Caterina Regazzi: “Onnivori, vegetariani, vegani… ed il mondo che vorrei”
Riflessioni dopo l’articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/07/24/essere-vegetariani-senza-esserlo/
Questo dibattito tra onnivori, vegetariani e vegani, come è normale, che sia mi sta dando da pensare…..
Ieri sera prima di addormentarmi mi sono chiesta qual’è il mondo “animato” che si immagina un vegano.. forse un mondo composto da umani e animali selvatici senza domestici?…. oppure umani, selvatici e domestici (cani e gatti che si nutrono di cosa? altri animali domestici, erbivori ed onnivori, cioè bovini, ovini, caprini, equini, suini che razzolano liberamente nelle campagne,- liberi di nutrirsi di quel che trovano in natura o alimentati dall’uomo?- e liberi di riprodursi?).
Il mondo che vorrei io: esseri umani rispettosi dell’ambiente, degli altri esseri viventi, umani e non e consapevoli delle conseguenze dei propri comportamenti.
E’ ovvio che non tutti abbiamo la stessa sensibilità, ma una sensibilità nei confronti dell’ambiente e della sofferenza degli animali si sta già diffondendo; siamo d’accordo che l’allevamento intensivo oltre che dannoso per l’ambiente non è etico nei confronti dei nostri fratelli animali, ma questo discorso va assorbito e fatto proprio da chi al momento ancora non lo sente e questo può avvenire solo grazie all’esempio e al dialogo, fatto con rispetto dell’altro, altrimenti è controproducente…
Nessuno può arrogarsi il diritto di pensare di avere la verità in tasca, ma basterebbe che tutti fossero sensibilizzati a chiedersi cosa c’è dietro alle proprie scelte alimentari, ma non solo, vedi l’uso smodato dell’automobile e degli altri mezzi di trasporto altamente inquinanti, al consumismo che viene oltretutto stimolato dal sistema (se non si consuma diminuisce il PIL, viene a mancare la ripresa economica, si perdono posti di lavoro, ecc. quando sul nostro lavoro c’è chi ci specula tassandolo fino a più del 50 %).
In questo contesto ci vedo una piccola presenza di animali domestici, il cane è stato ottenuto dalla selezione da parte dell’uomo a partire dal lupo e dallo sciacallo per fare la guardia alle greggi e alle abitazioni, non certo per dormire sui nostri letti o consolarci delle nostre carenze affettive, il gatto si è addomesticato naturalmente dal gatto selvatico attirato vicino alle abitazioni degli umani e ai magazzini di cereali invasi dai topi che sono stati il loro cibo, assieme a qualche avanzo della cucina – mentre ora le nostre dispense devono essere sempre rifornite di cibo apposito più o meno ricercato e prelibato pena una segnalazione per maltrattamento….
Anche una piccola quantità di animali da allevamento per me è auspicabile, con un rapporto di mutuo scambio: io ti do da mangiare e ti offro un riparo ed in cambio mi prendo una parte delle tue produzioni: letame, lana, latte, uova, miele ed anche una piccola quantità di carne e pelle…. di animali trattati con rispetto.
E’ vero, come ha detto una veg, c’è molto da lavorare…. ognuno lo farà secondo la propria natura, basta avere apertura mentale, capacità di osservazione e ascolto….
Caterina Regazzi
…………………………………
Commento di Biagio Sciavarrello:
“E’ buona norma ,davanti ai grandi interrogativi della vita , andare a vedere cosa facevano i nostri nonni quando passandosela scarsa avevano buonsenso , l’uccisione dell’animale era piu’ che rispettosa era un rito ,un evento assai raro con le cui proteine ci si doveva andare a lungo nel tempo (vedi insaccati e derivati) e tutto quello che l’animale offriva veniva onorato ed utilizzato anch’esso a lungo nel tempo ( pellame,lana) essere “semi vegani ” era la loro condizione ed e’ per questo che l’animale allevato godeva di grande rispetto ed attenzione, anche gli animali domestici avevano un ruolo ,lavoravano al fianco dell’uomo ,il gatto derattizzava il cane faceva la guardia ecc….. e venivano rispettati e fatti vivere nella loro dimensione naturale non come adesso che causa estrema solitudine dell’ uomo e’ fatto oggetto e fatto vivere in maniera strampalata…”
………………………
Commento di Marco Bracci:
“Proprio ieri, ritornando dalle vacanze, mi sono fermato a bere un caffè al porto di Livorno, per consolarmi non solo del fatto che era finita la vacanza, ma anche del fatto che al nord non riesco mai a berne uno decente. Scelgo un tavolo all’ombra, fra i tanti già occupati, proprio accanto a quello di due signori che conversavano. Sorseggiando il caffè e gustando due croissants favolosi (anche questi introvabili ormai quasi ovunque), ho dovuto ascoltare la loro conversazione. Erano due ex contadini in pensione e uno dei due diceva all’altro: “mi ricordo che quando dovevamo ammazzare il maiale, ne raccoglievamo 5 o 6 e li portavamo nel posto apposito. Quei poveri animali venivano dietro docili, ignari, ma appena avevamo ucciso il primo, tutti gli altri scappavano e dovevamo sudare sette camicie per riprenderli e ammazzarli.” Solo gente senza cuore può arrivare a pensare che gli animali non sentono nulla, non hanno sentimenti e sono senz’anima. Ma non c’è da meravigliarsi che abbiano messo in giro per secoli questa fandonia, essendo gli stessi che non si fanno scrupoli a farsi beffe di Dio, Che pur dicono li abbia scelti come Suoi portavoce.
Quanto all’uccisione rispettosa, mi ricordo le grida impressionanti che udivo ogni tanto nei primi 6 anni che ho abitato in Brianza, a Bernareggio, proprio davanti alla chiesa principale, dietro alla quale c’era un allevatore (il che è tutto dire). Chi gridava ? i maiali, uccisi con la spigola che veniva loro infilata fino al cuore, ma che spesso non uccideva al primo colpo e così i torturatori “ravanavano” (come dicono in Brianza) nel corpo dei poveri animali finché non morivano, più per il dolore che per lo squarciamento del cuore. Grida di bambini, sembravano, e penetravano fin dentro le ossa facendo rivoltare lo stomaco.”