Firenze, 22 giugno 2013 – Assemblea comunista per uscire dal baratro della miseria capitalista

La crisi del capitalismo affonda sempre più l’Italia, l’Europa e il mondo intero in un baratro di miseria, abbrutimento e sangue.

Le masse popolari organizzate possono e devono porre fine a questo corso delle cose, instaurando il socialismo!

È un’impresa complessa e difficile! Certo, ma è un percorso fatto di un passo dopo l’altro. Qual è il passo da fare oggi?

Con l’Assemblea del 22 giugno a Firenze, il Cobas Richard Ginori di Sesto Fiorentino e il Comitato di Resistenza Operaia IRISBUS di Avellino si propongono di continuare l’opera incominciata dall’Assemblea del 6 aprile a Grottaminarda:
1. connettere tra loro gli organismi che in ogni parte del paese sono sorti spontaneamente per creare posti di lavoro, per gestire servizi sociali, per rafforzare con varie iniziative la coesione sociale, per proteggere il territorio e l’ambiente;
2. far convergere questi organismi dalle cento forme in un movimento di livello superiore in cui un organismo rafforza l’altro e suscita nuove analoghe iniziative e insieme concorrono a creare un governo alternativo all’illegittimo e illegale governo Letta-Napolitano-Berlusconi: il Governo di Blocco Popolare (GBP). Infatti continuare ad elaborare e propagandare misure luminose e piattaforme intelligenti senza dire come costituire un governo che abbia la forza e la volontà di applicarle è inutile, anzi dannoso perché prolunga l’illusione nei governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e alimenta l’attendismo, la delusione, la sfiducia in se stessi, la rassegnazione e la disperazione.
Vediamo in dettaglio la logica in cui si inquadrano questi punti.

