Luna piena di luglio, deve ancora venire.. ma anche questa è fatta!
Luna piena di luglio, deve ancora venire.. ma anche questa è fatta!
Ed anche questa è fatta… la serata del Gurupurnima is over…
Quattro ore di musica, canto, parole, recita e danze per inneggiare alla vita e al Guru che è in tutti noi, se solo riusciamo a sentirlo. La vita, con i suoi alti e bassi, con i suoi momenti di gioia e sconfitta, dolore e pregi e imperfezioni.
Tutto va come deve andare, le forze Yin e Yang si mescolano nel gioco sempre vario della vita.
Sabato 20 luglio 2013 all’Orto dei Giusti c’erano tutte le componenti: la sacralità della impostazione scenica generale, con le cantanti di Aria di Stelle in cerchio che lasciavano libero il posto al centro della scena, il posto del Guru, la presenza affettuosa e premurosa di alcuni amici e amiche, la passione di tutte le ragazze nel canto dei mantra per noi familiari, ma forse per molti sconosciuti (e chissà che qualche cuore sia stato toccato), la carezza sui miei capelli da parte di Loredana che arrivava quasi all’ultimo momento, il discorso di Paolo, che io purtroppo non ho ascoltato, presa com’ero dal mio compito di prepararmi per la recita, vestendomi e ripassando la parte assieme alle altre attrici.
In questo discorso (me l’ha riportato successivamente) ha parlato di questo momento stagionale, in cui il caldo ci fa “uscire di testa” facendoci togliere di dosso almeno in parte i nostri orpelli, in modo da scoprire più facilmente il nostro vero sé e di poter andare incontro all’altra metà di noi – il femminile va incontro al maschile, le due parti di noi fanno “pace” l’una con l’altra – (l’esagramma del periodo nel LIbro dei Mutamenti è “Il farsi incontro”).
E poi una storia edificante su Shiva, che combatte e sconfigge dei “nemici” che altro non sono che le componenti dell’ego, dopo averne stuzzicato la fuoriuscita allo scoperto.
Poi c’è stato il tentativo di comunicare, forse un po’ troppo zen, con le nostre due piccole recite, che l’umiltà non è una dote da sbandierare, ma solo da praticare e se si pratica veramente vuol dire che abbiamo “fatto pace col nostro ego” e che forse, dico forse, non c’è più separazione fra ego e Io, ma che c’è solo l’ Io, l’ Assoluto, l’ego è scomparso, è stato assorbito, come la carta assorbente assorbe la macchia d’inchiostro….
E’ seguito un breve intermezzo per quella che Paolo chiama scherzosamente “la cerimonia che tutti ci invidiano”, cioè la questua, per contribuire alle spese di mantenimento e gestione della struttura di Syusy Blady, momento per noi “attori” liberatorio dopo la tensione della recita in cui ci siamo alleggeriti in canti e balli.
“Ma ‘ndo vai… bella awayana…” – Orto dei Giusti
Dulcis in fundo, le danze polinesiane… dopo tanto parlare di umiltà, di incontro spontaneo e senza malizia tra il maschile e il femminile, forse non erano proprio in sintonia: una dozzina di ragazze anche della mia età che esibivano provocatorie i loro fondoschiena giocosamente a ricordarci che siamo sempre in questo mondo!
Caterina Regazzi
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Un fuoriscena:
La presenza di Shiva, il Guru primordiale, si è fatta sentire fortemente, sotto i raggi della luna quasi piena, lì sui colli bolognesi. Il misto di positivo negativo ci ha dato la certezza che la cerimonia era in perfetta sintonia con il momento. L’oscuro ed il chiaro hanno lavorato all’unisono per dare una forma ed una qualità ben delineata all’evento. Il prasad finale anche è piaciuto molto, sopratutto alle ballerine awayane che prima della loro performance ne hanno spazzolato almeno la metà (d’altronde lo cantava anche Alberto Sordi: “Ma ‘ndo vai, bella awayana, se la banana non ce l’hai…?!”). In compenso le precedenti note di Aria di Stelle e le voci armoniche delle nostre belle cantanti hanno accarezzato le menti dei presenti, assetati di conoscenza e di amore. La scenografia realizzata in quattro e quattr’otto aveva i giusti chiaroscuri…(compreso il discorso a latere fatto con Giorgio Quarantotto sui poteri occulti e sulle lotte del NWO, fra Rothschild e Rockefeller, per la conquista del mondo). Da un lato il barbecue con le carni al fuoco e dall’altra gli incensi ed il suono di cembali. Il discorso sull’unione del maschile femminile, Shiva e Shakti, mi è piaciuto molto ed è stato pure divertente (infatti mi sono divertito ad inventarmelo lì per lì). La recita sull’umiltà è stata una bella lezione per capire che la perfezione non è di questo mondo, se cercata e perseguita come forma esteriore….
Paolo D’Arpini