Amore come terapia… così si costruisce una rete relazionale fra esseri umani
Il mondo é popolato da molti esseri estremamente bisognosi di amore, che desiderano intensamente ricevere e donare, cioé scambiarlo con il loro prossimo, provando grande infelicità e crisi identitaria di fronte ad ogni fallimento nell’impresa.
La sofferenza da delusione di scambio affettivo li spinge a reazioni che possono essere anche di rabbia intensa, collera e forte aggressività, emozioni che se non controllate inducono a comportamenti di genere violento.
Chiaro indice della loro frustrazione é il fatto che spesso poi ne piangono, rattristati nel patire la fame di amore che, insoddisfatta, li ha spinti alla rabbia e perciò ad una ulteriore difficoltà da affrontare.
I solchi si scavano così nella loro rete relazionale come fossati difensivi di un castello entro il quale sopravvive nascosto (ed agli ingenui o superficiali invisibile) che tristemente sospira e soffre.
Sotto la corazza dell’aggressività quante volte si nasconde la sofferenza frustrante della incapacità di comunicare comprensibilmente l’amore che si desidera condividere: “Nessun uomo é un’isola”, scriveva Thomas Merton, giustamente indicando la natura profondamente sociale dell’intimo umano (socialità non é superficialità).
Incredibile dictu, vero facto, molte persone soffrono le pene di questa inibizione, correlata sovente ad un deficit comunicativo, tant’é vero che spesso esso cerca compensazione in manifestazioni artistiche (di solito, in questi casi, tendenti al lezioso decadente).
La rete relazionale umana ha bisogno di sviluppare flussi comunicativi più aperti e sinceri, disinibiti e confidenti, senza i quali l’anima inevitabilmente soffre le inutili angosce della denutrizione psichica, e si avvilisce di fronte alla bellezza della vita che sembra negata.
C’é alimento per l’organismo ed alimento per la psiche: nessuno dei due deve mancare all’essere umano.
Tat Tvam Asi
Vincenzo Zamboni