Buon consiglio a Jorge Mario Bergoglio – “Lo stato pontificio vaticano deve essere soppresso!”
Al Romano Pontefice Jorge Mario Bergoglio
al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone
al Card. Angelo Bagnasco
Lo Stato Pontificio dev’essere soppresso
È infatti una entità politica, dotata di potere politico – di potere legislativo, esecutivo, giudiziario, come afferma la sua Costituzione (l’ultima del 2/02/2001); potere detenuto dal Papa, che “ne ha la pienezza”; un potere di tipo assoluto, come nella tradizione monarchica.
Nel vangelo la comunità ecclesiale, la «mia chiesa», è concepita sempre in alterità dal fatto politico.
Non solo in rapporto «ai regni della terra, al loro potere e alla loro gloria», che compaiono come forme del male (nell’episodio delle tentazioni, Lc 4, 5-7; Mt 4, 8-9) in quanto sedi di un potere d’uomo su uomo, potere espropriato al popolo, potere oppressivo o anche dispotico; potere ingiusto.
Di cui il Cristo parla sempre con distacco e sdegno: “I re delle nazioni le dominano, e quei che han potere su di loro sono chiamati benefattori” (titolo effettivamente assunto da diadochi e re, dove si fa palese l’ipocrisia del dispotismo, e l’ironia con cui la rievoca il Cristo); “sapete che quei che son ritenuti comandare sulle nazioni le tiranneggiano e i loro grandi vi esercitano un duro potere” (Lc 25; Mc 10, 42).
Cui oppone la condizione apostolica ed ecclesiale: “Non è così tra voi. Ma se qualcuno vorrà tra voi essere un grande, sarà vostro servo, e se vorrà tra voi essere primo, sarà schiavo di tutti” (Mc 10, 43-45 e parall.; Lc 22, 26-27). Con un rifiuto del potere fortissimo; fino ad escludere ogni forma di superiorità, di prestigio sociale, il signore, il maestro, il dirigente (kathêgêtês, sec. Mt 23, 10); ogni potere giuridico, morale, intellettuale, dottrinale.
Di fronte a Pilato egli non disconosce il potere politico, ma se ne distanzia, ” il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36): che è l’esclusione del potere politico dalla sua Chiesa.
La presenza di un potere secolare all’interno della comunità ecclesiale è totalmente estranea al progetto evangelico. Per la differenza dei fini: l’uno rivolto alla costruzione e promozione della società umana attraverso la convivenza e cooperazione retta dalla legge e dal suo vincolo coattivo; l’altro rivolto alla redenzione e santificazione dell’umanità attraverso la formazione di comunità fraterne intimamente solidali, amorose, nonviolente.
Il testo introduttivo della Costituzione tenta di giustificare l’esistenza di questo stato come «garanzia della libertà della Sede Apostolica e come mezzo per assicurare l’indipendenza reale e visibile del Romano Pontefice nell’esercizio della sua missione nel mondo». Ma questa libertà e indipendenza ha la sua autentica garanzia nella presenza del Cristo e dello Spirito. Nessun’altra garanzia è prevista.
Prof. Arrigo Colombo