Teodoro Margarita: “Storie di vita quotidiana bioregionale, conoscendo animali e piante, la vita e la morte…”
I miei amici mi hanno sempre riferito della presenza di caprioli nella loro frazione, il piccolo borgo cinquecentesco che stanno riabitando, Me ne hanno parlato anche lamentandosi dei danni che i caprioli arrecano alle coltivazioni. Essi saltano i recinti e negli orti divorano di tutto, sono un flagello per la piccola agricoltura. I cinghiali condividono con questi ungulati la stessa scarsa stima da parte di chi coltiva, specie per l’autoproduzione, come i miei amici.
Questo pomeriggio, Alice e Jape mi hanno invitato a imbustare e selezionare sementi. Noi facciamo parte dello stesso sodalizio, Civiltà Contadina, e condividiamo momenti associativi formali e molto altro come una allegra e partecipe amicizia.
Di buon grado ho accettato l’invito e con la mia bottiglia di buona birra di prammatica mi sono incamminato alla volta di Fraino.
Qui già c’era Pierluigi arrivato da Milano a dare una mano, un simpatico ragazzo, laureato in agraria e desideroso di conoscere le realtà più attive nel campo della salvaguardia reale, non torica, della biodiversità rurale.
Così, dopo un bel pranzetto cucinato da alice, mentre i bimbi giocavano fuori, complice un bel sole, abbiamo dato inizio all’opera.
Io ho portato con me dei buoni semi di mais “scaiola” ed abbiamo catalogato e imbustato anche quello. Il lavoro tra una chiacchiera e l’altra, procedeva bene. Abbiamo anche parlato delle macchie solari particolarmente attive questo periodo, il sole è più che mai ruggente, la sua attività è al picco massimo, quest’anno e tra di noi parecchi queste notti non hanno potuto chiudere occhio.
Io ho narrato il sogno, tra gli altri, molto vivido, di questa notte: ci trovavamo esattamente in una situazione come quella, reale, che stavamo vivendo, ovvero eravamo alle prese con semi e pannocchie pacchetti e bustine… solamente, nel mio sogno, tutto questo era destinato, pensa un pò, ad uno scambio di semi di un’altro pianeta, io ed alice avremmo dovuto imbarcarci su una astronave e trent’anni la sola durata del viaggio d’andata, un anno la permanenza prevista ed il ritorno… boh, nel mio sogno non si faceva cenno di ritorno.
Un sogno da seedsaver davvero intraprendente e fiducioso oppure un incubo, io, ed anche alice, qui abbiamo dei figli, 30 anni di viaggio e non saper nulla del ritorno, direi che come incubo sia abbastanza riuscito.
Cosa è successo, nel pomeriggio inoltrato?
Un capriolo morente, i bambini son venuti ad allarmarci, trafelati: un capriolo è venuto amorire proprio davanti casa.
Siamo usciti di corsa, i bambini giurano che il capriolo, un giovane esemplare, muovesse ancora gli occhi, quando lo hanno scorto.
Noi l’abbiam trovato morto, le zampe ritte in fuori, pieno di graffi e lacerazioni pesanti su tutto il corpo.
Vittima di altri animali? Finito in una trappola?
Non lo saprei dire, io di caprioli ne avevo già visti in cattività o da lontano dei branchi, uno morto, davanti ad una casa, sia pure in campagna, non mi era mai capitato.
Mi son venuti in mente i sogni, le macchie solari, i ragionamenti che facevamo sulla nuova era, speriamo migliore, che dovrebbe aprirsi: questo capriolo morto a me è sembrato più un presagio negativo.
Perché e venuto a morire qui? Ce lo ha portato un bracconiere? Come mai?
Ne scrivo e rivedo la sua figura, un capriolo è una bestia graziosa, un animale davvero bello.
Gli occhi, il muso, le orecchie, si tratta di un animale caro alla fantasia dei ragazzi e giustamente il mito di Bambi è ancora vivo.
Questa morte mi ha sorpreso ed addolorato, ci ha scosso tutti.
Non potevo ignorarla e passarla in silenzio. In questa convulsa fine d’anno, una riflessione su questa morte muta, questa presenza selvatica e sul suo dolore, si pone. Chiudo idealmente gli occhi a quell’essere vivente. Possa brucare in pace, ove non vi siano più trappole né lacci, ove non vi siano più insidie.
Possa, questo capriolo, balzare felice, ancora ed ancora nel cerchio delle stagioni che ritornano.
Teodoro Margarita