Dal taccuino di viaggio di Caterina Regazzi: “Quante cose si imparano, in treno, da Castelfranco Emilia a Torino..”

18.05.2013 – Sono appena arrivata a Torino, da mia zia Itala, era un viaggio che da tempo sentivo il dovere di fare; ora sono circa a metà dell’opera.

Andare in treno per me è sempre una bella esperienza: sul treno, ma già alla stazione, c’è tutto un mondo, anzi, oggi poi, tanti mondi. E sedersi sul treno è po’ come diceva Tom Hanks nel film Forrest Gump: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

Sono arrivata in stazione ovviamente molto presto (diciamo sono arrivata in stazione a Castelfranco) per partire da lì alle 9.46. Prima sono rimasta seduta per un po’ su una panchina, da sola, poi sono andata a chiedere al bigliettaio delle informazioni sul viaggio di ritorno e tornata alla “mia” panchina l’ho trovata occupata per metà da una “ragazza”. Mi sono seduta vicino a lei, le ho guardato le scarpe e stavo per chiederle se erano comode. Non l’ho fatto però le ho chiesto se andava anche lei a Piacenza e, dopo la sua risposta affermativa, se sapeva se quel treno avrebbe proseguito per Torino.

Poco dopo, e dopo aver sviscerato l’argomento, è arrivato il treno, siamo salite ed io mi sono seduta vicino a lei, in senso opposto alla direzione di marcia del treno, lei vicina al finestrino ed io vicino al corridoio. Abbiamo iniziato a parlare del più e del meno, dopo un paio di fermate (a Parma) i nostri dirimpettai sono scesi, così lei si è spostata di fronte ed al suo posto, vicino al finestrino.

Ma di quello che c’era fuori ho visto ben poco, ero più presa dal guardare il suo bel viso espressivo ed ascoltare i suoi racconti di vita. Siciliana, due figli grandi, qualche anno in meno di me. Abbiamo parlato di tante cose: amore, amicizia, storie finite più o memo bene, amori in corso, dell’Emilia (e del nord più in generale), di come ci si trova una donna single che ci vive da 11 mesi, della Sicilia, di mafia, di Falcone, Borsellino, di Marsala, Palermo e delle palme. Le ho raccontato che avevo visitato tanti anni fa la Sicilia, con Trapani e Favignana e che di Palermo mi avevano colpito le palme, intorno al palazzo dei Normanni. Mi ha raccontato con smarrimento che molte di quelle bellissime palme siciliane sono morte, attaccate da un insetto denominato punteruolo rosso, una specie di coleottero, robustissimo e vorace che scava al loro interno per nutrirsi della linfa, fino ad ucciderle, ad esempio in un viale, una dopo l’altra. E dopo questo racconto che mi ha riempito di tristezza il treno ha raggiunto Alessandria, la sua meta. Ci siamo baciate ed abbracciate ripetutamente.

E’ stata una bella scoperta. Ci cercheremo ancora su internet…..

Adesso scrivo dalla casa della mia zia ove son giunta da qualche ora. Mi sento un po’ un’anima in pena. La vedo nel suo letto, molto dimagrita dall’ultima volta in cui l’ho incontrata, non sembra soffrire, sta con gli occhi chiusi ed ogni tanto si appisola ed anche io oggi pomeriggio mi sono addormentata sul letto con lei.. stanca del viaggio.

Quando mi sono svegliata ci ho messo un attimo per rendermi conto, con un po’ di angoscia, del luogo in cui sono. Lei è abbastanza lucida tanto che stasera ho visto il telegiornale sul suo televisore nuovo con decoder incorporato e poi le ho raccontato le notizie principali: la manifestazione della FIOM per il lavoro a cui il PD non ha preso parte, la sospensione del pagamento della prima rata dell’IMU sulla prima casa, la discussione in corso sulla riforma della legge elettorale ed il parere di un bravo costituzionalista, l’approvazione in Francia della legge sui matrimoni fra persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare bambini. E lei mi ha acoltato con interesse. Le ho detto che se ci saranno prossime elezioni dovrà far venire a casa quelli che raccolgono i voti delle persone impossibilitate a muoversi e lei ha detto che lo farà.

Nella casa di mia zia ci sono tante foto di persone che non ci sono più, tra cui suo marito Carlo ed i miei genitori. Non so, non mi fa un bell’effetto, penso che a Spilamberto toglierò di torno un po’ di foto di quel genere. La morte va accolta e accettata, ma circordiamoci di vita…. Finché c’é

Stamattina, 19 maggio 2013, mentre mi lavo il viso davanti allo specchio, ho notato che la pelle sotto al mio mento sta precipitando in basso! Subito non è che mi abbia fatto proprio piacere ma poi ho pensato che in fondo osservarmi e vedere che il mio corpo si trasforma può essere anche entusiasmante, come affacciarsi alla finestra e vedere ogni giorno un panorama un po’ diverso. Ora, nel primo pomeriggio, sono alla stazione aspettando il treno per il ritorno. Mi fanno scuola le donne “nere” che vedo, ecco, ne è appena passata una con un abito di tulle turchese lungo fino ai piedi, dritto, che lasciava completamente scoperte le spalle, la quale si porta dietro con grande scioltezza, e direi quasi orgoglio, i suoi ottanta chili circa!

Ecco, finalmente l’ultimo tratto: Piacenza – Castelfranco Emilia. Questi treni, tipo i vecchi locali (“regionali”), sono lenti, fanno molte fermate, ma almeno sono economici (20,50 euro da Torino a Castelfranco contro i 50 euro degli Intercity) e puntuali. A Piacenza però ho dovuto cambiare ed ero un po’ preoccupata perché fra un treno e l’altro ci sono solo 9 minuti di tempo. Ho chiesto ad una ragazza seduta vicina a me (dall’aria esperta) se c’era bisogno di correre e lei mi ha risposto di no, che bisogna prendere il sottopassaggio ed in due minuti si è subito sul nuovo treno.

Mentre io 5 minuti prima dell’arrivo a Piacenza sono già in mezzo al corridoio con il mio borsone pronto lei è rimasta tranquilla finché il treno si è fermato, poi è scesa con calma (ed io l’ho seguita). Finalmente sono qui seduta comodamente, tra circa un’ora sarò a Castelfranco e poco dopo… a Spilamberto.

Paolo, Magò e Panaro: sto arrivando!

Stasera mangeremo i dolcetti alla crema chantilly che mi ha regalato la zia; grazie zia e speriamo che non siano troppo schiacciati!

Caterina Regazzi

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