Movimento 5 Stelle – “La rivoluzione non è un caffè solubile…” – L’analisi fredda di Stefano Davidson e la spiegazione calda di Vito Crimi

La rivoluzione non è un caffè istantaneo.

Un piccolo sunto del mio pensiero, per quanto possa contare e soprattutto interessare, sull’attuale situazione in Parlamento.
Ho l’impressione che la maggior parte della gente non si sia ancora resa conto di quanto fino ad ora è successo, ma soprattutto di quanto NON è successo.

Cominciamo dal principio: fino alle nomine dei “saggi” da parte di Napolitano, a prescindere dai commenti dei “trolls” (che ormai impazzano sui social network) e delle parole dei Piddini convinti (ma convinti di che? Del Partito, che prima si appecorona alle decisioni di Monti e approva tutto quel che questo emerito “distruttore” propone, poi “morto” questo si ri-appecorona alle decisioni di Napolitano? Di Bersani e della sua figura non tanto da statista quanto di m…? Di Letta con il suo immobilismo e servilismo?), il Movimento 5 Stelle è stato l’unico a FARE qualcosa di concreto, per quanto fosse nelle sue possibilità in determinate condizioni parlamentari. Ha inchiodato il Pdl dando il proprio del sì all’ineleggibilità e a un’eventuale richiesta d’arresto di Berlusconi (obbligando così anche il Pd ad allinearsi).

Ha inchiodato pure il Pd costringendolo a sostituire obtorto collo i propri candidati pronti per le Camere con le due cosiddette foglie di fico Boldrini e Grasso (sui quali curricula non innesco polemiche, perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, vi basta fare un po’ di ricerche relative ai rapporti con la NATO da parte dell’una, e degli strani rapporti col Governo Berlusconi, i concorsi e il giudice Caselli per l’altro). Sempre il M5S ha messo i due neoeletti alla seconda e alla terza carica dello Stato nella condizione di doversi tagliare gli emolumenti e le agevolazioni, considerato che il M5S lo aveva già fatto da mò. Poi mantenendo l’unica linea possibile, quella dichiarata da mesi in campagna elettorale il M5S ha rifiutato qualsiasi alleanza con la vecchia politica e, nonostante Bersani continuasse in maniera quasi imbarazzante a pietire per un “accordino”, lo ha bruciato, anzi “congelato”, fino alla pessima performance in diretta streaming e al conseguente ritorno al Colle (cosa che peraltro qualunque altro politico vero, avrebbe fatto già da giorni senza cercare come un invasato che si compiesse “il miracolo”) dove ha trovato pronto appunto il “freezer”.

Ma non basta perché nel frattempo, sempre il M5S ha cominciato a picchiare forte e cominciare a far vacillare altri due capisaldi della vecchia politica (e soprattutto ancora del PD) ovvero la questione dei rimborsi elettorali e del Tav.

La gente però queste cose non le ha considerate, così come non ha considerato che sempre il M5S ha già approntato una proposta di tagli per 42 milioni di euro l’anno, sugli stipendi e le indennità dei deputati che domani (Martedì 2 Aprile) verrà presentata all’ufficio di presidenza della Camera attraverso il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e i segretari Claudia Mannino e Riccardo Fraccaro. In questo modo si comincerà ad avere la cifra delle intenzioni di chi vuole cambiare le cose davvero o chi fa solo finta. Già perché nel corso dell’ultimo ufficio di presidenza la Boldrini ha però rifiutato la proposta del M5S di eliminare il parco di auto blu della Camera e, o perbacco!, ha permesso si costituisse un nuovo gruppo parlamentare, senza che tra l’altro ne ricorressero i requisiti, determinando a carico dei cittadini una nuova e maggiore spesa per circa 400 mila euro l’anno!

Poi è saltato fuori Napolitano con l’idea di stampo Belga dei 10 saggi (mah!), chissà perché poi tra questi si è guardato bene di nominare figure magari un po’ al di sopra tipo Settis o Zagrebelsky e soprattutto chissà perché non ha inserito nemmeno una donna, no woman no cry!
Eppure il segnale elettorale era stato forte, quote “rosa” dappertutto.
Può darsi che il “nirvana” sensoriale in cui il Presidente giace da un pezzo gli abbia impedito di ricordarsi che esistono almeno due sessi (istituzionalmente!).

