Come uscire dalla crisi in modo postkeynesiano… secondo Nando Ioppolo
In sintesi
Come se ne esce? Semplicemente abbandonando immediatamente la opzione della triplice deregulation (borsistica, valutaria e doganale) adottata nei vigenti trattati europei in ossequio al liberismo più ottuso ed estremo.
Solo così, infatti, si possono varare manovre keynesiane di sostegno dei mercati interni bloccando alla radice, nel contempo, sia la emorragia di capitali che la speculazione interna e internazionale che sempre accompagnano ogni svolta keynesiana.
E’ possibile contenere l’inflazione con adeguate misure di calmierazione e perfino neutralizzarla completamente nei rapporti esterni con svalutazioni che accompagnino il differenziale d’inflazione residuo, per esempio tra Stati Uniti e Unione Europea.
La prevedibile speculazione borsistico-valutaria può essere bloccata da adeguati vincoli; le esportazioni di capitali e le delocalizzazioni contrarie all’interesse nazionale possono essere contenute all’interno della UE dai vincoli valutario-doganali. Si potrà cos finalmente fondare la ricostituzione del sistema produttivo europeo sulla base della sua domanda interna, in regime di pareggio tendenziale dell’export-import.
La domanda interna può a sua volta essere finanziata in due modi:
sia stornando risorse dai ceti possidenti, verso le fasce medio-basse, con riforme a costo-zero quali la riforma fiscale progressiva e patrimoniale, o calmierando i canoni di locazione delle grandi proprietà immobiliari piuttosto che gli interessi bancari e i premi assicurativi; sia finanziando la spesa pubblica con bond collocati a tassi netti minori o uguali a zero presso le banche pubbliche.Perfino l’attuale trattato di Lisbona consente alla BCE di prestare allo 0,50%, esattamente come li presta a tutte le banche private dell’eurozona (è così che fanno regolarmente i tedeschi), o “alla giapponese”, ossia forzosamente e al medesimo tasso, presso le banche private che operano nei vari territori nazionali, quale prezzo della licenza bancaria. Ciò che pesa del debito pubblico, infatti, non è il suo valore assoluto, o il suo rapporto con il PIL, ma solo l’ammontare degli interessi annui netti e sempreché questi siano alti e protratti nel tempo. L’assurdo consiste oggi nel collocarli sui mercati finanziari, notoriamente speculativi. E’ la trappola dello spread. Per quanto concerne l’Italia basterebbe riportare in mano pubblica la Cassa Depositi e Prestiti, o creare un polo bancario pubblico in grado di ricevere il denaro al tasso praticato dalla BCE per le banche private e si otterrebbe un risparmio secco di 80 dei circa 90 miliardi € di soli interessi che vengono ogni anno regalati alla speculazione
E’ chiaro che abbandonare le tradizionali ricette liberiste in favore di queste ricette anti-liberiste, vuol dire fare l’interesse della stragrande maggioranza della popolazione. E’ chiaro che, se queste misure venissero adottate dai 17 della Unione Europea, si dovrà regolare al loro interno il pareggio tendenziale dell’import-export, che oggi registra uno sbilancio di circa 150 mld. € l’anno dai PIGS verso la Germania. Se i paesi dell’euronord non fossero d’accordo, le stesse misure possono essere adottate di comune intesa dai PIIGS, cui potrebbe e dovrebbe associarsi la Francia: per questa parte dell’Europa c’è la necessità di avere un euro “vero”, corrispondente ai loro interessi.
Nando Ioppolo
In Synthesis
How do we get out of is? Simply by immediately abandoning the option of triple deregulation (Stock markets, currency, and customs) adopted by the existing European treaties in compliance with the most obtuse and extreme liberalism.
In fact, this is the only way to launch Keynesian financial measure to support the internal markets by blocking at the source both the hemorrhaging of capital and internal and international speculation that always accompany any Keynesian turn.
It is possible to limit inflation with adequate moderating measures and even completely neutralize it in relation with devaluations that accompany the differential in residual inflation, for example between the Unites States and the European Union.
The predictable stock market-currency speculation can be blocked by appropriate constraints; capital exports and relocations that go against national interest can be contained within the EU by currency-custom constraints. Through this it will be possible to reconstitute the European productive system based on domestic demand, maintaining the balance between import/export.
The domestic demand can be financed in two ways:
By diverting resources from upper to the medium-low classes, with zero-cost reforms such as progressive and patrimonial tax reform, or moderating rent on large real-estate properties, or on interest and insurance rates; or by funding public spending with bonds, with net interests rates below or equal to zero, placed with public banks.
Even the current Treaty of Lisbon allows the ECB to provide loans at 0.50%, exactly as is done with all the private banks in the Euro Zone (This is what Germany regularly does), or “as the Japanese”, that is, forcibly and at the same interest rate with private banks that operate in the various national territories, as a return for their banking license. What weighs on public debt is not its absolute value, nor its relation with the PIL, but only the total amount of the annual net interest, provided that they are high and protracted in time. What is absurd is placing them on the financial markets, which are notoriously speculative. It’s the spread trap. As far as Italy is concerned, it would be sufficient to put the Cassa Depositi e Prestiti back in public hands, or the creation of a public banking pole that can receive money at the same rates offered to private banks by the ECB. This would result in a savings of approximately 80 billion of the 90 billion euro that every year is lost in speculation.
Clearly, abandoning traditional liberal recipes in favor of the anti-liberalist recipes would mean acting in the interest of the vast majority of the population. It is clear that, if these measures were to be adopted by the 17 members of the EU, the balance between import/export must be regulated internally, seeing as how of today there is imbalance of approximately 150 billion euro per year between PIGS and Germany. If the countries in “Euro-North” do not agree, the same measures can be put in place in accordance with PIGS (which France could and should join): This part of Europe needs to have a “real” Euro, which corresponds to their interests.
Nando Ioppolo