L’unico modo di porre fine alla crisi è porre fine al capitalismo in crisi, approfittare della sua crisi per instaurare il socialismo. Sembra un obiettivo lontano, quasi impossibile. Come faremo a prendere il potere, contro il Papa, la Corte Pontificia e le Organizzazioni Criminali, lo stuolo di politicanti al loro servizio, le loro Forze Armate, le loro agenzie di spionaggio e di controllo, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti che li appoggia e dispone di forze immensamente superiori alle nostre, noi che siamo dispersi e disorganizzati?
Ma la borghesia e il clero sono un colosso dai piedi d’argilla. Persino nelle file delle loro agenzie di spionaggio, controllo, criminalità, aggressione e speculazione, ogni giorno nuovi individui prendono coraggio, vedi gli Edward Snowden, Julian Assange, Bradley Manning, Hervé Falciani, ecc. ecc.: defezionano e denunciano perché sentono attorno il disprezzo e l’indignazione che isolano i loro padroni e dirigenti dalle masse popolari. La borghesia e il clero non sono forti per risorse loro proprie o perché la loro egemonia sulle masse popolari è forte. Al contrario, arrancano e barcollano. Anche i loro accoliti gli si rivoltano contro. I contrasti nelle loro file aumentano e si acuiscono. La loro egemonia sulle masse popolari è ridotta a un compito negativo (impedire che le masse popolari arrivino al livello di organizzazione e coscienza che le rende capaci di agire); non osano tentare un ruolo positivo (mobilitare le masse popolari a compiere un’impresa conforme agli interessi della borghesia e del clero). In ogni paese le masse popolari sono sempre più malcontente, indignate ed esasperate.
Quanto a noi, comunisti e masse popolai, effettivamente noi abbiamo un grande salto da fare. Un salto che a prima vista sembra impossibile, come un salto dall’una all’altra delle sponde di un largo burrone, come salire una cima mille volte più in alto di noi. Ma in realtà tra la posizione in cui noi siamo oggi e il socialismo che avremo instaurato domani, non è un salto unico che dobbiamo fare in un colpo solo. C’è un percorso che porta da dove siamo oggi al socialismo, un percorso fatto di passi, un percorso che a grandi linee conosciamo perché è tracciato nella realtà. Nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, non ci siamo arrivati a farlo non perché era impossibile, ma perché, per un insieme di circostanze che ora conosciamo e siamo in grado di prevenire, il Partito comunista ha preso un’altra strada. Certo è un percorso che conosciamo solo a grandi linee e ogni passo richiede attenzioni, iniziativa, analisi, sforzo e audacia, richiede di applicare il generale nel concreto. Ma è fattibile, benché ci sia sempre anche la possibilità di ruzzolare. Ma se non ci arrenderemo, passo dopo passo ci troveremo nelle condizioni di prendere il potere in mano e di essere sull’altra sponda del burrone, quella che ora pare la lontana e irraggiungibile sponda opposta a quella dove siamo. Ci troveremo a essere dove ora ci pare impossibile arrivare. Anche l’ultimo passo, quello con cui poseremo il piede sulla cima, sarà solo un passo. Ma si tratta di compiere il primo passo e poi proseguire un passo dopo l’altro. Anche la conquista del potere e l’instaurazione del socialismo sarà in definitiva solo un passo, l’ultimo dei molti che avremo fatto, difficile come quello che dobbiamo fare oggi, ma non più difficile di esso e di quelli che da qui ad allora avremo fatto. Oggi per ognuno si tratta solo di fare il primo passo.
Compito di noi comunisti oggi è impegnare tutte le nostre forze a promuovere organizzazione ed elevare la coscienza dei lavoratori e in generale delle masse popolari. Disoccupati, cassaintegrati e precari devono organizzarsi per creare posti di lavoro, per promuovere la formazioni di Amministrazioni Locali d’Emergenza contro le misure e le angherie dell’illegittimo e illegale governo Letta-Napolitano-Berlusconi e contro le autorità della Repubblica Pontificia, obbligando con le buone o le cattive le banche a fornire i crediti necessari. I lavoratori ancora occupati in aziende private o pubbliche devono approfittare della loro posizione di privilegio per organizzarsi e proiettarsi all’esterno. Le persone e gli organismi autorevoli devono costituire Comitati di Salvezza Nazionale e un Governo di Salvezza Nazionale. Ecco il primo passo da fare oggi.
1. La crisi del capitalismo ha già distrutto solo nel nostro paese molte centinaia di migliaia di posti di lavoro dipendente e autonomo. Per sua natura, se lasciamo liberi la borghesia e il clero di agire, continuerà a distruggerne. Le grida lanciate dall’illegittimo e illegale governo Letta-Napolitano-Berlusconi, da papa Bergoglio e dagli altri esponenti del clero, da Squinzi e dagli altri esponenti della borghesia, da Napolitano e dagli altri trafficanti e politicanti al servizio della Repubblica Pontificia, se non sono semplici sotterfugi e imbrogli per attenuare e disperdere l’indignazione delle masse popolari, sono grida lanciate nel vuoto. Finché la società poggia sul capitalismo, “il lavoro che c’è” è quello che genera profitto per i capitalisti: una parte crescente della popolazione viene