’ art. 2135 C.C.
La “Legge di orientamento in agricoltura” D.Lgs. 228/01 ha esteso le competenze di questa figura, in un processo che porta a disegnare sempre più un profilo di Impresa di mercato all’azienda agricola , ed a strutturarsi secondo i canoni di tutte le altre imprese.
Questo processo ha introdotto il modello unico della competitività commerciale e della logica di profitto nella vita delle aziende agricole , spingendo ad una forte selezione forzosa all’interno del mondo agricolo basata sui criteri economicisti della disponibilità di capitali
Le stesse caratteristiche di pluriattività , produzioni di qualità , filiera corta – che da sempre sono state le comuni caratteristiche positive del buon contadino – oggi vengono riprese in chiave aziendalista come diversificazione dell’impresa sul mercato e, quindi, necessariamente
dipendente dalla logica dei bilanci aziendali e del saggio di profitto. Disegnando una figura di imprenditore la cui finalità prima è produrre profitto in agricoltura, nell’ambito della competizione globale di mercato.
Occorre oggi riconoscere anche l’esistenza della figura contadina contemporanea, la cui finalità quotidiana è di vivere nel suo luogo, di coltivare e allevare per la propria famiglia e/o comunità e di vendere in modo equo i propri prodotti.
Il Codice agricolo nel 2009 il Ministro dell’agricoltura Zaia aveva avviato un percorso per la stesura di un nuovo “Codice Agricolo- riordino della normativa sull’attività agricola” ed era stato redatto un testo, che
però non è stato mai approvato e decaduto causa i vari cambi di ministri. A fine 2011 il Ministro Catania aveva dichiarato “l’intenzione di proporre una nuova norma di delega che possa consentire, a tutti gli interessati, di confrontarsi, con spirito dialettico e collaborativo, sulle questioni connesse al riordino della normativa esistente per giungere alla redazione di un codice agricolo che sia realmente un efficace e utile strumento di semplificazione”.
b) sostenere un modello produttivo, economico e sociale le agricolture contadine possono quindi essere sostenute da norme che ne incentivino e favoriscano le pratiche e le strutture. Sostenendo in modo organico pratiche già diffuse e nello stesso tempo creando condizioni favorevoli alla riconversione produttiva e sociale di aziende oggi in crisi sul mercato convenzionale e favorendo nuovi insediamenti in particolare di giovani, ricchi di progettualità ma spesso poveri di capitali. Da un lato per favorire nuovi processi di differenziazione agroambientale nelle aree di pianura e dall’altro per fermare lo spopolamento agricolo e riabitare le
terre alte (alpine, appenniniche e altocollinari).
Gli interventi sono rivolti alla figura del coltivatore diretto ed alle forme societarie costituite esclusivamente di soci lavoratori.
* Accesso alla terra. Fare delle zone rurali, in particolare nelle aree interne e in quelle considerate marginali, territori di sperimentazione favorendo il ripopolamento umano residente e lavorativo
Facilitare gli insediamenti e il consolidamento delle aziende contadine
Mediante adeguate norme di sostegno all’acquisto ed al consolidamento della proprietà, sostegno a forme di credito accessibile ed alle esperienze collettive dell’economia solidale.
Facilitando l’accesso alle terre incolte pubbliche e private.
Terre demaniali
Messa in vendita dei soli casolari rurali demaniali crollati e semicrollati utili come cubatura per ricostruirne dei nuovi nel rispetto di vincoli paesaggistici ed edilizi – fonte di entrate e risposta coerente all’articolo 66 del decreto “Salva Italia”;
Contestuale riconoscimento del demanio agricolo – comprensivo dei suoi edifici rurali abitati, abitabili e/o facilmente recuperabili – come Bene d’Interesse Pubblico inalienabile, non usucapibile e soggetto a vincoli di rispetto ecosistemico. Affidamento e/o assegnazione dei beni rurali demaniali abbandonati per una loro destinazione agroecosistemica.
Per quanto riguarda casolari e terreni attualmente abitati i rapporti in essere vengono convertiti, su richiesta degli attuali abitanti e qualora vi siano le condizioni di attività agricola effettivamente svolta, in affitti di tipo agricolo
In caso di beni immobili abbandonati, destinazione prioritaria a nuovi insediamenti di coltivatori diretti e piccole cooperative di soli soci lavoratori, dando precedenza ai residenti nella Regione nella quale si trovano i beni richiesti, ai disoccupati, ai licenziati, ai cassintegrati ed a coloro che per motivi particolari possono trovare maggiori difficoltà a trovare un lavoro. Iniziative verso i proprietari privati per incentivare il riutilizzo dei beni abbandonati;
* Produzione, trasformazione e vendita dei prodotti
Norme nazionali di indirizzo finalizzate anche all’adozione, da parte degli Enti Regionali, di normative di semplificazione riguardanti la lavorazione, trasformazione e vendita di limitati quantitativi di prodotti agricoli nell’ambito della filiera corta e della produzione locale, i cui destinatari sono le aziende diretto coltivatrici e le società e cooperative composte unicamente da soci lavoratori, che trasformano per la vendita esclusivamente i propri prodotti, senza l’utilizzo di personale esterno.
Prendiamo come riferimento le norme in materia già in vigore nella Regione Abruzzo e nella provincia autonoma di Bolzano coerenti con quanto emerso nell’ambito della Conferenza della Commissione europea su agricoltura locale e filiere corte (aprile 2012 cit.)
