PD – Il partito nuovo e le candidature anomale fuori sede
Leggo sulla stampa che Rosy Bindi, toscana, viene candidata in Calabria,
che la Finocchiaro, siciliana, viene candidata a Taranto,
che Enrico Letta, pisano, viene candidato ad Ancona;
Bersani poi si sdoppia tra Lombardia e Lazio, lui che è emiliano.
Davvero un grazioso balletto elettorale.
Queste candidature di notabili che vengono tranquillamente disseminate per l’Italia
forse perché si pensa che le persone più note attraggano più voti,
contrastano col principio di rappresentanza e con la volontà popolare espressa nelle elezioni primarie, e costituiscono un abuso che si ripete da lunga data.
La rappresentanza dev’essere reale, deve cioè corrispondere ad un territorio e ad un elettorato preciso, che il candidato – e poi l‘eletto – conosce a fondo nel suo tessuto sociale, economico, culturale, etico-politico. Col quale si rapporta, di cui assume i bisogni, i desideri, le decisioni,
attraverso un colloquio e scambio continuo; per portarli poi a livello nazionale amalgamandoli con la più ampia dinamica della nazione, e però corrispondendo ad essi.
Anche quel 10% di candidati che il partito si riserva, una lista chiusa e intoccabile,
contrasta col principio di rappresentanza. Chi mai rappresentano quei tali?
forse la partitocrazia, il potere insindacabile del partito.
Leggiamo anche di candidati inquisiti, condannati, andati in prescrizione, che il PD presenta o ripresenta. E che lo inquinano, lo squalificano; perché affida la legge a coloro che la legge hanno calpestato. Quale fiducia può avere in loro la gente? in queste persone indegne che il PD mette sul piedistallo di eletti del popolo.
Dov’è il partito diverso e nuovo, il partito della rettitudine e della giustizia che tutti si aspettano?
Prof. Arrigo Colombo