Lo stesso Napolitano ha comunque ricordato che questi “soggetti” da lui nominati hanno un incarico “esplorativo” (aridanghe!) e comunque limitato nel tempo, e soprattutto ricordo io possono essere sfiduciati dal Parlamento insieme a Monti (che rimane sì al Governo ma con meri compiti di normale amministrazione, quindi salvo che non faccia “porcate” sottobanco, altro non dovrebbe essere che un “travet” agli ordini del Parlamento e non viceversa come è successo fino a Dicembre).

Bene praticamente tutti, dai soliti PD e PdL, ai “media” che agli stessi si sono appecoronati ed agganciati come remore da tempo immemore, hanno cominciato ad inveire contro il M5S, la sua immobilità all’interno del Parlamento, hanno cominciato a sobillare le masse (gran brutta cosa far parte di una “massa”, che come scrissi tanto tempo fa altro non è che l’anelito incosciente di logiche altrui, ricordo integrato nel costume comune di parole scontate. Abitudine in prestito, coscienza variabile, morale superflua. Per sempre vive e sarà!) dicendo che di tutte le promesse fatte in campagna elettorale il M5S non ne stava mantenendo nemmeno una e che anzi, ora era d’accordo per un Monti-bis.

Ora io posso capire il “minus habens” che si beve tutto perché ha soli due neuroni che girano in uno spazio in cui regna il vuoto pneumatico, ma le persone di normale Q.I, quelli che magari ragionano con la propria testa come fanno a farsi ipnotizzare e condizionare da simili assurdità?
È vero che più grossa la spari più la gente ci crede (Berlusconi docet) ma fino a questo punto non credevo proprio.

Allora ricapitolando: Bersani (senza alcuna ragione effettivamente valida, salvo il volerselo togliere dagli zebedei) è stato incaricato, ma con “conditio”, di sondare se potesse avere i numeri per formare un governo. Bene, se lo chiedevano a chiunque tutti avrebbero risposto dopo 5 minuti “Non li ha!”, perché era palese e soprattutto perché l’aritmetica (perché le somme questo sono) non è un opinione, GAL o non GAL. Lui però, lo statista di Bettola, ha girato invece intorno al tavolo con il boccino in mano per 8 giorni. Ovviamente in quel mentre l’attività parlamentare era pressoché bloccata (anche per il M5S che però intanto implorava per la costituzione delle Commissioni).

Poi il boccino è tornato a Napolitano che ha deciso per questa decisione “saggi”, che non si sa se sia stata una saggia decisione. Ricordo ai più che il nostro Presidente della Repubblica è l’uomo del Council of Foreign Relation degli USA in Italia da 35 anni, e nonostante là siano cambiati sei Presidenti, da Carter a Reagan, da Bush padre a Clinton, da Bush figlio a Obama, cioè 3 repubblicani e 3 democratici, lui è rimasto sempre lì. Basta fare 2+2 e si capisce anche che qualcuno magari un consigliuccio “potrebbe” averglielo dato. A parte questo e tralasciando la frase dell’Ambasciatore U.S.A. David Thorne in un liceo di Roma (1), comunque sia le attività Parlamentari continuavano a star ferme con le 4 frecce.

Quindi ora la domanda?

Cosa potevano o dovevano fare di più i rappresentanti del M5S di quello che faticosamente sono riusciti a fare appena eletti?

Che nessuno venga a dire “alleanze con Tizio o Caio” perché allora vuol dire che non ha capito nulla del Movimento, e questo diventa GRAVISSIMO se lo ha votato, perché votare senza capire è quello che ha fatto la maggioranza degli italiani per 60 anni, ed è quello che ci ha portati allo stato, anzi allo Stato attuale.

Credo che nessuno del M5S voglia voti di chi non capisce ma si adegua (come faceva il buon Ferrini a “Quelli della Notte” di Arboriana memoria), credo che vogliano i voti di chi vuole davvero cambiare lo status quo, DEFINITIVAMENTE, non solo per una legislatura, e poi magari consentire il rientro del Circo che ci ha governati sin’ora e di tutta la sua corte dei miracoli.

