Viterbo – Marcella Buzzi scrive al Presidente della Regione Lazio Zingaretti: “All’ospedale di Belcolle si mangia male perché….”

Gentile Sig. Presidente Zingaretti – Regione Lazio

Le scrivo questa lettera, in rappresentanza di molti malati che sono ospiti, per ovvi motivi, nell’ospedale di Belcolle. Il problema che le vorrei esporre, sembrerebbe di poca importanza, ma mi creda, per chi si trova nella condizione di degente, è molto sentito. Da alcuni mesi, per effetto dei tagli alla sanità, è stata chiusa la cucina dell’ospedale, una cucina che era aperta da solo qualche anno, totalmente nuova, con tutti i parametri di legge e che funzionava in modo eccellente, composta da un personale altamente qualificato, cuochi, aiuto cuochi , e addetti alla cucina, formavano un gruppo veramente straordinario, veri professionisti dei fornelli, che hanno sempre cucinato e preparato cibi davvero buoni, e di altissima qualità.

Purtroppo però, dopo la chiusura dei locali, e dopo che parte del personale è stata licenziata su due piedi , la ditta appaltatrice, “società Innova di Pomezia”, ha preferito un metodo di risparmio molto curioso, preparando i pasti a Pomezia, “sede centrale”, e mandandoli a Viterbo.

Cibi preparati e precotti, molto scadenti sia come qualità, che sapore, ben lontano da quelli che erano preparati dai cuochi di Bel colle. Le pietanze che giungono dalla sede centrale sono davvero immangiabili. Pasti preparati da giorni, (e nell’ospedale Bel colle, solo riscaldati), non possono essere considerati soddisfacenti, né per i degenti, né per i familiari, che si vedono costretti, ha portare i vitti da casa, sempre se si è fortunati ad avere qualcuno a farlo.

Non pensi, che tutto questo accada solo perché i nostri cittadini Viterbesi, sono di gusti difficili, sfido chiunque a mangiare piatti già preparati da giorni, pietanze che quando vengono aperti, rilasciano olezzi tutt’altro che appetitosi. In questi mesi sono state tantissime le denunce e gli appelli fatti dai pazienti, dai famigliari, ed anche dallo stesso personale, che da novembre non riesce più a usufruire di una cucina decente, fin ora tutti gli appelli sono caduti nel vuoto.

Sembra proprio che questo problema non interessi proprio a nessuno. Per chi si trova in ospedale, lontano dalla propria casa, il momento del pranzo e della cena, diventano i due soli punti di riferimento, diventando quasi la sola cosa importante dell’intera degenza, un momento di normalità. Presidente, so che nei prossimi giorni giungerà a Viterbo per impegni elettorali, quindi approfitto di questo, per invitarla a far visita nell’ospedale, e rendersi conto dei grossi disagi, chiedere agli stessi ospiti, cosa pensano dei pasti offerti. Sono consapevole che la nostra regione vive momenti di grave crisi, ma possibile che i primi a pagare, devono essere sempre i più deboli?

La decisione di chiudere la cucina, a mio avviso è stata una scelta sbagliata e irresponsabile, poiché si sarebbero potute provare altre soluzioni, tutelando, il posto di lavoro di molte persone, e lasciando a Belcolle, un servizio unico e invidiato da tanti altri ospedali. Magari sarebbe bastato ridurre la scelta delle portate, francamente quattro primi, quattro secondi, quattro contorni, sono troppi, ridurli avrebbe fatto scendere il costo della spesa per l’acquisto delle materie prime, quindi un notevole risparmio, d’altronde, non si chiedeva certo una varietà infinita di cibi, è inutile avere su carta un menù di venti portate immangiabili, basterebbero anche una semplice pasta al ragù e una minestra decente.

In nome di tanti ammalati le chiedo di ascoltare quest’appello, e di esaminare la possibilità di riaprire i locali della nostra cucina, le saranno davvero grati tanti e tanti viterbesi, che in lei hanno avuto fiducia.

Riaprire la mensa a Belcolle significherebbe ridare lavoro a tante persone, significherebbe riportare un sorriso tra i pazienti, significa ripristinare un servizio dignitoso alla collettività.

Marcella Buzzi del Movimento di Opinione “Insieme per il territorio“

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