40 giorni dopo la pioggia di Fukushima – Memoria del 30 aprile 2011, la lunga notte in cui morì la libertà
Il vecchio dosimetro PDA-2 canadese della Technical Associated di Canoga Park, comprato nel 1991, e adesso posto vicino alla finestra della mia vecchia cucina, indicava un conteggio di radioattività sempre più alto: la pioggia di Fukushima riaccendeva di nuovo, dopo tanti anni, il vecchio processore di Analisi-Dati del mio vecchio dosimetro canadese, che avevo comprato vent’anni prima, mentre mi preparavo, dopo la laurea, a cinque duri anni di specializzazione in Medina Nucleare a Milano.
Adesso, il vecchio PDA-2, ormai starato dagli anni e dall’incuria, rendeva
del tutto inattendibili i valori di radiazioni gamma che stava captando da
oltre i vetri della cucina: troppo alti per essere normali.
Nè la televisione, nè i giornali, nè la radio affermavano livelli di fallout pericolosi per la salute, nè erano state prese misure precauzionali
a tutela della salute pubblica, e in particolare dei bambini e delle donne
in gravidanza, con l’ovvia restrizione sulla vendita di frutta e verdura a
foglia larga, e soprattutto sul latte di mucca: il più potente concentratore di isotopi radioattivi esistente in natura..
Questa volta, a differenza del 1986, tutto sembrava normale….
E quindi, verosimilmente, non dovevo preoccuparmi: il PDA-2 canadese era sicuramente starato.
Era la notte del 30 aprile: quaranta giorni giorni dopo la prima pioggia
radioattiva che, nel pomeriggio di lunedì 19 marzo, era arrivata anche su
Trieste, dando al cielo pomeridiano quello strano aspetto “blu-cobalto” che non avevo più visto dai tempi di Chernobyl del 1986.
E quella notte era di nuovo arrivata la pioggia.
E il dosimetro canadese era di nuovo salito di conteggio.
Ma non era per la pioggia di Fukushima che mi ero alzato, quella notte.
Guardai il telefono: era l’ultima notte di DODICI anni di Speranza che
stavano morendo, al tichettio della pioggia sempre più insistente e più
radioattiva oltre i vetri della finestra della mia vecchia cucina…
Presi in mano il vecchio PDA-2 e azzerai l’assurdo conteggio che il DISPLAY ancora indicava e, mentre lo spegnevo, mi sopravvenne un antico ricordo, sepolto negli anni che erano stati, poiché gli avvenimenti che si erano succeduti erano stati comunque legati, in qualche modo, a quel vecchio dosimetro…
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Milano.
Fredda mattina di fine marzo del 1992.
Linea VERDE della metropolitana Romolo-Gobba.
La folla di passeggeri che, come sempre, scende in massa a Piola, liberando così finalmente il vagone. Per questo mi piaceva la fermata di Piola….
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Giuseppe Nacci