Martedì 2 Aprile si riaprono “i giochi”, osserviamo quel che succederà, ma facciamolo usando le nostre teste, il nostro buonsenso, la nostra capacità di connettere un fatto ad un altro, e senza usare pensieri preconfezionati, magari scongelati, o predigeriti da altri, chiunque essi siano, me compreso.

Per concludere voglio dire che io credo fermamente che aver avuto 60 anni di pazienza nei confronti di classi politiche abominevoli senza mai ribellarsi sul serio, e poi non dare a un Movimento neonato neppure un paio di mesi di tempo per cominciare ad ambientarsi e ad essere quel che ha promesso di essere sia segno di assoluta mancanza di buonsenso.

Stefano Davidson

(1) “Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il MoVimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento” ”Tocca a voi ora agire per vostro Paese, un Paese importantissimo nel mondo. So che ci sono problemi e sfide in questo momento, problemi con la meritocrazia, ma voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento. Spero che molti di voi daranno un contributo positivo in questo senso per il vostro Paese”

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E sentiamo cosa ha da dire Vito Crimi:

Se la coerenza (che molti spacciano per presunzione) è una colpa, ebbene sì, abbiamo questa colpa “essere stati coerenti”. Ma sia chiaro che siamo pronti a farlo ancora e poi ancora. Ciò che non condividiamo è il pensiero di chi individua l’errore nel non aver ‘fatto un nome’.
Molti, ancora oggi, ci chiedono perché non abbiamo fatto un nome. Ed ogni volta ci ritroviamo a rispondere: perché avremmo dovuto fare un nome?

Mai ci è stata richiesta – da chi istituzionalmente avrebbe potuto farlo – un’eventuale proposta. La circostanza pareva destare interesse la sola stampa, tuttavia più per mera curiosità giornalistica (gossip), che per una reale prospettiva politica.

Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbiamo ribadito la serietà delle istanze del Movimento 5 Stelle, e la nostra intenzione di proporre una rosa di nomi altrettanto autorevole ed importante, tale da renderne scontata l’approvazione in sede parlamentare tramite voto di fiducia. Si sarebbe trattato di personalità di alto profilo professionale, nonché di marcata e riconosciuta distanza dal mondo politico e da incarichi istituzionali che potessero suggerirne una contiguità.

La risposta è stata il silenzio.

Personalmente ho osato ancora di più, chiedendo al Presidente di allontanarsi dall’orizzonte politico, di cercare altrove, fuori della realtà dei partiti, ovvero laddove oggi chiedono si rivolga il suo sguardo quanti nelle elezioni appena trascorse, tra voti al M5S e astenuti, hanno voluto comunicare la loro insofferenza nei confronti della classe politica. La soluzione migliore era pertanto un governo fuori dalla politica.
Come ho in precedenza scritto nel mio resoconto, il Presidente ci ha manifestato la sua propensione a non promuovere un’esperienza con individualità e virtù estranee al palcoscenico politico (portando a tal proposito come esempio il governo Monti, ma non era quello il modello che intendevo ahimè, e comunque ritenendo non ripetibile quella esperienza) e a seguito di elezioni politiche avrebbe potuto vedere la luce solo un governo politico.

Cosa avremmo potuto dire di più? Niente.

La posizione del Presidente era chiara ed esplicita: nessun governo fuori dal mondo politico. A che pro fare nomi?

Nemmeno Pierluigi Bersani, nelle occasioni d’incontro e nei colloqui che ci hanno visto partecipi, ma neanche all’esterno, ha mai palesato la volontà di coinvolgere persone avulse dalla politica, volgendo anzi lo sguardo a persone a lui vicine e ponendosi sempre in veste di Premier, senza alcuna alternativa.

Potevamo noi fidarci? No. Troppe volte abbiamo riposto fiducia incondizionata, troppe volte abbiamo demandato, troppe volte abbiamo lasciato correre, nella speranza che ci fosse una prossima volta per rimediare.