* Sementi e razze locali
Riconoscere e valorizzare i sistemi sementieri informali territoriali, in grado di garantire una conservazione dinamica della diversità agricola e una maggiore autonomia produttiva degli agricoltori
Sostenere ed incentivare, con misure specifiche sull’agrobiodiversità, la conservazione in situ e la coltivazione delle varietà e razze locali 8
*Accesso ai mercati, mercati locali, filiera corta
Per prodotti a chilometro zero – si intendono prodotti di prossimità venduti direttamente Per prodotti di qualità si intendono in modo prioritario prodotti secondo il metodo biologico o modalità equivalenti, ed in ogni caso a basso impatto ambientale
Rendere prioritario l’accesso dei coltivatori diretti ai mercati settimanali del proprio Comune e di quelli limitrofi. In questi contesti cancellazione di obbligo presentazione Durc.
Favorire da parte delle Amministrazioni comunali l’assegnazione a titolo gratuito di spazi pubblici ad associazioni di cittadini, produttori e/o consumatori, per l’istituzione di mercati contadini periodici (settimanali/mensili) e luoghi deputati alla logistica dei gruppi di acquisto solidale.
A tal fine le associazioni si impegnano ad adottare un proprio regolamento in cui definiscono i criteri discriminanti di sostenibilità ecologica dei prodotti, l’ampiezza degli areali di provenienza per le diverse categorie di prodotto, le caratteristiche strutturali e sociali delle aziende e tutte le modalità di accesso al mercato. Le associazioni sono tenute a rendere pubblico tale regolamento e adottano sistemi di autocontrollo. Le amministrazioni comunali possono effettuare verifiche e, nel caso di mancato rispetto del regolamento, revocano l’assegnazione.
I mercati contadini che dimostrano di azzerare la produzione dei rifiuti sono esentati dalla tarsu.
Agevolazioni ai commercianti di filiera corta
Forme di defiscalizzazione per attività commerciali di filiera corta, svolte su edifici preesistenti al 2013, che all’atto della richiesta si impegnano a porre in vendita prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero provenienti da filiera corta e prodotti di qualità in misura non inferiore all’80%, in termini di spazio espositivo e di quantitativo delle produzioni agricole e alimentari complessivamente acquistate su base annua.
* Fiscalità e oneri
Innalzamento della fascia in regime di esonero Iva a 20000 euro indicizzata
Ridefinizione delle fasce di contribuzione Inps con riduzioni in particolare nelle zone montane e svantaggiate
Misure atte a defiscalizzare l’accesso all’energia (ad es: carburanti) per agevolare l’accesso alle aree di residenza in assenza o carenza di trasporto pubblico per contadini (servizi quali uffici comunali, scuole, ospedali, ecc).
Iscrizione facoltativa alla Camera di Commercio, per le piccole aziende diretto coltivatrici a dimensione locale, non rendendola quindi vincolante per l’accesso a finanziamenti e sostegni pubblici
* Misure di sostegno nell’ambito della Politica agricola comunitaria (PAC) e dei Programmi di sviluppo rurale (PSR)
rafforzando e rendendo organiche le nuove misure previste in favore delle piccole aziende e delle aree svantaggiate – introducendo parametri basati sul progetto agricolo nel suo insieme e non in termini di comparti produttivi – reinserire norme tecniche di riduzione dei costi (lavori in economia, acquisto di attrezzature d’occasione ….)
Misure atte a dare al contadino la possibilità di costruzione di strutture atte allo svolgimento dell’attività contadina con procedure semplificate per strutture in bioedilizia.
Misure per il riconoscimento del ruolo sociale delle realtà contadine nel sopperire all’assenza di servizi (es: asili in fattoria, servizi per anziani in aree marginali, fattorie didattiche, ecc) in aree marginali.
Campagna popolare per l’agricoltura contadina
Agribio Emilia Romagna
Antica Terra Gentile
Associazione Italiana Agricoltura Biologica
Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentare
Associazione Rurale Italiana
Associazione Solidarietà Campagna Italiana
Campi Aperti
C-Campo agri cultura
Centro Internazionale Crocevia
Centro studi Quaderni d’Ontignano
Civiltà Contadina
Consorzio Le Galline Felici
Consorzio della Quarantina
Movimento Decrescita Felice Firenze
Movimento Ragnatela
Rete Bioregionale
Rete Semi Rurali
Terra Terra
WWOOF Italia
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Lettera di Vandana Shiva
Caro Roberto,
apprezzo molto il vostro invito per il 10 ottobre in occasione della presentazione ai Parlamentari di una proposta per una legge sulle agricolture contadine. Lo considero un lavoro molto importante
del quale ho avuto modo di parlare sia con Giannozzo che con Maria Grazia.
In quei giorni sarò impegnata proprio a Roma con alcune iniziative che fanno parte delle due settimane di azione per la Libertà dei semi. La difesa delle agricolture contadine e dei piccoli produttori è strettamente connessa con la Campagna globale sui semi alla quale sto lavorando da
molto tempo. In ogni parte del mondo senza la difesa dell’agricoltura contadina e il riconoscimento dei diritti degli agricoltori e delle comunità locali sui semi tradizionali, sarà quasi impossibile difendere e assicurare un futuro alla biodiversità e al cibo locale.
Se il vostro lavoro riuscirà a far approvare al Parlamento Italiano una legge che possa assicurare un futuro ai piccoli agricoltori, questo potrebbe diventare il primo esempio concreto, di grande
aiuto per tutti coloro che in ogni parte del mondo lavorano per gli stessi obiettivi e che, in questo momento di crisi, considerano il ritorno alla terra il modo per ricostruire una nuova economia e una nuova democrazia.
Molto probabilmente non riuscirò a partecipare all’incontro ma assicuro fin d’ora il sostegno alla vostra iniziativa e la disponibilità per future collaborazioni.
Vandana Shiva
Via de’ Pucci 4
50122 Firenze
Tel 055 286552
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