Gianni Donaudi e le troie di Battiato… la parola è “brutta” ma la sostanza non cambia

Ho seguito la vicenda di Franco Battiato e le polemiche da varie parti.

Certamente il suo termine “troie” è forse un po’ troppo vivace, almeno pronunciato in circuiti ufficiali (dove si viene subito accusati di linguaggio “farinacciano” o “leghista”). E da un punto di vista oggettivo, in conseguenza, controproducente.

Ma di là di ciò per quanto riguarda il Parlamento non cambia la sostanza. E si badi bene che con molta probabilità con tale appellativo Battiato NON si riferiva unicamente alla componente femminile del Parlamento, ma il Parlamento in generale.

Ora, che il Parlamento (maschile o femminile non importa) sia un gran
Puttanaio, è cosa risaputa da molto tempo e non solo di recente. Anche
quando esso aveva una verniciatura di serietà e rispettabilità rispetto ad oggi esso è sempre stato bersaglio di contestazioni trasversali.

Una vecchia canzone anarchica (ripresa nel dopoguerra anche da gruppi neofascisti clandestini, prima della costituzione del MSI) diceva testualmente: “…e sotto il parlamento metteremo/ la dinamite…” .

Nelle sue opere pre-rivoluzionarie, è vero che Ilich Wladimir Ulianov “Lenin” condanna l’estremismo (malattia infantile del comunismo), ma parla anche di Cretinismo Parlamentare.

Amadeo Bordiga, allontanato dal PCI dopo la svolta di Lyon, definisce la
Democrazia (e quindi il Parlamento), BORGHESE PER ANTONOMASIA.

Il filosofo britannico BERTRAND RUSSEL, vetero-radicale, pacifista
integrale e quindi non certo sospettabile di estremismo , di filo- comunismo o di autoritarismo in genere, scrive ” …si dice che i
Bolscevichi hanno distrutto la Duma Zarista: Ebbene, se questa
assomigliava al Parlamento Britannico, capisco le loro buone
ragioni..” (v. “TEORIA E PRATICA DEL BOLSCEVISMO – New Compton Ed.
Roma,1972 ) .

Quindi il Parlamento è sempre stato un emerito puttanaio pieno di comportamenti antropologici arruffoni, bizantini, contradditori, falsi, maneggioni. E da come si legge in Sir Russel non solo quello Italiota dei giorni nostri, ma persino l’austero e puritano parlamento inglese di un secolo fa.

FABRIZIO DE ANDRE’, infine nel suo long-play “Storia di un impiegato”
recita pressapoco così : “…C’è chi lo vide ridere di fronte al Parlamento / aspettando l’esplosione / provasse il suo talento…” .

A questo punto mi si chiederà che cosa propongo. Tranquilli non sto
teorizzando attentati, sparatorie o violenze in genere (la lotta armata ha fallito su tutti i versanti ed è stata spesso deviata e strumentalizzata dal Sistema stesso). No! Basterebbe che la gente non
si recasse più a votare. In tal caso si mangerebbero tra di loro.

Un’altra trovata ottima sarebbe mandarli tutti a casa con una misera
pensione da “picio” o “pirla” (mi sembra non arrivi a 300 E. al mese!)
e vedere di nascosto la faccia che farebbero.

Cordiali saluti,
Gianni Donaudi

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