A quanti oggi sostengono che avremmo dovuto offrire una possibilità a Bersani e al PD, chiedo: quante possibilità gli sono state concesse in questi ultimi anni? Quante occasioni hanno avuto per mantenere promesse che sistematicamente venivano disattese? Quando si sono degnati di abbandonare il ruolo di ‘stampella’ di Berlusconi, per indossare finalmente le vesti di una reale forza di opposizione, che potesse aspirare un giorno ad un ruolo di governo per risollevare le sorti del Paese? Perché questa doveva essere la volta buona? Cosa è cambiato?
Abbiamo dinnanzi gli stessi interlocutori di sempre, e da questi provengono ancora le medesime parole e illusioni che da decenni ci propinano, senza averne mai portata a realizzazione alcuna. A tal proposito, abbiamo prodotto un elenco di motivi per i quali non avremmo mai potuto fidarci: l’iniziativa, partita inizialmente quasi per gioco, si è rivelata essere un’inesauribile fonte di ragioni e argomenti.

Dopo aver preso atto, dunque, che mai si sarebbe presa in considerazione l’ipotesi di personaggi estranei all’universo politico ed in particolare di Bersani, abbiamo ritenuto uno spreco di energie l’avanzamento di eventuali proposte: qualunque personalità avessimo suggerito sarebbe servita soltanto a sfamare gli ingordi trangugiatori di gossip, e a fomentare la speculazione giornalistica che da tempo adombra la nostra attività parlamentare.

E se facendo un nome Bersani ci avesse dato il placet? Cosa avrebbe significato? Che avremmo avuto il contentino, un nome, e poi il governo voluto da Bersani e dal PD al quale avremmo dovuto dare la fiducia…. No nessuna fiducia al PD il messaggio è chiaro.
Tanto valeva a quel punto trovare un accordo e dividersi i ministeri… ecco quello significava fare dei nomi a chi aveva come unico interesse formare il “SUO” governo e ottenere la “NOSTRA” fiducia.

Qual è invece il senso – il non senso, anzi – dell’iniziativa del Presidente? Anche se inizialmente poteva indurre l’impressione di una svolta verso la detronizzazione della casta politica, la scelta di Napolitano non è altro che un’ulteriore conferma della cecità che ha colpito la classe politica: ancora non ha compreso il risultato di queste elezioni.
La logica partitica si riscontra oggi nei gruppi ristretti indicati dal Presidente, che di ‘saggio’ hanno ben poco, e di politico hanno tanto. Altro non sono che la perfetta sintesi della realtà di partito che non vuole saperne di liberarci della sua presenza, ed alla quale gli elettori, con il voto di febbraio, hanno già detto addio.

Questa scelta dimostra che il sentimento degli elettori è ben lungi dall’essere compreso, e rende ancor più chiara la volontà della classe politica a proseguire nel solco della casta, riproponendo Violante, colui che nel 2003 svelò senza vergogna né pudore l’inciucio con Berlusconi, ed ancora oggi gode degli assurdi privilegi riservati agli ex Presidenti delle Camere.

È evidente che non hanno capito – o non vogliono capire – la lezione. Come potremmo fidarci, dunque, di tali individui?

Non è vero, inoltre, che la scelta ci soddisfi: non ci é mai piaciuta alcuna soluzione che estromettesse il luogo istituzionalmente previsto per la formazione delle leggi, ovvero il Parlamento.

Come si evince dalla mia precedente nota, l’unico aspetto cui con piacere abbiamo dato risalto è la condivisione, da parte di Napolitano, delle ragioni che da mesi sosteniamo (ricevendo in risposta sberleffi e critiche di presunti e sedicenti esperti costituzionalisti): un esecutivo c’è sempre, ed è inoltre possibile andare avanti con un governo abilitato a gestire i soli affari ordinari, subordinato all’approvazione del Parlamento per la promulgazione di atti d’urgenza.

Una condizione, quest’ultima, che restituisce centralità al Parlamento, purché questo inizi a lavorare a pieno regime e non a regime ridotto, delegando, come oggi avviene, ad una sola commissione speciale la trattazione degli affari sopra detti.

Forse poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima, e cioè di affidare il governo a Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi al Parlamento e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell’attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio.

