Lo starnuto salvifico … da Erissimaco a Massimo Gramellini
Uno starnuto ci salverà di MASSIMO GRAMELLINI
Se non siete frequentatori abituali del Simposio platonico, è probabile che non vi siate mai imbattuti nel nome di Erissimaco. E’ una lacuna grave, ma rimediabile. Erissimaco è un medico assai rinomato ad Atene. Non uno di quei bravi medici moderni che considerano l’organo malato un’isola che non ha rapporti con le altre parti del corpo. Erissimaco è un medico all’antica (il che non sorprende, trattandosi di un medico antico) ed è convinto che le varie parti del corpo siano collegate tra loro, che il corpo intero sia collegato con il creato e che a tenere insieme tutto quanto sia un’energia chiamata amore.
Nel banchetto a cui stiamo partecipando da settimane, dopo Fedro e Pausania toccherebbe ad Aristofane tessere l’elogio del dio Eros. Ma il commediografo ha un attacco di singhiozzo e così Erissimaco si offre di prenderne il posto, non prima di avergli prescritto una ricetta a tre stadi: trattenere il respiro, fare dei gargarismi con l’acqua e, alla peggio, solleticarsi il naso per provocare uno starnuto.
Mentre Aristofane va in apnea, il medico comincia a parlare. Vado letteralmente matto per il discorso di Erissimaco. Il mondo che racconta è un mondo che sento mio. Un mondo di opposti (benemale, caldo-freddo, grave-acuto) che l’uomo, con le sue arti, ha il compito di mettere d’accordo. La medicina, come la musica o l’astronomia, armonizza i contrari. Porta il freddo dove c’è il caldo e il caldo dove c’è il freddo, e da questo continuo scambio di umori nascono le supreme armonie. La conclusione di Erissimaco è di quelle che ti stendono, la prima volta che le ascolti: l’amore umano non è che un riflesso di quell’amore che è la struttura di tutta la realtà.
Vi rendete conto? Ogni volta che amiamo qualcosa o qualcuno è come se ci mettessimo in sintonia con tutta la natura, anzi con tutto l’universo, partecipando di quella comune pulsione all’armonia e al superamento dei contrasti in cui consiste l’incessante lavorio del creato. La malattia, l’uragano, la stonatura di uno strumento o il disinnamoramento di una persona sono fallimenti momentanei e rimontabili, almeno fino a un certo punto.
Trovo meravigliosa questa idea dell’innamorato come di un equilibrista che avanza fra venti opposti e smaniosi di abbatterlo, spinto a camminare sul filo da un desiderio irresistibile di pienezza. Talmente meravigliosa che Aristofane ha starnutito e, in un quadro di superiore armonia, gli è finalmente passato il singhiozzo.
Simposio
di Platone (IV secolo a.C.)
Discorso di Erissimaco
(Fonte: http://www.lastampa.it/2013/06/02/blogs/cuori-allo-specchio/)