Vincenzo Zamboni: “La grande finzione democratica: lo stato!”

Lo stato è quella finzione criminale secondo cui una minoranza detta “classe dirigente” saprebbe decidere cosa dovete fare meglio di quanto lo fareste voi stessi, e tale delirio demenziale assume forme talmente patologiche da impiegare forza e violenza attraverso l’uso di bande armate contro i dissidenti.

Il risultato di una simile mentalità è guerra e rapina istituzionale contro i popoli.

Tale impianto deviato viene mantenuto con la collaborazione delle vittime attraverso una stupida ideologia servile che riflette nell’autoritarismo statale la sudditanza infantile verso i genitori vissuti dal bambino come onnipotenti padroni del mondo.

Il rifiuto integrale dello stato tiranno è precondizione di civiltà tra gli individui e tra i popoli.

Non un uomo, non un voto, non un soldo alla partitocrazia istituzionale deviata di sanguinaria guerra e rapina contro le genti.

“Governare è far credere” (Machiavelli).

Stato e Chiesa sembrano maestri nel far credere all’individuo di avere bisogno di loro, “a prescindere”.

- “Ehi, ma puzzi di merda e sangue!”
- “Forse, ma tu hai bisogno di me, piccolo uomo”
- “Oh, scusa, me ne ero dimenticato……..”
- “Bravo, ora prostrati di fronte all’autorità e vattene”
- “Grazie padrone, troppo buono”.
En passant, ho notato nella scuola, un segmento istituzionale come un altro, la continua sottile crescita della falsità burocratica, che passa proprio attraverso il timore infantile dell’autorità.
- “Ma non ha senso fare così!”
- “Nono importa, va fatto”
- “E perché?”
- “Scherziamo? Lo ha detto il capo!”.

Tragicomico ma vero.

Naturalmente una esigua minoranza simile ad una riserva pellerossa insiste a ritenere che abbia senso essere sinceri e creativi, non subdolamente falsi burocratici. Ma l’estinzione programmata della libertà psicomentale prevede, appunto, le riserve entro cui lasciare relegati ed inoffensivi i superstiti, come a dire “Parlate, parlate pure, tanto siete pochi, non contate niente e nessuno vi ascolta, abbiamo terrorizzato a sufficienza il gruppone, rendendo tutti servi impauriti, tanto basta”.

Se non si ricomincia a costruire la cultura dell’antiautoritarismo radicale dove si va a finire?

I soldati nazisti dei lager si giustificavano dicendo “Ho solo eseguito gli ordini”………..

Il burocrate anomimo descritto da Erich Fromm ed Herbert Marcuse segue la stessa via concettuale, con il rischio del medesimo esito.

Infatti, cosa altro sono le città terroristicamente fatte bombardare dalla nostra aviazione se non lager a cielo aperto?

Invece dello Zyklon B nazista si usa l’uranio impoverito, questa è l’unica differenza, dopotutto, un mero dettaglio tecnico.

L’aspetto psicologico dell’uomo-servo dovrebbe essere nuovamente indagato a fondo.

E’ l’obbedienza acritica la modalità che crea il potere, altrimenti inesistente senza il consenso.

A volte si maledice e stramaledice la falsità televisiva, l’impero dei mass media, il consumismo, e molti altri fenomeni negativi del genere.

Ma chi li crea?

Esisterebbero, questi strumenti di potere, senza la adesione acritica dell’uomo-massa, abituatosi ad accettare qualunque cosa pur di sentirsi protetto dall’anonimato della identificazione quale indistinguibile membro del gruppo ?

Cosa fa un generale senza truppa obbediente a priori ?
Ed un politico ?

Dove va a finire il loro presunto potere ove non sia l’obbedienza e consenso dei subordinati?

Ovvero, se vi siano esseri umani coscienti e indipendenti al posto di automi paurosi?

Sono gli automi impauriti obbedienti i conservatori, spesso inconsapevoli, di qualunque tirannide.

Quindi il problema si può porre nei seguenti termini: quali sono gli strumenti più efficaci per disipnotizzare gli individui dalla loro falsa coscienza servile?

Diceva bene Marx quando osservava che non esistono i servi perché esiste il re, bensì, al contrario, esiste il re perché gli uomini s credono servi.

E non è nemmeno necessario essere marxisti per capirlo.
D’altro canto, già Hegel aveva sollevato il problema, in “Servo e padrone”.

Se ci aggiungiamo gli strumenti generati dal pensiero psicoanalitico, i mezzi per demistificare la natura illusoria del potere non mancano.
Ma non sembra siano stati fino ad oggi sufficienti a costruire una società davvero civile (non in Italia, perlomeno, paese che forse trascina nella propria cultura il residuo di due millenni di potere vaticano, oltre a tutto il resto; ma liberarsi delle negatività del passato dovrebbe essere un compito ovvio per la vita di ognuno).

(Io sono ottimista, credo per carattere più che in base ai dati oggettivi….credo sempre nella possibilità concreta di una sano risveglio).

Ad ogni modo, un oscuro prete di campagna, don Milani, scrisse a suo tempo “L’obbedienza non è più una virtù” [non lo è mai stata], che a me sembra un riassunto breve semplice ed efficace di quanto più dottamente esposto da Marcuse e Fromm. Ma non sembra che nemmeno questo abbia funzionato più che tanto.

Io mantengo i tre (Milani, Marcuse e Fromm) nel mio elenco personale degli autori che tutti dovrebbero provare a leggere.

Vincenzo Zamboni

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