Il Movimento 5 Stelle è stato l’unico ad invocare a gran voce l’immediata ripresa delle attività in Parlamento.
In risposta abbiamo solo ricevuto insulti, venendo tacciati di incompetenza e di incapacità nel comprendere il complicato mondo della politica.

Noi comprendiamo solo la forte necessità del Paese di disporre di provvedimenti urgenti. I politici – all’unanimità – hanno ritardato la partenza dei lavori parlamentari per subordinarli ad accordi politici, per soddisfare la fame di poltrone con le presidenze delle Commissioni, che si traducono in uffici, risorse economiche ed umane, e nel potere di decidere cosa inserire – e non inserire – negli ordini del giorno e nel calendario.

A queste condizioni, non ci stiamo. I nostri elettori non ci hanno votato per adeguarci al sistema, ma per scardinarlo, per aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno.

E adesso, cosa accadrà? In tanti ce lo chiedono.

Adesso il Parlamento lavora.

La settimana prossima presenteremo i nostri disegni di legge, e avremo l’occasione, a distanza di sei anni, di rispolverare la legge d’iniziativa popolare ‘Parlamento Pulito’, sottoscritta da 350 mila cittadini, per chiederne il voto in aula.

Finalmente, i nostri ‘colleghi’ in Parlamento dovranno rendere conto ai cittadini che nel 2007 li chiamavano ad esprimersi su di una legge che prevedeva il ripristino della preferenza. Vedremo se gli auspici e le promesse diffuse ai quattro venti in campagna elettorale dai partiti troveranno riscontro nella votazione in Parlamento, o se rimarranno solo parole.

Proporremo inoltre il reddito di cittadinanza, l’abolizione dell’Irap e altre iniziative legislative direttamente in Parlamento.

Il nostro lavoro legislativo sarà complesso, sarà frutto di lavoro di squadra e non iniziativa personale di ogni singolo parlamentare e ci porterà a proporre una proposta organica e completa per ogni tema.
Ma sappiate che le proposte potranno essere esaminate solo se partiranno le Commissioni permanenti.

Se davvero è urgente fare qualcosa per il Paese ci aspettiamo un’ampia condivisione di tali istanze.

‘Presto’ e ‘subito’ paiono essere le parole d’ordine che ci accomunano tutti: e allora sia, muoviamoci!

……………………

Commento di Giorgio Vitali: “La storia ci insegna che “sempre” chi detiene il potere lo esercita innanzitutto imponendo nei sottoposti (psicologicamente più che razionalmente) IDEE PRECOSTRUITE E SOPRATTUTTO CRISTALLIZZATE. PIETRIFICATE. Dalle quali NON è facile liberarsi proprio perché generatrici di IMMAGINI FISSE. (Ruolo dell’inferno e del purgatorio nel “populismo cristiano”….tra l’altro la visione orrifica dell’inferno, espressa a piene mani nell’iconografia religiosa con affreschi delle chiese e bassorilievi sulle mura delle cattedrali,  è servita e serve tuttora a terrorizzare le folle e ad indurle ad obbedire fedelmente ai preti…. nonché a pagare congrue cifre per farsi ridurre gli anni di pena Ricordo ce il sant’uomo di questo “povero papa” ha elargito con doviziosa generosità nientemeno che l’INDULGENZA PLENARIA AI GUARDONI (a quelli che hanno guardato in TV la sua apparizione sul sacro balcone… manco fosse la Madonna!). NOI CHE SIAMO SEMPRE STATI CONTRO QUESTO INFERNALE SISTEMA GUARDIAMO CON CURIOSITà E SPERANZA al movimento 5 stelle proprio perché ne condividiamo LA COERENZA. INFATTI, NON SI PUO’ AFFERMARE UN PRINCIPIO, NON SI PUò CHIEDERE L’ATTUAZIONE di alcune necessarie riforme di tante leggi antipopolari e giugulatorie della vita di singoli e delle famiglie, senza chiedere contemporaneamente TUTTO QUANTO CONCORRE a rendere praticabili quelle riforme. QUESTA è LA VERA RIVOLUZIONE”

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