gettata o tenuta ai margini della società e il marasma generale cresce. Il primo passo che devono compiere oggi tutti quelli che la borghesia e il clero gettano o lasciano ai margini della società, è prendere in mano la loro situazione e basarsi sulle proprie forze e la propria iniziativa. Disoccupati, precari, cassaintegrati che costituiscono Organizzazioni Operaie e Popolari (OO e OP) e fanno fronte con iniziative proprie ai bisogni degli individui e della società, non solo portano rimedi sia pure parziali e provvisori agli effetti più gravi e distruttivi della crisi del capitalismo e creano posti di lavoro utile e dignitoso per persone che la borghesia e il clero gettano o lasciano ai margini della vita sociale, ma costituiscono centri per l’iniziativa delle masse popolari in campo politico. In questo modo le masse popolari diventano capaci di un’impresa storica: prendere direttamente in mano il proprio paese, costituire un proprio governo d’emergenza, mettere la forza dell’intera società al servizio della società stessa.
2. La crisi ha distrutto centinaia di migliaia di posti di lavoro e in particolare ha seminato il paese di fabbriche vuote. Ma restano ancora in funzione, sparse in tutto il territorio nazionale, decine di migliaia di aziende private e pubbliche, che la crisi del capitalismo minaccia da vicino o da lontano, ma che non ha ancora intaccato se non marginalmente alcune. In esse lavorano milioni di operai e di pubblici dipendenti. Essi più dei disoccupati e dei precari godono di condizioni particolarmente favorevoli per organizzarsi e sviluppare una coscienza comune. In ogni azienda i lavoratori avanzati devono organizzarsi: questo è oggi il loro primo passo. Devono costituire in ogni azienda e reparto comitati che oltre a orientare e dirigere i loro compagni di lavoro, si proiettino all’esterno: verso le masse popolari della zona per favorire la loro organizzazione e verso le altre aziende per creare una rete di OO e OP. È su questa rete che si costituirà la nuova organizzazione dell’intera società. Essa sarà la base della costituzione e del funzionamento del GBP.
I padroni usano i lavoratori delle loro aziende come truppe in una guerra azienda contro azienda, come Marchionne ha avuto l’ingenua sincerità di dire. È la competizione globale. Oggi il peggiore reato (di fronte alla società e alla storia) delle organizzazioni sindacali, anche delle migliori e ben intenzionate, è di mantenere sulla difensiva questi milioni di lavoratori, di paralizzare la loro enorme forza potenziale. Di limitarsi, nel migliore dei casi, a mobilitarli quando il padrone attacca, quando il padrone minaccia di ridurre i posti di lavoro, di delocalizzare o chiudere, di ridurre salari e peggiorare le condizioni di lavoro, di eliminare i diritti conquistati. Ma limitarsi a difendersi, in una fase come questa, vuol dire perdere, votarsi alla sconfitta. Da Termini Imerese, a Pomigliano, a Mirafiori il paese è pieno di aziende che dimostrano che così vanno le cose. Al di là della consapevolezza e delle intenzioni, limitarsi alla difesa è collaborazione con la borghesia e il clero. Questi, non potendo far fronte alla crisi del loro sistema di relazioni sociali, sono tesi principalmente a impedire che le masse popolari si organizzino e diventino un’efficace forza politica, capace di agire e di prendere in mano il paese sostituendo le attuali fallimentari classi dirigenti. Ma non basta denunciare simili comportamenti dei sindacati. Essi senza seguito e consenso sono finiti, non servono neanche ai padroni. I lavoratori organizzati nelle aziende, se prendono essi stessi l’iniziativa della lotta politica e sindacale sfruttando ogni occasione e appiglio e i legami che sistematicamente costruiscono, li possono costringere a rigare dritto pena l’estinzione.
3. Le mille iniziative delle masse popolari per moltiplicarsi, avere continuità e svilupparsi devono creare il contesto politico e sociale adeguato ad esse. Il proposito di creare solo delle nicchie della società borghese, di costituire isole felici nel marasma generale, è un progetto miope che, al di là delle buone intenzioni dei promotori, nella pratica avrebbe come effetto reale quello di alimentare “la guerra tra poveri”, la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. La rimessa in marcia delle aziende che i padroni hanno chiuso, l’autogestione delle aziende che i padroni vogliono chiudere o delocalizzare, la creazione dei nuove aziende e agenzie (cooperative o da parte delle Amministrazioni Locali o altro) sono operazioni vitali solo se sono o diventano componenti del movimento per costituire il GBP. Per questo la costituzione subito di Comitati di Salvezza Nazionale e di un Governo di Salvezza Nazionale avrebbe un effetto positivo, di moltiplicare le iniziative delle masse popolari e indirizzarle sulla strada giusta. Questo è il primo passo che oggi devono fare tutte le persone e gli organismi che già godono di una qualche autorità presso le masse popolari. Senza questo, le loro proposte restano chiacchiere se non diversioni e imbrogli.

Nuovo Partito Comunista Italiano – nuovo-pci@mailtor.org

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